Diagnosi
autismo gia' 12-18 mesi, un progetto a Trieste
All'ospedale pediatrico Burlo Garofolo, oggi si scopre a 3 anni

Individuare i
bambini con autismo e disturbi dello spettro autistico già a
12-18 mesi: è questo l'obiettivo di due progetti di ricerca
avviati all'ospedale Burlo Garofolo di Trieste. La diagnosi
dei disturbi dello spettro autistico, infatti, non viene fatta prima
dei 3-4 anni di età, anche se è possibile riconoscere i
segnali di rischio a 18 mesi, e la definizione della patologia è
considerata affidabile a 24 mesi. L'autismo si manifesta entro i
primi tre anni di vita, ed è caratterizzato da un insieme di
condizioni che coinvolgono inabilità gravi nell'interazione
sociale, comunicazione, capacità immaginative e comportamenti
ripetitivi. Attualmente si preferisce parlare di disturbi dello
spettro autistico (asd), che registrano una prevalenza di 1 su 88
bambini e nella maggior parte dei casi è dimostrabile una
causa genetica. "La diagnosi e l'avvio di un intervento
precoce - spiega la struttura - può migliorare notevolmente la
prognosi di questi bambini e la qualità di vita delle loro
famiglie. Cruciale è quindi individuare le migliori pratiche
per lo screening e la diagnosi già nelle prime fasi dello
sviluppo". A tal fine l'unità di Neuropsichiatria infantile
del Burlo sta lavorando a programmi che permettano l'individuazione
e il trattamento precoce (secondo il modello Early Start Denver
Model), lavorando in accordo con gli operatori sanitari sul
territorio delle AUSL, e con progetti di ricerca dedicati ai bambini
molto piccoli dai 12-18 mesi. Due i progetti di ricerca avviati: uno
sullo screening e diagnosi molto precoce dei disturbi dello spettro
autistico per mettere in evidenza fra i 12-18 mesi la presenza di
segnali di rischio; il secondo per mettere a punto e implementare un
protocollo diagnostico terapeutico condiviso e integrato per la
diagnosi e presa in carico precoce dei bambini, con una scala di
valutazione basata sull'osservazione di alcuni comportamenti del
bambino.
Pubertà in ragazze arriva un anno prima
Colpa dell'obesità, studio su più
di 1.200 bambine
 Le
ragazze raggiungono la pubertà sempre prima, un fenomeno
deleterio per la salute associato soprattutto a obesità e
sovrappeso. Lo afferma uno studio pubblicato dalla rivista Pediatrics
del Cincinnati Children's Hospital Medical Center, secondo cui
sarebbe arrivato il momento di ridefinire i parametri con cui si
giudica una pubertà precoce o in ritardo. Lo studio si basa
su più di 1200 bambine tra i sei e gli otto anni all'inizio
della ricerca seguite tra il 2004 e il 2011.
Troppe diagnosi sindrome
iperattività bimbi, boom farmaci
Sono una piccola parte di chi ne soffre dovrebbe
usarli

La sindrome da
deficit di attenzione e iperattività (ADHD) viene
diagnosticata con troppa facilità, e questo sta facendo
crescere in maniera ingiustificata le prescrizioni di farmaci
potenzialmente pericolosi per la salute di bambini e ragazzi. Lo
afferma uno studio dell'australiana Bond University pubblicato dal
British Medical Journal. Circa un bambino su 11 e un adulto su
25 è affetto dalla malattia, ma secondo gli Autori solo i casi
più gravi, circa il 14%, devono essere trattati con i farmaci.
Negli Usa invece, ha scoperto lo studio, l'87% dei bambini
diagnosticati riceve una prescrizione per un farmaco. Le vendite del
Ritalin e delle altre molecole che si usano in questi casi sono
aumentate del 72% in Australia negli ultimi 10 anni, e sono
raddoppiate tra il 2008 e il 2011 in Gran Bretagna e Olanda. "Questi
farmaci provocano perdita di peso, problemi al fegato e tendenze
suicide - spiegano gli Autori - e le loro conseguenze a lungo
termine non sono ancora note, anche se studi sui topi sembrano
confermare che l'assunzione prolungata provochi
dipendenza". Secondo gli Autori prima di fare la diagnosi i
medici dovrebbero aspettare e osservare il paziente per almeno dieci
settimane. "C'è la tendenza a usare il termine ADHD e
'medicalizzare' subito le condizioni del bambino - spiegano - che
invece potrebbero dipendere da altri fattori come i problemi
familiari".
