Aprile 2007 - Volume X - numero 4
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Appunti di Terapia
Inserzione
precoce e tardiva dei tubini timpanostomici: effetto a distanza di
molti anni
Membro
della Commissione Nazionale Vaccini
Indirizzo
per corrispondenza: bartolozzi@unifi.it
Durante
gli ultimi 40 anni, i ricercatori hanno concluso che la perdita
trasmissiva di udito, successiva all'otite media con versamento,
può condurre alla lunga alla compromissione dello sviluppo
cognitivo dei bambini. Per prevenire o ridurre queste conseguenze, le
linee guida ufficiali hanno fino a poco tempo fa raccomandato che i
bambini con otite media con versamento per 3 o 4 mesi vanno
sottoposti a miringotomia con inserzione di tubi timpanostomici, allo
scopo di allontanare il versamento e restaurare la normale acutezza
auditiva.
Dal 1991
Paradise, un famoso pediatra otorino dell'Università di
Pittsburg, ben conosciuto anche in Italia, non convinto di questo
comportamento, ha iniziato una ricerca su questo argomento. In
precedenti pubblicazioni egli ha dimostrato che non esiste differenza
a distanza di anni fra un'inserzione precoce e una tardiva del
tubino timpanostomico e che a 3, 4 o 6 anni di età non sono
visibili effetti favorevoli sia sul miglioramento cognitivo, che sul
linguaggio, sulla parola e sullo sviluppo psico-sociale, dati da
un'inserzione precoce. Ugualmente a 4-6 anni l'intervento non
aveva alcun effetto sulla loro memoria fonologica e sulla loro
abilità nei processi auditivi all'età di 6 anni.
Restava, tuttavia, ancora da definire se alcuni aspetti dello
sviluppo, che non potevano essere definiti a 6 anni, potevano
manifestarsi con l'aumentare dell'età, specialmente il
saper leggere e scrivere, l'attenzione e il rendimento accademico.
Per
rispondere a tutti questi interrogativi sono stati studiati bambini
in età da 9 a 11 anni, che erano stati sottoposti, prima del
compimento dei 3 anni, all'inserzione di un tubino timpanostomico
(Paradise JL, Feldman HM, Campbell HE, et al. Tympanostomy
tubes and developmental outcome at 9 to 11 anni of age. N Engl J
Med 2007;365:248-61).
In questo
studio sono stati arruolati 6.350, immediatamente dopo la nascita, e
sono stati valutati regolarmente, con un numero elevato di prove, per
quanto riguarda il versamento nell'orecchio medio (OME). Prima dei
3 anni di età, 429 bambini con un versamento persistente
vennero sottoposti all'inserzione del tubino timpanostomico
precocemente o quando il versamento era persistito per più di
9 mesi. 391 (195 appartenevano al gruppo precoce e 196 al gruppo
tardivo) di questi bambini (alcuni abitanti in grandi città,
altri in piccole città o in campagna, altri infine in aree
suburbane), all'età di 9-11 anni sono stati valutati,
attraverso 12 prove diverse:
- Il saper leggere e scrivere
- L'attenzione
- I rendimenti sociali
- Il raggiungimento del livello scolastico
Alcuni di
loro avevano un versamento bilaterale (continuo o intermittente) e
altri un versamento unilaterale (persistente o intermittente).
Vennero assegnati al gruppo “inserzione precoce” quelli nei quali
il tubino fu inserito immediatamente, mentre vennero assegnati al
gruppo “tardivo” quelli che ricevettero il tubino dopo 6 mesi in
caso di OME bilaterale o dopo 9 mesi in caso di OME unilaterale.
Le medie
(con le ± deviazioni standard ) di 48 misurazioni non
differirono significativamente in quelli che erano stati sottoposti
precocemente all'inserzione dei tubini timpanostomici in confronto
a quelli in cui l'inserzione era stata ritardata.
