Settembre 2005 - Volume VIII - numero 7
M&B Pagine Elettroniche
Contributi Originali - Casi contributivi
Carcinoma
papillare della tiroide in eta' pediatrica: descrizione di un caso
clinico
*Azienda
Ospedaliera di Vimercate, Presidio di Desio. U.O. di Pediatria e
Neonatologia
°Pediatria
di Famiglia c/o Distretto di Desio ASL 003 Monza
Indirizzo
per corrispondenza: m.casati@fastwebnet.it
Keywords:
Papillary thyroid carcinoma. Dietary iodine. Thyroidectomy.
Summary:
Papillary carcinoma of the thyroid is the most common malignant
growth affecting the thyroid, currently representing 80% of malignant
thyroid neoplasm. Genetic factors, sex, dietary iodine and radiation
to the head and neck play a role in etiology. The most important
aspect of prognosis is the age at which the disease is diagnosed,
with excellent prognosis even in extensive lymph node involvement. We
report a case of papillary thyroid carcinoma in a 7-year 6 month old
female, presenting with left laterocervical adenopathy and diagnosed
by fine needle aspiration. Histopathological analysis of the gland
confirmed the diagnosis and showed the presence of metastases. The
patient was treated with total thyroidectomy and iodine 131.Total
thyroidectomy with perithyroidal neck dissection is the treatment of
choice. For follow-up, we recommend physical examination with
measurement of thyroglobulin, ultrasound examination of neck end
eventually radioisotope scan with iodine.
Il
carcinoma della tiroide è una patologia tumorale piuttosto
rara nei bambini. La sua incidenza annuale in età pediatrica è
di circa 0,5 casi/100.000 della popolazione mondiale rispetto ad una
percentuale variabile da 0,5 a 10 casi/100.000 al di fuori
dell'infanzia. Nella patogenesi di tale affezione un ruolo
importante è giocato da fattori genetici (circa il 5-10% dei
carcinomi papillari sono familiari) e dall'esposizione a radiazioni
ionizzanti come documentato dall'esperienza di Cernobyl e dalla
maggiore incidenza di neoplasie tiroidee nei bambini irradiati
nell'area del collo per malattie neoplastiche (1). Altro fattore di
rischio è il sesso essendo tale patologia più frequente
nel sesso femminile con una frequenza doppia rispetto a quello
maschile. Un altro potenziale fattore di rischio è il
contenuto in iodio della dieta. Lo iodio, qualunque sia la forma
chimica assunta, raggiunge la tiroide come ioduro e viene concentrato
all'interno delle cellule follicolari per la sintesi degli ormoni
tiroidei. Una carenza di iodio nella dieta sta alla base del gozzo
endemico che può essere eutiroideo o ipotiroideo in rapporto
all'entità del deficit e alla capacità di compenso
funzionale della ghiandola. Nel determinismo di un gozzo da carenza
iodica concorrono in genere altri fattori quali l'assunzione
dall'ambiente di fattori gozzigeni (tiocianati e flavonoidi) ed
un'alimentazione ricca di cibi gozzigeni (cavolo, soia, rapa,
manioca). E' ben noto il ruolo dell'aumentata increzione del TSH
quale fattore di rischio per l'insorgenza di una neoplasia maligna
tiroidea. Anche un' eccessiva introduzione di ioduri, per lo più
contenuti nei medicinali per la tosse ed in specialità per il
trattamento dell'asma, può determinare una ipertrofia della
ghiandola da ipericrezione di TSH. Infatti l'eccessiva introduzione
di ioduri blocca la sintesi degli ormoni tiroidei attraverso
l'inibizione della organificazione dello iodio e riduce la
conversione del T4 in T3 attraverso l'inibizione della
5'-deiodinasi. Lo iodio è contenuto nelle acque e in
numerosi alimenti (es. latte e pane) e la sua concentrazione è
molto variabile in rapporto all'area geografica presa in esame
(2-4). Questa ampia variabilità può rendere conto
dell'eventuale comparsa di un deficit introduttivo in condizioni di
aumentata richiesta (pubertà, gravidanza). Nei casi di carenza
iodica i tumori più frequentemente riscontrati sono il
carcinoma follicolare e midollare. Nei casi di eccessiva introduzione
di ioduri si ha, invece, una maggiore incidenza di neoplasie
papillari (5-7).