Cambiano malattie bimbi, in corsia boom di quelle genetiche
Pediatri ospedalieri, necessaria nuova organizzazione reparti
 Cambia la 'cartella
clinica' nelle corsie di pediatria degli ospedali italiani: 'nuove'
malattie sono infatti in aumento tra i più piccoli, prendendo
il posto delle patologie acute e delle infezioni 'tradizionali'. Un
aumento esponenziale si sta infatti registrando, negli ultimi anni,
per le malattie rare, quelle genetiche, oncologiche e psichiatriche.
Un cambiamento questo che impone, affermano i medici, una
riorganizzazione ai reparti pediatrici ospedalieri. A puntare
i riflettori sul fenomeno sono gli esperti riuniti per il VI
Congresso Nazionale della Società Italiana di Pediatria
Ospedaliera (SIPO) in corso a Roma. Cambiano, dunque, le necessità
di cura non solo degli adulti, ma anche dei bambini che vengono
assistiti in ospedale. Se le malattie acute predominavano fino ad
alcuni decenni fa, oggi, avvertono i pediatri, si assiste a un
costante aumento di quelle croniche, con tutto quello che ciò
comporta anche in termini di sostenibilità economica. "Negli
anni - spiega Francesco Paravati, Presidente SIPO - è mutata
l'epidemiologia delle malattie pediatriche: quelle infettive
impattano meno rispetto al passato sulle risorse per l'assistenza.
Tali patologie, tra le principali cause di morte infantile nella
prima metà del secolo scorso, sono in calo vertiginoso, anche
grazie alle strategie preventive vaccinali e alle migliori terapie".
Al contrario, ad esempio, stanno cominciando a fare capolino le
malattie "da importazione": tubercolosi (particolarmente
presente nell'Est Europa e con 500 nuovi casi in Italia tra il 2010 e
il 2012), malaria (che ogni giorno fa circa 3.000 vittime tra i
bambini africani), meningite (che presenta circa 800 casi l'anno nel
nostro Paese che possono essere contrastati da un'efficace strategia
preventiva quale la vaccinazione). Il dato 'nuovo', però,
sottolinea Paravati, è che "in questi anni abbiamo assistito
a un aumento esponenziale delle malattie legate alla cronicità
e ai bisogni complessi, come ad esempio le malattie genetiche e
quelle rare che interessano circa 50.000 pazienti in età
pediatrica". Ne deriva che anche i reparti di pediatria degli
ospedali italiani dovranno essere riorganizzati, è il monito
degli specialisti, soprattutto alla luce dei bisogni di salute
emergenti, per dare risposte adeguate ai pazienti con malattie
'complesse'.
Clown in corsia, meno dolore e giornate in ospedale
Ricerca italiana, del San Camillo di Roma, premiata in Svezia
 La clownterapia
riduce il dolore, rende più brevi i ricoveri e le complicanze,
rivelandosi quindi utile persino per la diminuzione dei costi della
sanità. È quanto dimostra una ricerca svolta dalla dottoressa
Lucia Angrisani, del reparto di chirurgia pediatrica dell'ospedale
San Camillo di Roma, che ha ricevuto dalla Swedish Behavioral
Medicine Society il riconoscimento di " Best oral presentation
abstract in Behavioral Medicine" lo scorso luglio durante il
congresso Europeo di Psicologia. La dottoressa Angrisani, coadiuvata
dalla collega Maura Benedetti, ha esaminato, a partire dalla
direttiva dell'OMS sull' "Ospedale senza dolore"), ben 92
bambini operati nella chirurgia pediatrica dell'ospedale San Camillo
di Roma, dimostrando, tra l'altro, che la visita dei clown dottori è
in grado di diminuire significativamente (42,4% dei casi, rispetto al
26,1% dei bambini che non hanno visto il clown dottore) le
complicazioni post operatorie e di ridurre di un intero giorno il
periodo di degenza. Questo significa un quantitativo molto inferiore
di analgesici assunti. Molti altri sono i parametri positivi dello
studio, non solo nei bambini ma anche nei genitori. Già
qualche anno fa la psicoterapeuta Elena Isola ha dimostrato - sempre
al San Camillo di Roma - in uno studio pilota su di un campione più
ridotto (42 bambini) come il passaggio dei clown dottori modifichi
in senso fortemente positivo i parametri fisiologici dei piccoli
degenti (temperatura, pressione, respirazione) e, di conseguenza e
abbrevi il tempo di degenza. Ciò porta un risparmio netto di
almeno 810 euro in media per ogni bambino.