Sulla
base di questi risultati si concluse che l'inserzione precoce del
tubino timpanostomico, nei bambini con OME persistente, non migliora
i livelli di sviluppo a 9-11 anni di età, in confronto
all'inserzione tardiva, dopo 6-9 mesi di OME. Sulla base dei
risultati ottenuti quindi l'attesa per almeno 6 mesi quando il
versamento è bilaterale e di almeno 9 mesi quando è
unilaterale, rappresenta l'opzione terapeutica da preferire. Tale
trattamento conservativo viene raccomandato nelle recenti linee guida
sul trattamento dell'otite (Pediatrics 2004;113:1412-29),
anche prima di conoscere i risultati, riportati nella presente
pubblicazione.
Gli
Autori sottolineano che questi risultati non possono essere
generalizzati a bambini che non sia sani per altre condizioni
patologiche o che presentino condizioni disabilitanti, come la
perdita di udito sensoriale (cioè non trasmissiva) o sindrome
di Down, o che presentino versamenti di durata superiore a quella
precedentemente ricordata (6-9 mesi) o infine bambini nei quali il
versamento sia accompagnato da gradi estremi di perdita di udito.
Considerazioni
personali
Il
pediatra di famiglia è il primo attore sulla scena dell'otite
media, sia quando essa si presenta in forma acuta, che quando si
manifesta come otite con versamento. È lui che conosce il
bambino e la famiglia, che conosce l'intensità e la
frequenza delle otiti che si susseguono negli anni ed è infine
lui che conosce le ripercussioni sull'udito del versamento
nell'orecchio medio: egli è capace di apprezzarne
l'intensità e la durata.
Spetta
quindi a lui e alla famiglia decidere quando avviare il bambino
all'otorinolaringoiatra pediatra per conoscere il suo parere. Sono il
pediatra e la famiglia che debbono convincersi per primi dell'utilità
dell'intervento dell'otorino pediatra e debbono essere loro che
ne stabiliscono la necessità e i tempi.
Ma per
non commettere errori, il pediatra di famiglia deve saper usare
l'otoscopio, deve conoscere bene i meccanismi patogenetici
dell'otite media acuta, la sua evoluzione nel tempo (OME), le
metodiche di studio (timpanogramma, impedenziometria) e il tempo
massimo per “passare la mano all'otorino”.
Nella
pubblicazione sopra riportata Paradise ci dice che non c'è
d'aver furia in un bambino, peraltro normale, con otite media con
versamento: anche quando vi sia una perdità di acutezza
auditiva di media entità si possono aspettare 6-9 mesi, prima
di avviare il bambino all'otorino.
E il
pediatra sa che l'attesa di questi 6-9 mesi è decisiva per
la salute del bambino, perché nella gran parte dei casi di OME
(documentata con un timpanogramma piatto) l'avvento della buona
stagione e la chiusura stagionale degli asilo nido e della scuola
materna si accompagnano alla risoluzione spontanea, senza farmaci,
del quadro clinico-funzionale. Se per esempio un bambino dimostra di
avere una OME a gennaio-febbraio (con relativo timpanogramma piatto)
è molto probabile che un nuovo esame ai primi di settembre
documenterà una completa risoluzione del reperto
timpanografico (sarà presente la classica immagine “a
campana”). Se il bambino nell'autunno-inverno successivo presenta
di nuovo di OME, il conteggio dei mesi ricomincia da capo, perché
in precedenza c'è stato un intervallo senza la presenza di
versamento nell'orecchio medio e quindi senza la diminuzione
dell'acutezza auditiva.
Per il
bambino la possibilità di aspettare 6-9 mesi, prima
d'interpellare l'otorino pediatra, rappresenta quindi un elemento
essenziale, perché il tempo lavora a suo favore e d'altra
parte più passano gli anni e meno frequenti si fanno le otiti,
sia le OMA che le OME, che diventano man mano meno frequenti dopo i
6-7 anni.
Si tratta
per il pediatra di accompagnare il bambino fino all'età
scolare senza che si siano manifestati danni permanenti, come
conseguenza delle eventuali otiti medie.
Anche in
questo caso “aspetta e guarda” sembra essere il comportamento
migliore.
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