Aprile 2007 - Volume X - numero 4
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Prevenzione
della rosolia congenita: vaccinazione nel post-partum in un punto
nascita di I° livello
Servizio
Salute Infanzia e Assistenza Neonatale, Dipartimento di Cure
Primarie, Distretto di Montecchio Emilia, AUSL di Reggio Emilia
Indirizzo
per corrispondenza: ferraronie@ausl.re.it
CONGENITAL
RUBELLA PREVENTION: POST-PARTUM VACCINATION IN A SMALL NEONATAL
UNIT
Key
words
Rubella
infection, Pregnancy, Congenital rubella, Prevention, Vaccination
after delivery
Summary
Rubella
infection during pregnancy may cause serious foetal damages that
may lead to abortion or malformations in many organs; in some
cases the voluntary pregnancy interruption is chosen. The
National Plan for eliminating Measles and Congenital Rubella aims
at reducing the incidence of congenital rubella to < 1 case
/100,000 in alive newborns. The vaccination of not immune women
in the immediate post-partum is one of the strategies to apply in
order to achieve this goal. In the present work the vaccination
activity of not immune puerperal in a small neonatal unit is
described and the data of 4 years of activity (2003-2006) are
related.
|
Dal 1°
gennaio 2005 in Italia è previsto l'obbligo di notificare le
infezioni da rosolia in gravidanza e le sindromi/infezioni da rosolia
congenita1.
Il Piano
Nazionale di Eliminazione del Morbillo e della Rosolia Congenita,
emanato nel 2003, si è posto l'obiettivo di ridurre
l'incidenza della rosolia congenita a valori inferiori a un caso
ogni centomila nati vivi entro il 2007; la strategia per ottenere
questo risultato prevede, tra le altre, la vaccinazione delle donne
sieronegative nell'immediato post-partum e il mantenimento di
elevate coperture vaccinali per MPR nell'infanzia (>95%)
utilizzando un ciclo a due dosi (la prima a 12-15 mesi e la seconda a
5-6 anni, oppure a 11-12 anni)2.
In Italia
il rischio di sindrome da rosolia congenita è ancora esistente
ed attuale. L'ultima epidemia di rosolia è avvenuta nel 2002
con 6224 casi segnalati; i dati del Policlinico San Matteo di Pavia
riferiti a quello stesso anno riportano 13 casi di rosolia in
gravidanza che hanno esitato in 4 interruzioni volontarie, 2
interruzioni spontanee, 2 bambini nati con infezione congenita, 5
neonati non infetti (3).
Dopo il
2002 l'incidenza della malattia è diminuita, ma il rischio
di infezione in gravidanza permane, come segnalato da alcuni centri
italiani (7 casi di sospetta infezione da rosolia in gravidanza
notificati solo a Roma nel 2005)4.
Anche in
altri paesi europei il fenomeno è presente, ad esempio in
Spagna e in Olanda (in questo paese soprattutto all'interno di
comunità religiose che rifiutano le vaccinazioni ) e nel Regno
Unito dove però il fenomeno, grazie alle politiche vaccinali
adottate, sembra limitato alla popolazione di nuova immigrazione5-8.
Il
Servizio Salute Infanzia di Montecchio Emilia (RE) eroga prestazioni
alla popolazione pediatrica residente in un distretto della provincia
di Reggio Emilia che conta 8830 residenti nella fascia d'età
0-16 anni.
Il nostro
servizio è da anni particolarmente attento alla prevenzione
delle malattie infettive prevenibili da vaccino con particolare
attenzione al mantenimento di alte coperture vaccinali nell'infanzia.
Il
personale è composto da quattro pediatri e tre assistenti
sanitarie. La peculiarità del Servizio risulta essere
l'attività integrata tra ospedale e territorio: i pediatri
gestiscono l'assistenza neonatale presso il punto nascita
dell'ospedale (con un numero di parti annuale di circa 900),
l'attività territoriale comprendente gli ambulatori
vaccinali per l'infanzia, la prevenzione delle malattie infettive
nelle collettività scolastiche, l'organizzazione
dell'assistenza domiciliare ai minori con patologia cronica e vari
interventi di educazione sanitaria, compresi i corsi pre e
post-partum in collaborazione con il Servizio Salute Donna.
La sede
del Servizio è all'interno dello stesso ospedale nel quale è
collocato il reparto di ostetricia, pertanto la situazione logistica
è ottimale per gestire l'intervento preso in considerazione
in questo lavoro.