Sempre più mamme in rete alla ricerca notizie salute figli
Indagine Società italiana pediatria, web è miniera da filtrare
 Mamme italiane
sempre di più sul web, connesse in rete alla ricerca di
notizie sulla salute dei figli e di siti specializzati e accreditati.
Che la rete fosse femminile era noto da tempo, ma un'indagine
condotta dalla Società Italiana di Pediatria (Sip) e diffusa in
occasione della presentazione del canale Salute&Benessere Bambini
dell'ANSA, mostra un nuovo volto delle navigatrici.
In tutto sono 135
milioni le donne europee che usano abitualmente la rete, il tempo
medio trascorso online è pari a 11,2 ore a settimana, ma
mentre le norvegesi sono in testa alla classifica delle più
connesse (83%) le italiane sono quelle con il più alto tasso di
crescita di utilizzo della rete (+25% dal 2008 al 2010). Fra i motivi
che le portano a fermarsi davanti allo schermo di un pc c'è un
comune denominatore: la salute dei bambini, al primo posto delle
ricerche per il 56% del campione. In Italia, in particolare, è
un boom di donne connesse: su 23 milioni di navigatori 11 sono donne,
tra queste tante mamme alla ricerca di informazioni e consigli
online, come testimonia un approfondimento della ricerca sul campione
italiano costituito da circa 2.770 donne.
Ben il 72% ha fatto
ricorso ai media per cercare risposte, e la salute dei bambini (40%)
e la gravidanza (24%) totalizzano il primo posto tra le voci più
ricercate. Negli ultimi 10 anni, poi, si è assistito a una
proliferazione di canali informativi. Ma come si orientano le mamme
di fronte a questa mole di informazioni? Il loro atteggiamento è
collegato all'età del figlio: durante la gravidanza ricercano
notizie in tutti i formati (testo, audio, video) per prepararsi al
meglio. L'attenzione si mantiene alta nei primi mesi di vita del
bambino e tocca la punta massima al momento dello svezzamento. Dopo i
due anni invece le mamme acquisiscono la consapevolezza che essere
molto informata è diverso da essere bene informata. Prevale
quindi la consultazione di fonti attendibili, note o imparziali, che
non sempre è facile reperire sul web.
"I bisogni di
informazione sui temi della salute e in particolare della salute dei
propri figli sono in aumento in tutti i Paesi occidentali compresa
l'Italia", commenta il Presidente della Sip Giovanni Corsello.
"Si impone oggi una nuova relazione tra genitori, media e
società scientifiche all'insegna della qualità dei
messaggi in termini di sicurezza e di evidenza scientifica. Internet
è infatti una vera e propria miniera di dati e di notizie che
vanno filtrati con estrema cura. La salute dei bambini è un
bene primario per la società, anche in vista della salute
della popolazione futura e la sua tutela passa anche attraverso un
buon uso degli strumenti di comunicazione più attuali''.
Tematiche quali la nutrizione, le vaccinazioni, gli stili di vita,
l'ambiente e la sua interazione con le malattie dei bambini,
conclude, ''hanno un grande impatto nella vita delle nostre famiglie
e meritano una risposta adeguata anche attraverso il Web''
XIXI Congresso neonatologia. I "quattro" pericoli per il neonato e i "quattro" colori che li identificano
Blu,
bianco, grigio e giallo ad indicare cardiopatie congenite,
encefalopatie, la sepsi e l’ittero, quattro “pericoli”
per il neonato, che si presentano già nei primi momenti di
vita e ai quali bisogna porre particolare attenzione da subito. Al
via a Firenze il 19° Congresso della Società Italiana
di Neonatologia.
La
mortalità neonatale in Italia è a livelli minimi,
tra le migliori in Europa, 2,72 per 1000 nati (Rapporto Cedap –
Ministero della Salute 2013), con oltre 500.000 neonati all’anno.