Nell'ambito
pediatrico l'età più colpita dal carcinoma della
tiroide è quella adolescenziale e la forma istologica più
frequente è la papillare (CPT), circa l'80% di tutti i
carcinomi tiroidei. E' caratterizzato da una crescita lenta e da
assenza di sintomi talvolta per lunghi anni. Esso presenta nell'età
infanzia una maggiore aggressività rispetto all'età
adulta, tuttavia la prognosi è in genere buona (8). Si
presenta per lo più come un nodulo isolato della tiroide,
spesso singolo, fisso, asintomatico, mobile durante la deglutizione e
non distinguibile all'esame clinico da un nodulo benigno. Il quadro
scintigrafico con I131 o Tc pertecnetato mostra un nodulo freddo,
ipocaptante che si differenzia da una tiroidite di Hashimoto con
interessamento nodulare della ghiandola (1/3 dei casi) per l'aumento
degli anticorpi antitireoglobulina (60% dei casi) ma, soprattutto,
degli anticorpi anti frazione microsomale (95% dei casi). In una
percentuale elevata di casi (60-80%) sono palpabili linfonodi al
collo. L'adenopatia laterocervicale anteriore è in genere il
sintomo d'esordio più tipico, altre volte il sintomo
d'esordio è la comparsa di un nodulo tiroideo. Nella metà
dei casi, all'esordio, sono ben evidenti sia il nodulo tiroideo che
l'adenopatia laterocervicale.
Per
questa forma di neoplasia tiroidea la presenza di metastasi
linfonodali all'esordio non sembra aumentare il rischio di
mortalità ma di recidiva. Può dare metastasi ai
polmoni, meno frequentemente al mediastino, alle ossa del cranio e
alle ossa lunghe. Il rischio di mortalità aumenta con il
diminuire dell'età, con la presenza di metastasi a distanza
e con la maggiore estensione del tumore. La sopravvivenza per un CPT
intratiroideo con dimensione inferiore ai 2 cm è, a 25 anni
dall'intervento, intorno al 95% (9). Talvolta il CPT può
essere ormonosecernente e dare un quadro di ipertiroidismo. La
terapia di elezione è rappresentata dalla tiroidectomia totale
o subtotale seguita, se necessario, dalla terapia radiometabolica con
I131 allo scopo di eliminare il tessuto tiroideo residuo e di
identificare e trattare eventuali metastasi a distanza, e dalla
terapia soppressiva del TSH con T4.
Descriviamo
un caso di carcinoma papillare della tiroide in una bambina di 7 anni
e 6/12.
A.R. di
anni 7 e 6/12, di sesso femminile e gemella omozigote, viene alla
nostra osservazione per una linfoadenopatia del collo. Nulla
all'anamnesi familiare e fisiologica. All'anamnesi patologica
remota vengono segnalati negli ultimi 8 mesi alcuni episodi di
disfonia serale, di breve durata riferibili a surmenage e malmenage
vocale. L'esame obiettivo mostra in sede laterocervicale sin.,
davanti allo sternocleidomastoideo, la presenza di un linfonodo del
diametro di circa 2 cm, di consistenza duro-elastica, mobile rispetto
ai piani superficiali, meno rispetto a quelli profondi, lievemente
dolente alla palpazione. Presenza di altri piccoli linfonodi, mobili,
di aspetto e consistenza normali in sede sottomandibolare e
laterocervicale bilateralmente. Presente anche un'iperemia
faringea. Nella norma il restante apparato linfoghiandolare
esplorabile. Non epatosplenomegalia. L'ispezione e la palpazione
della tiroide risultano apparentemente nella norma.