NellaTabella I sono riportati i dati relativi alle notifiche e alla
copertura vaccinale per rosolia nel distretto di Montecchio Emilia
nel triennio 2003-2005.
DATI
DEL DISTRETTO DI MONTECCHIO E. | 2003 | 2004 | 2005 |
Notifiche
di casi di rosolia | 0 | 2 | 2 |
Notifiche
di casi di sindrome-infezione da rosolia congenita | / | / | 0 |
Coperture
vaccinali per rosolia a 24 mesi | 88% | 90,9% | 91,5% |
Coperture
vaccinali per rosolia a 6 anni * | / | 95,5%
| 97,6% |
Coperture
vaccinali per rosolia femmine a 13 anni * | 94,2% | 93,8%
| 95,3% |
Coperture
vaccinali per rosolia femmine + maschi a 13 anni * | 90,4% | 93,7% | 94,3% |
*
con almeno 1 dose
Tabella
I. Notifiche di casi di rosolia e copertura vaccinale nel
distretto di Montecchio Emilia nel triennio 2003-2005
A partire
dall'anno 2003, secondo quanto previsto dal Piano Nazionale di
eliminazione del morbillo e della rosolia congenita, proponiamo
attivamente la vaccinazione antirosolia alle puerpere sieronegative
che partoriscono presso il nostro punto nascita.
L'attività
è iniziata con la stesura di un protocollo di intervento che è
stato condiviso con il personale del reparto di ostetricia.
Vengono
sottoposte a vaccinazione solo le donne con IgG negative, escludendo
quelle con IgG borderline o con debole positività. Non
consideriamo criterio di esclusione la recente somministrazione di
immunoglobuline anti-Rh (questo è l'unico caso in cui è
possibile somministrare un vaccino vivo e attenuato in prossimità
della somministrazione di immunoglobuline) (9).
Nel caso
in cui la donna non abbia effettuato il rubeo test prima dell'accesso
in ospedale, esso viene richiesto al momento del parto.
Nei
giorni successivi al parto presentiamo alla donna l'opportunità
della vaccinazione e consegniamo materiale informativo riguardante la
rosolia congenita e la sua prevenzione (utilizziamo l'opuscolo
regionale sulle vaccinazioni che viene distribuito alla dimissione di
ogni neonato) (10). Dopo aver raccolto l'anamnesi e richiesto il
consenso scritto attraverso un modulo specifico, eseguiamo la
vaccinazione in reparto e registriamo i dati del vaccino sulla
cartella clinica materna; alla donna viene rilasciata copia del
modulo di anamnesi e di consenso, oltre al certificato di
vaccinazione. Alla fine di ogni anno i certificati delle donne
sottoposte a vaccinazione sono inviati al Servizio di Igiene
Pubblica.
Per gli
anni 2003-2004 è disponibile come indicatore di attività
il numero di donne vaccinate con vaccino antirosolia nel post-partum;
per il biennio 2005-2006, oltre a tale dato, sono stati individuati
altri utili indicatori, cioè la quota di donne sieronegative
al parto e la quota di puerpere sieronegative che non sono state
sottoposte a vaccinazione nel post-partum.
Nel 2003
sono state vaccinate in puerperio 7 donne: 4 con vaccino MPR
(antimorbillo-parotite-rosolia), 3 con vaccino antirosolia singolo
(altre 2 puerpere sono state invitate a effettuare la vaccinazione
presso il servizio di Igiene Pubblica successivamente alla
dimissione).
Nel 2004
le donne vaccinate nel post-partum sono state 14 di cui 13 con MPR e
1 con il vaccino antirosolia monovalente.
Nel 2005
quasi tutte le donne che hanno partorito possedevano il referto di un
rubeo test effettuato in precedenza. Su un totale di 905 parti, 28
donne (3%) sono risultate sieronegative per rosolia al momento del
parto; di queste 17 (60.7%) sono state vaccinate dopo il parto.
Nel 2006
le donne sieronegative sono state 30 (il 3.4% delle partorienti), di
queste 24 (80%) sono state vaccinate durante la degenza nel
post-partum.
Nella
nostra casistica, nel biennio 2005-2006, le donne sieronegative
avevano un'età media di 28 anni (range 16-40 anni).