Tutto merito dei progressi in neonatologia, e dall'aver preso atto
che i piccoli pazienti hanno necessità e specificità
in medicina. Ecco perché lo slogan del XIX Congresso della
SIN, la Società Italiana di Neonatologia, che si svolge a
Firenze dal 28 al 30 ottobre 2013, è “Il neonato è
un individuo speciale”. In altre parole, il
Congresso ha focalizzato l’attenzione sui neonati cosiddetti
“normali”, molto spesso trascurati, sebbene il
giudizio di normalità espresso alla nascita possa essere
ingannevole: il neonato può essere “bugiardo”.
La nuova sfida, secondo i neonatologi italiani, è la
prevenzione delle malattie neonatali più diffuse:
cardiopatie congenite, encefalopatie, la sepsi e l’ittero.
Quattro “pericoli” per il neonato che la SIN, la
Società Italiana di Neonatologia, ha identificato con
quattro colori differenti che saranno sempre più
caratterizzanti il linguaggio degli screening neonatali: blu,
bianco, grigio e giallo. Gli eventi legati alla
transizione dalla vita intrauterina a quella extrauterina, se
considerati nella loro globalità, si realizzano in un
esteso arco temporale. Ne deriva che eventuali disordini
dell’adattamento hanno diversificati periodi di latenza
prima di raggiungere l’espressività clinica. Il
giudizio clinico di normalità che è possibile
formulare alla nascita è, pertanto, necessariamente
provvisorio e va confermato da successive osservazioni. In altri
termini il neonato “apparentemente” sano alla nascita
presenta, almeno teoricamente, tutta una serie di rischi
potenziali del processo di adattamento alla vita extrauterina, che
vanno sistematicamente escluse mediante una procedura di follow-up
clinico ben definita. Quello della SIN è un tentativo di
sistematizzare i rischi potenziali, “i pericoli”, che
interessano il neonato nelle prime ore della vita; dal pericolo
“bianco” delle encefalopatie neonatali e degli errori
congeniti del metabolismo a quello “blu” delle
cardiopatie congenite; dal pericolo “grigio” causato
dalle sepsi neonatali, a quello “giallo” dell’ittero
che è conosciuto e studiato ma ancora fonte di rischi. La
capacità di intercettare questi “pericoli” si
fonda su tre cardini: l’identificazione dei fattori di
rischio anamnestici della famiglia e della gravidanza; la
sorveglianza del neonato e il ricorso agli esami “screening”. Il
programma di sorveglianza cui va sottoposto il neonato fin dai
primi momenti di vita è fondamentale. Così com’è
fondamentale il primo esame della sua vita a cui viene sottoposto:
l'indice di Apgar, uno score inventato da Virginia Apgar, che
prende in considerazione il colorito, lo stato respiratorio, il
tono muscolare, la reattività e l'attività cardiaca
ad 1 , 5 e 10 minuti dalla nascita. È un parametro molto
utile per giudicare la transizione cardio-respiratoria
nell’immediato ed il grado di risposta ad eventuali misure
di rianimazione. Il neonato che supera questo primo esame è
un neonato apparentemente normale che deve ora affrontare il
periodo di osservazione transazionale, perché sono attese
rapide variazioni dei parametri vitali e dello stato clinico,
quale risposta di adattamento alla vita extrauterina. Qualsiasi
deviazione dalla sequenza e dalla qualità degli eventi
precedentemente descritti rappresenta un campanello d’allarme
che il sistema assistenziale deve essere in grado di cogliere fin
dal suo primo apparire. Completano la sorveglianza del
neonato “apparentemente“ sano gli screening neonatali.
La sorveglianza dello stato di salute del nuovo nato va
sistematicamente attuata con controlli ravvicinati per tutto il
primo mese di vita, un processo che coinvolge il neonatologo ed il
pediatria di famiglia e di cui vanno, attraverso idonee
raccomandazioni, fissate le modalità e la tempistica . Tra
gli altri argomenti in programma, l’evento parto nel terzo
millennio, il neonato da gravidanza complicata, il rooming-in, il
neonato tra normalità e imprevisti dalla nascita alla
dimissione, il futuro degli screening neonatali, il neonato a
rischio ematologico, chirurgico, infettivo e neurologico.