Nel
sospetto di una linfoadenopatia reattiva ad una flogosi delle alte
vie, dopo aver eseguito un tampone faringeo risultato negativo per
SBEA, inizia, in maniera empirica, terapia antibiotica con
cefalosporina orale che assume per 10 giorni senza risposta sul
quadro clinico. Una nuova valutazione clinica conferma la già
nota linfoadenopatia ed una attenta rivalutazione della tiroide
evidenzia una modesta pastosità del lobo sin.. Esegue esami
ematochimici, compresi gli ormoni tiroidei e la ricerca di anticorpi
per infezioni virali, che risultano nella norma. L'ecografia del
collo e della tiroide evidenzia un lobo tiroideo sin. quasi
interamente occupato da un'estesa formazione di circa 21 mm di
diametro (Figura
1 e Figura
2), a profili arrotondati e sfumati, ad ecostruttura solida
iperriflettente ed irregolarmente vascolarizzata e la presenza di un
linfonodo in sede istmica di circa 8 mm di diametro ed uno in sede
laterocervicale sin. di circa 20 mm entrambi ad ecostruttura analoga
a quella della formazione presente nel lobo tiroideo di sin.. Esegue
agoaspirato con ago sottile che conferma il sospetto diagnostico di
neoplasia maligna (CPT).
La
piccola viene sottoposta ad intervento di tiroidectomia totale e
linfonodectomia. L'esame istologico permette di porre diagnosi di
carcinoma papillare del lobo sin. e dell'istmo della tiroide,
variante follicolare di tipo solido, multifocale, con metastasi ai
linfonodi sottoistmici, giugulo-carotidei sin., al linfonodo del rafe
mediano inferiore e al linfonodo giugulare inferiore. Negativa per
metastasi a distanza la scintigrafia total body. Dopo l'intervento
è stata instaurata terapia sostitutiva con ormoni tiroidei e
con calcio per un ipoparatiroidismo concomitante. Ad 1 mese
dall'intervento esegue scintigrafia con I131 che evidenzia una
piccola formazione captante al 3° medio del collo identificata
come residualità tissutale tumorale e viene sottoposta a
terapia radiometabolica. A distanza di circa 4 mesi dall'intervento
la bambina sta bene.
La nostra
paziente ha presentato un carcinoma papillare della tiroide con un
quadro clinico tiroideo molto modesto (una lieve pastosità del
lobo sin). E' stato il riscontro di un linfonodo laterocervicale
sin. a richiamare l'attenzione della famiglia ed a condurre la
piccola dal medico. La presenza di un faringe rosso e di una modesta
dolenzia alla palpazione del linfonodo ci ha inizialmente portati
fuori strada orientandoci verso una linfoadenopatia reattiva di
natura infettiva. L'ecografia della tiroide e del collo è
stata fondamentale per formulare il sospetto diagnostico. La conferma
è stata data dall'agoaspirato e la tipizzazione della
neoplasia dal successivo esame istologico.
Dalla
rivisitazione della letteratura degli ultimi anni sul carcinoma
papillare della tiroide in età pediatrica (1,7-9) si possono
trarre le seguenti conclusioni:
1. In
tutti i casi di ipofonia o disfonia anche se apparentemente banali e
facilmente attribuibili a surmenage vocale è opportuno
eseguire un'attenta valutazione clinica del collo.
2.
Qualsiasi inspiegato aumento di volume delle linfoghiandole cervicali
richiede sempre l'esame della tiroide.
3.
Indagare sempre un nodulo o un aumento asimmetrico della ghiandola
con un agoaspirato ad ago sottile.
4.
Escludere attraverso la determinazione degli autoanticorpi
antitireoglobulina e antiperossidasi una tiroidite di Hashimoto nella
sua variante nodulare (nei 2/3 dei casi la malattia si manifesta con
un ingrossamento diffuso e disomogeneo di tutta la ghiandola).
5.
Valutare sempre la situazione ormonale tiroidea di fronte ad un
nodulo o un ingrossamento della ghiandola.
6. Il
carcinoma papillare della tiroide ha una crescita molto lenta e la
sopravvivenza per le forme intratiroidee senza metastasi a distanza è
buona, nonostante questo tumore si riveli più aggressivo in
età pediatrica rispetto all'età adulta.
7. Il
follow-up, dopo l'intervento ablativo, con esame clinico, indagini
ecografiche, dosaggio della tireoglobulina (importante marker di
recidiva) ed eventuale scintigrafia con iodio marcato deve durare
tutta la vita (10).
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