MEDICO E BAMBINO NELLA PEDIATRIA ITALIANA: PARTECIPA ALLA DISCUSSIONE

UN ANNIVERSARIO
sabato, 3 Marzo 2012, ore 13:23
Eccoci.
Medico e Bambino si sveglia, allo scampanio dell’anniversario di New England Journal of Medicine, come il topolino si risveglia al passaggio dell’elefante del rajà. Quell’elefante è stato da sempre uno dei punti di riferimento del topolino: la medicina che va avanti, il sapere che va avanti, il bisogno di onestà, di pulizia culturale e morale, di equità, di condivisione. Il bisogno di una cultura “universale” da riversare nella piccola provincia italiana. L’elefante compie 200 anni, un’eternità, anche per un pachiderma così antico del Mondo; e così anche il topolino si accorge di avere appena compiuto i suoi trent’anni, un’eternità per un topolino. Se ne accorge giusto in tempo, nel febbraio 2012: il primo numero della rivista è infatti datato febbraio 1982; ma cosa volete, è solo un topolino. Si guarda indietro, guarda le tappe della sua breve storia; si festeggia anche lui, per essere ancora vivo.



Medico e Bambino ha avuto una nascita controversa, combattuta e vissuta, nel ricordo dei protagonisti di allora in maniera contraddittoria. Il suo spirito, se anche un topolino ha uno spirito, è nato abbastanza prima di lui; nel 1978, dopo il primo corso nazionale (SIP) a Catanzaro: nato dal bisogno della pediatria di una ri-alfabetizzazione, nato dalla costanza e dall’impegno, quasi eroico, di alcuni pediatri del Sud, Pasquale Alcaro prima di tutti, e da un lavoro preparatorio, concettuale e organizzativo con incontri di lavoro anche al Nord, che era arrivato alla definizione dei compiti e della struttura della Rivista fino all’individuazione di un editore indipendente e al finanziamento, per il primo anno, di una rivista senza pubblicità, in cinquemila copie, se ricordo bene, già quasi un miracolo. Ma, se la Rivista doveva servire per migliorare la salute di bambini (che erano curati, allora, prima che nascesse il Pediatra di famiglia, dal medico mutualista), sarebbe dovuta arrivare anche a lui, al “generico”; e allora sarebbe occorso un impegno economico “impossibile”. E allora è successo, miracolo ancora più grande, che una piccola casa editrice, l’Edifarm, editrice, lo dice la parola stessa, di messaggi essenzialmente farmaceutici, e in particolare editrice della Rivista Medico e Paziente, nella persona del suo editing manager, Romolo Saccomani, ha proposto a Rino Vullo, e attraverso lui alla ACP, ancora in crisi di identità, non più elitaria, ma non ancora popolare, di pubblicare una rivista per 78.000 medici. C’è stato un breve conflitto tra puristi (mai la pubblicità!) e realisti (la pubblicità aperta non è un mostro, abbiamo la garanzia di una assoluta indipendenza tra quello che scriviamo e le inserzioni pubblicitarie). Ed è nata Medico e Bambino, con l’impegno, e la speranza, di noi che ci lavoravamo, di rimanere autentici, indipendenti, legati ai bisogni reali, credibili, utili. Autentici, indipendenti... sì, non potrebbe essere diverso, tanto più oggi, che l’Edifarm ci ha mollato, perché il nostro bilancio era disperatamente in rosso... Credibili, utili... speriamo di sì, speriamo di esserlo, anche se è sempre più difficile, con la concorrenza delle Riviste gratuite, anche buone, qualcuno ben le farà vivere, con l’allargamento delle conoscenze, col gap, sempre incerto tra il vero, il nuovo e l’utile, e col conflitto tra l’interesse vero dell’utente, del malato, anzi dell’uomo, e l’interesse, anche quello vero, troppo vero, delle Grandi Case (interesse che certo non si esprime attraverso l’innocente pubblicità, che in quanto esplicita resta per sua natura innocente)... Capillari, certo un po’ meno di quando uscivamo in 78.000 copie, adesso siamo a un po’ meno della decima parte, ma anche così quasi la metà della Pediatria ci legge e le tocca pagare per questo un abbonamento non certo simbolico.
Legati ai bisogni reali... guardate qualcuna delle copertine dei vecchi numeri. Leggete, se avete pazienza, i titoli degli articoli pubblicati; quasi tutti di problemi al tempo stesso concreti e avanzati, in progress. E poi, se notate, molti dei numeri sono associati a incontri “storici”, Cesena, Copanello, Perugia, Tarquinia, Spoleto. Era tutta una rete di informazione/formazione, una sorta in Internet prima di Internet, che copriva l’Italia, un vento di trasformazione di cui Medico e Bambino, come un’arpa eolica, raccoglieva la voce, e la diffondeva. Troppo poetico? Ma era così.
Vorrei fermarmi su un numero speciale, quello dei 10 anni. È stato veramente un numero speciale, di una Pediatria non confrontabile con quella di 10 anni prima; una Pediatria che si guardava attorno; alla sua crescita, al suo passato, all’idea del suo futuro. Il grafico in ascesa sulla copertina, non sono riuscito a capirlo. In realtà, tutto era stato in discesa, in quel decennio; la patologia, la mortalità, i ricoveri, la durata della degenza, il tempo tra la comparsa di sintomi e il ricovero. Quella che cresceva era la speranza, l’entusiasmo: si immaginava, e così non è stato, che ci sarebbe stata la salute per tutti nell’anno 2000.
E Medico e Bambino si pone, già allora, il problema di se stesso, che è il problema di sempre: quello di restare fedele a se stesso nella diversità del mondo (della salute) che cambia. Ecco un pezzetto dell’editoriale di quel numero: ... “Medico e Bambino vuol continuare ad essere qualcosa di diverso da una Rivista”. Coerentemente con la sua origine vuole essere uno soltanto dei mezzi di comunicazione tra i pediatri, in un sistema multimediale di scambi. Gli incontri, organizzati in suo nome e in nome dell’ACP nel corso degli anni (da quando è nato Medico e Bambino ne avremo fatti una cinquantina), così diversi uno dall’altro, costituiscono una rete di appuntamenti che ci permettono di mantenere la Rivista sempre sufficientemente nuova e sufficientemente eguale a se stessa...
Certo, credibili e utili siamo stati, e problematici, e aperti al nuovo, e disponibili a metterci in discussione, quando il resto della letteratura pediatrica italiana quasi non c’era, e quando la cultura pediatrica ancora arrancava.
Vogliamo farvi vedere questo grafico storico, che conserviamo come una bandiera in Redazione; è stato raccolto, naturalmente, da un ente non di parte; e, come vedete, ci collocava anni luce dalle altre riviste disponibili sulla piazza.
Fatica, fatica restare all’altezza: aiutateci voi. Sì, ci avete sempre aiutato; sì, siete stati la nostra ricchezza. Sì, voi eravate sempre presenti, con le vostre lettere, che muovevano le acque quando erano troppo tranquille. Sì, abbiamo imparato per insegnare; abbiamo capito quanto eravamo ignoranti quando abbiamo voluto rendere un po’ meno ignorante l’Italia di allora. Sì, ci avete dato questo motivo di vita. Non l’ultimo.
Grazie. Grazie.

Franco Panizon
Medico e Bambino
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