Il sonno in sicurezza, bastano sei mosse
Nuova campagna Usa con un video per insegnare ai genitori

Bastano sei semplici
mosse per un sonno sicuro dei neonati, la più importante delle
quali è metterli a dormire di schiena. Lo ricorda il National
Institute of Health statunitense, che ha appena lanciato una nuova
campagna per ricordare le regole che diminuiscono la Sindrome della
morte improvvisa (Sids) e le altre cause di morte infantile legate al
sonno. La prima campagna sul tema lanciata dall'agenzia risale al
1994, e ha contribuito a diminuire le morti infantili nel paese da
4mila l'anno alle attuali 2mila. ''Questi numeri però non
raccontano tutta la storia, e c'è bisogno di una nuova
campagna - sottolinea il comunicato di presentazione -. Intanto il
calo è arrivato a un plateau, e in anni recenti il numero si è
stabilizzato. Inoltre, se le morti improvvise sono stabili, sono in
aumento quelle per altre cause, sempre legate al sonno, come gli
strangolamenti o i soffocamenti accidentali''. Oltre alla regola
fondamentale del mettere i bambini a dormire sulla schiena, gli
esperti raccomandano di togliere tutti gli oggetti dal lettino, usare
materassi rigidi, non vestire troppo il bebè e non alzare
troppo la temperatura e dormire separati dal bambino, una pratica
fortemente sconsigliata ma che le ultime ricerche segnalano in
aumento.
Arriva una app per misurare il dolore nel bambino
Monitorare dolore piccoli spesso molto complesso

Si chiama Kids Pain
Scale, è una nuova app gratuita per misurare il dolore nel
bambino ed è compatibile con dispositivi Android, iPhone,
iPad, di uso intuitivo e di grande aiuto per gli addetti ai lavori.
La nuova app è stata presentata in occasione del 67/mo
Congresso nazionale della Società Italiana di Anestesia
Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (Siaarti). La nuova
tecnologia è dunque di supporto ad una maggiore applicazione
della legge 38 del 2010 che tutela il diritto del cittadino ad
accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore anche per i
bambini. La Legge 38, sottolinea Fabio Borrometi, past president
della Società italiana di anestesia e rianimazione neonatale e
pediatrica (Sarnepi) nonché responsabile della Terapia del
Dolore e Cure Palliative presso l'Azienda Ospedaliera Pediatrica
Santobono-Pausilipon di Napoli, 'ha conosciuto un'applicazione
piuttosto irregolare sul territorio nazionale anche in ambito
pediatrico. Dai dati raccolti dal ministero della Salute si
osserva però una maggiore attenzione, rispetto al passato, ai
problemi relativi al dolore e alle cure palliative nel bambino,
soprattutto nei reparti dove vengono prestate cure ai pazienti
oncologici, ma occorre continuare con le campagne di
sensibilizzazione dei cittadini e promuovere una incisiva
informazione e formazione rivolta ai medici e agli
infermieri". Monitorare il dolore nel bambino, spiega
l'esperto, può essere molto complesso ed in alcuni pazienti,
ad esempio quelli di età preverbale, presenta numerose
difficoltà. La nuova app è di uso facile e intuitivo,
consente di misurare l'intensità del dolore in modo semplice
per l'operatore ed accattivante per il bambino. Vengono proposte
diverse scale, tra cui una di auto-valutazione con una faccina ad
espressione variabile''. La nuova App è scaricabile dal sito
www.sarnepi.it.
Nas, il decalogo per i giocattoli sicuri
I consigli per evitare di incappare in oggetti pericolosi per i bambini

Preferire gli
acquisti nei negozi specializzati evitando 'venditori estemporanei',
diffidare dei prezzi troppo bassi e accertarsi che ci sia il marchio
Ce. Questi alcuni dei consigli dei Nas dei Carabinieri per evitare
di incappare in giocattoli e altri oggetti pericolosi per la salute
dei bambini. I rischi, hanno spiegato gli esperti durante la
presentazione del portale 'Salute Bambini' dell'Ansa, possono andare
dalla presenza di batteri o sostanze pericolose al malfunzionamento
che causa surriscaldamento o esplosioni. Per questo è
importante anche verificare la presenza di istruzioni in italiano,
soprattutto sulle precauzioni e la modalità di impiego,
preferire i giocattoli venduti all'interno di confezioni, senza
manomissione, ma anche adeguare la scelta del giocattolo all'età
del bambino. "I giocattoli con componenti elettronici o di
piccole dimensioni - avvertono gli esperti - possono determinare
maggiori problemi, specie se di provenienza sospetta". In caso
di non conformità l'invito dei Nas è a riferire al
negoziante per allertare la filiera di distribuzione, mentre in caso
di incidente è opportuno segnalarlo ai Carabinieri degli
stessi Nas o della Stazione, portando il giocattolo, la confezione e
i riferimenti del negozio.
