martedì, 1 Luglio 2008, ore 12:00
Abbiamo saputo in questi giorni delle vicende giudiziarie che hanno riguardato l'AIFA, sino alla sostituzione del suo Direttore,
il dott. Nello Martini. Sappiamo dagli organi di stampa il principale capo di accusa: disastro colposo (e si sottolinea colposo)
per non aver aggiornato i foglietti illustrativi, da quanto si scrive sulle notizie flash dei giornali.
Nel giustificare la sostituzione del Direttore si parla in modo vago di
"criticità dovute a ragioni strutturali", di una "eccessiva
concentrazione delle funzioni in capo
alla Direzione Generale" e di "condizioni organizzative spesso
inadeguate" che renderebbero necessaria "una significativa revisione
dell'architettura dell'AIFA".
Viceversa noi possiamo testimoniare che il "progetto AIFA" di questi
anni ha radicalmente cambiato il modo di gestire (e concepire) la
politica sul farmaco in Italia, con riconoscimenti e modelli adottati
anche a livello internazionale.
La logica, che abbiamo percepito con soddisfazione, è stata non solo di
attività regolatoria ma anche di una farmacovigilanza che andava oltre
le schede
tecniche e i foglietti illustrativi. Quello che si è reso evidente è
stato un modello di formazione e informazione che ha messo al servizio
del paziente
e dei suoi bisogni terapeutici, le migliori conoscenze, le migliori
capacità professionali, i migliori servizi e strumenti disponibili.
Si pensi a come è cambiato il Bollettino di Informazione sul Farmaco
(BIF) (vero strumento di informazione su quelle che sono gli aspetti
rilevanti
in tema di priorità cliniche e regolatorie che nascono dalle evidenze
della letteratura e dal Registro Nazionale di Farmacovigilanza); si
pensi alla formazione a distanza (progetto ECCE); si pensi ai tanti
prontuari farmaceutici e documenti prodotti su aspetti specifici di uso
razionale del farmaco che sono sulle scrivanie di tutti i medici
italiani; si pensi ai bandi di ricerca AIFA, unico esempio europeo di
una ricerca indipendente e formalmente ineccepibile che ha messo
insieme tanti gruppi di ricerca, clinici, su problemi di reale
rilevanza.
Si pensi ai tanti progetti di farmacovigilanza attiva messi in piedi su
nuovi farmaci introdotti sul mercato, al registro dei clinical trial
aperto a tutti e infine alle commissioni volute dall'AIFA per aree
specifiche. Aree che hanno prodotto risultati visibili e apprezzabili.
Come ad esempio la commissione pediatrica, che ha offerto
un'informazione e un'attività regolatoria di rilievo, valutando classi
di farmaci utilizzati
nei bambini con un bilancio tra i rischi e benefici dubbio o non
favorevole (i decongestionanti nasali, i farmaci antivomito ecc);
lavorando anche sui
farmaci off-label con un tentativo (in fase di conclusione) di produrre
una lista di molecole di dimostrata efficacia in età pediatrica;
sensibilizzando ad una farmacovigilanza attiva sia la pediatria
ospedaliera che territoriale.
Inoltre è di assoluto rilievo il fatto che circa il 70% della spesa
farmaceutica del nostro Paese è garantita dal Servizio Sanitario
nazionale, mentre il 30% risulta essere a carico dei privati. Cosa che
rende il nostro sistema solidaristico, come pochi altri in Europa e nel
mondo
(altre nazioni chiedono una compartecipazione ai cittadini). E tutto
questo senza un aumento della spesa farmaceutica, segno di una oculata
e partecipe gestione amministrativa.
Cosa rimarrà di tutto questo, di questi meriti? Vogliamo sperare che il
patrimonio umano e culturale che si è reso disponibile possa avere la
doverosa continuità che merita.
Nessuno di noi che abbiamo visto, in questi anni, quanto la politica
sul farmaco in Italia sia cambiata in meglio, è disposto ad un ritorno
al passato.
Sarebbe dannoso per la cultura e formazione dei medici e la salute dei
pazienti.
Chiunque condividesse queste preoccupazioni o al contrario ritenesse
sbagliate le osservazioni fatte può scrivere le proprie opinioni
(scrivi il tuo commento),
magari anche con la sola firma ed affiliazione di testimonianza
(favorevole o contraria).
Medico e Bambino