Anche
l'etnia è risultata variabile: nel biennio considerato, tra
le 58 donne sieronegative 43 erano italiane (cioè il 3,1%
delle donne italiane) e 15 straniere (cioè il 3.9% delle
straniere) (nel nostro punto nascita hanno partorito il 20% di donne
straniere nel 2005 e il 23% nel 2006).
Tra le 58
donne sieronegative, 41 (70.7%) sono state sottoposte a vaccinazione
nel post-partum con MPR come richiede il Piano Nazionale (inoltre il
vaccino antirosolia singolo non è attualmente disponibile);
due di queste avevano in precedenza ricevuto immunoprofilassi anti
Rh.
Diciassette
donne (29.3%), invece, non sono state vaccinate: di queste 3 avevano
vissuto una grave situazione al parto (un neonato deceduto ed due con
asfissia grave e pertanto la vaccinazione non è stata neppure
proposta perché il momento risultava inopportuno), 1 donna era
già conosciuta come inadempiente totale alle vaccinazioni (ha
rifiutato la vaccinazione degli altri figli), 3 puerpere non sono
state vaccinate per patologia ed è stata consigliata la
vaccinazione a distanza, 5 donne hanno rifiutato il vaccino senza un
preciso motivo, 3 hanno rifiutato la vaccinazione a seguito della
decisione di non avere altre gravidanze, di una si è scoperta
la sieronegatività dopo la dimissione ed è risultata
irreperibile, un'altra invece è stata indirizzata al
Servizio di Igiene. Un profilo riassuntivo dell'attività
svolta è riportato nella Tabella
II.
Anno | Parti | n. donne sieronegative | n. vaccinate post-partum | n. neg. Non vaccinate |
2003 | 805 | Non disponibile | 7 | Non disponibile |
2004 | 897 | Non disponibile | 14 | Non disponibile |
2005 | 905 | 28 (3%) | 17
(60.7%) | 11 |
2006 | 863 | 30 (3,4%) | 24 (80%) | 6 |
Tabella
II. Numero di donne sieronegative per rosolia al momento del
parto e casi vaccinati in puerperio
La quota
di donne sieronegative da noi rilevata al momento del parto (3.2%) è
inferiore a quanto segnalato dalla letteratura per le donne in età
fertile in Italia che riporta un 8% di donne sieronegative tra i 20
e i 39 anni (11). In realtà la nostra percentuale è
probabilmente sottostimata perché è riferita alle sole
partorienti; altre donne in età fertile potrebbero essere
suscettibili, portando così le percentuali di sieronegatività
oltre il 5%, considerato, come riportato nel Piano, il limite massimo
ritenuto tollerabile per il controllo dell'infezione.
L'etnia
delle donne sieronegative è eterogenea: nella nostra casistica
15 sono straniere (India, Bulgaria, Ecuador, Marocco, Senegal,
Filippine, Giappone, Costa d'Avorio) e 43 italiane (20 del nord e
23 del centro-sud). Pertanto anche se dobbiamo prestare particolare
attenzione alle donne straniere perché in alcuni paesi la
vaccinazione non viene eseguita, le donne italiane non possono essere
considerate a basso rischio, sia quelle nate nel sud Italia (dove in
passato si è vaccinato meno per le vaccinazioni facoltative)
sia quelle nate al nord. Inoltre le donne italiane che si presentano
al parto in questi anni appartengono a fasce di età per le
quali nell'infanzia non sono state raggiunte coperture vaccinali
ottimali.
Anche
l'età delle donne non immuni è variabile: l'età
media delle nostre sieronegative è 28 anni, con un range molto
ampio che va dai 16 ai 40 anni, pertanto non sembra esserci un gruppo
d'età che può essere considerato a rischio aumentato.
La
disponibilità delle donne ad eseguire la vaccinazione non è
stata particolarmente elevata, infatti quasi il 30% delle donne
sieronegative non sono state vaccinate nel post-partum; però
dal 2005 al 2006 la percentuale di donne che hanno accettato la
vaccinazione dopo il parto è cresciuta sensibilmente (dal 60%
è passata all'80%). Spesso il rifiuto alla vaccinazione è
legato a timori riguardo la salute propria o del proprio bambino, ad
esempio molto sentiti sono i dubbi riguardanti il passaggio del virus
nel latte materno ed eventuali effetti collaterali nel bambino.