15% ictus avviene in età giovanile
Incidenza in progressivo aumento nell'ultimo ventennio
 Contrariamente
a quel che ci si aspetterebbe, l'ictus ischemico colpisce anche i
giovani. In particolare, circa il 10-15% di tutti gli ictus ischemici
avviene tra persone tra i 18 e 45 anni, con una prevalenza pari al
doppio di quella della sclerosi multipla, e un'incidenza in aumento
nell'ultimo ventennio. È quanto ha spiegato Alessandro Pezzini,
coordinatore del Progetto Ipsys (Italian Project on Stroke in Young
adults), al 44/o congresso della Societa' italiana di neurologia a
Milano.
Diabete giovanile. Pronto piano strategico per inserimento bambini a scuola
L’Italia
è il primo paese in Europa ad avere realizzato un documento
strategico di intervento integrato per l'inserimento
dell’adolescente diabetico in contesti scolastici e
formativi al fine di migliorarne la qualità della vita. Il
testo, sviluppato in collaborazione con la Salute e l’Istruzione,
è stato presentato oggi.
Garantire
il pieno godimento del diritto alla salute psico-fisica,
all’accesso protetto dei percorsi scolastici e alla
rimozione di ogni ostacolo per la piena integrazione sociale del
bambino, adolescente e ragazzo con diabete. Questo l’obiettivo
del documento strategico di intervento integrato per l'inserimento
dell’adolescente a scuola promosso dal Coordinamento tra le
Associazioni Italiane Giovani con Diabete Italia in condivisione
con il ministero della Salute e dell'Istruzione, Università
e Ricerca presentato oggi in Senato. Il testo, primo in Europa,
apre nuove prospettive nella quotidianità delle famiglie
dei bambini con diabete. Il documento strategico è la
sintesi di un lavoro collegiale promosso da Agd Italia
(Coordinamento tra associazioni italiane di aiuto a bambini e
giovani con diabete) per garantire al bambino e all’adolescente
una vita scolastica, sportiva, relazionale e sociale identica ai
propri coetanei senza diabete e per sostenere i familiari
nella gestione del bambino e dell’adolescente con diabete
nel percorso d’inserimento a scuola a seguito diagnosi di
diabete mellito. Le strategie in esso rappresentate sono il
risultato finale del comune lavoro di riflessione e di confronto
fra associazione di volontario (AgdItalia), istituzione
ministeriale (Salute e Scuola), referenti regionali, della scuola,
diabetologia pediatrica, pediatria di libera scelta e richiamano
tutti gli interlocutori sulla necessità di definire un
piano condiviso di accoglienza per garantire le migliori
condizioni il più vicino possibile alla normalità e
una permanenza, in ambito scolastico, in condizione di
sicurezza. Il documento, nel fornire informazioni utili a
diffondere una migliore e corretta cultura diabetologia
pediatrica, vuole essere un aiuto perché la scuola possa
svolgere al meglio il suo ruolo, sia nell’assistenza e
vigilanza che nella promozione della crescita fisica e psicologica
del giovane. “Quello della scuola è spesso il
primo ambito sociale da quello famigliare in cui il bambino è
costretto a trovare inserimento; quando c’è il
diabete il distacco è vissuto con ansia e stress non solo
dai genitori ma dal bambino stesso, soprattutto quando non è
raggiunto un adeguato livello di autonomia nella gestione
terapeutica” afferma Cipolli di Agd Italia, promotore del
Board che ha elaborato il documento. “Le associazioni
ricevono sollecitazioni sul problema delle famiglie per criticità
che continuamente si presentano nella frequenza scolastica dei
loro bambini con diabete, problematiche che non è giusto
rimangano unicamente a carico della famiglia e che potrebbero
essere risolte, anche facilmente, con disponibilità e
attenzione e minime nozioni di conoscenza del diabete”.
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