A nostro
avviso occorre potenziare la sorveglianza dello stato immunitario
delle gravide attraverso l'esecuzione del rubeo test nel corso
della gravidanza o al momento del parto nel caso in cui non sia già
disponibile; con il crescere del fenomeno migratorio è
ipotizzabile, infatti, un aumento di donne che giungono in Italia in
prossimità del parto prive di esami ematochimici.
Occorre,
inoltre, incrementare la vaccinazione delle donne suscettibili alla
rosolia prima di un'eventuale gravidanza o nell'immediato
post-partum nel caso di donne ancora sieronegative al momento del
parto. La vaccinazione nel post-partum si sta rivelando uno strumento
preventivo particolarmente utile: infatti se il vaccino viene
proposto durante la degenza ospedaliera si ha maggiore adesione
rispetto al semplice consiglio di eseguire la vaccinazione dopo la
dimissione.
Andrebbe
inoltre approfondito il colloquio prevaccinale, sottolineando
l'importanza della vaccinazione e le conseguenze di un eventuale
rifiuto, ribadendo la sicurezza del vaccino al fine di eliminare
dubbi infondati ed ottenere una buona adesione alla vaccinazione.
Sarebbe
opportuno migliorare l'informazione già durante la
gravidanza, e soprattutto ancora prima della programmazione di una
gravidanza, sensibilizzando le donne sull'importanza e sul
significato della conoscenza del proprio stato immunitario relativo
alla rosolia e della prevenzione attraverso il vaccino nel caso di
sieronegatività. Per tale motivo sarebbe auspicabile
l'intervento attivo anche dei medici di medicina generale e dei
pediatri di famiglia.
Per lo
screening e l'informazione bisognerebbe sfruttare ogni momento
“filtro” disponibile, come ad esempio le interruzioni di
gravidanza o altre occasioni di visite ginecologiche. Pertanto è
indispensabile programmare azioni formative per il personale
ostetrico-ginecologico, nonchè migliorare la comunicazione tra
i pediatri/neonatologi e i ginecologi.
Non
bisogna, ovviamente, distogliere l'attenzione dalla popolazione
pediatrica, potenziando l'attività vaccinale in questa
fascia di età attuando il ciclo previsto di due dosi (13- 15
mesi e 5-6 anni, con la vaccinazione ai dodicenni che non hanno fatto
la seconda dose a 6 anni) e procedendo al recupero dei soggetti
ancora non vaccinati, con una particolare attenzione verso la
popolazione di nuova immigrazione.
1.
Ministero della Salute. Decreto 14 ottobre 2004. Notifica
obbligatoria della sindrome/infezione da rosolia congenita.
2.
Conferenza Stato Regioni. Accordo tra Governo, Regioni, e le Province
Autonome di Trento e Bolzano sul Piano Nazionale per l'eliminazione
del morbillo e della rosolia congenita 2003-2007. 13 Novembre 2003.
3.
Revello MG. Rosolia congenita: cronache recenti. Il giornale della
vaccinazione 2003; 3 (2): 6-7.
4. Ciofi
degli Atti M, Filia A, Verteramo R, et al. First cases of rubella
infection during pregnancy detected by new reporting system in Italy.
Eurosurveillance Weekly 2006; vol.11(3)
5. Garcia
L. Epidemia della rosolia nella regione di Madrid – Spagna.
Eurosurveillance Weekly 2005; vol 10 (7)
6. Hahnè
S, Ward M, Abbink F, et al. Epidemia di rosolia nei Paesi Bassi in
corso da Settembre 2004. Eurosurveillance Weekly 2005; vol. 10 (9)
7. Hahnè
S, J. Macey J, Tipples G, et al. Epidemia di rosolia tra i componenti
di una comunità non vaccinata per motivi religiosi in Olanda.
Eurosurveillance Weekly 2005;vol. 10 (5)
8. Tookey
P. Congenital rubella and prevention in Europe. Eurosurveillance
Weekly 2002, vol. 10 (6)
9.
Bartolozzi G, Rappuoli R. I vaccini; trattato di farmacologia e
terapia. UTET periodici, 2001 pag-188-189.
10.
Servizio Sanitario Regionale. “Le vaccinazioni nell'infanzia –
perché, quando, come – Informazioni per i genitori”.
Regione Emilia-Romagna. 2005-2006
11.
Ministero della Salute. Circolare 5 agosto 2005. Notifica
obbligatoria della infezione da rosolia in gravidanza e della
sindrome/infezione da rosolia congenita. Gazzetta Ufficiale n.211 del
10 settembre 2005.
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