Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.

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Striscia... la notizia

a cura di Valentina Abate
Clinica Pediatrica, IRCCS Materno-Infantile “Burlo Garofolo”, Trieste
Indirizzo per corrispondenza: valentina_aba@yahoo.it





Diagnosi autismo gia' 12-18 mesi, un progetto a Trieste
All'ospedale pediatrico Burlo Garofolo, oggi si scopre a 3 anni

Individuare i bambini con autismo e disturbi dello spettro autistico già a 12-18 mesi: è questo l'obiettivo di due progetti di ricerca avviati all'ospedale Burlo Garofolo di Trieste.

La diagnosi dei disturbi dello spettro autistico, infatti, non viene fatta prima dei 3-4 anni di età, anche se è possibile riconoscere i segnali di rischio a 18 mesi, e la definizione della patologia è considerata affidabile a 24 mesi. L'autismo si manifesta entro i primi tre anni di vita, ed è caratterizzato da un insieme di condizioni che coinvolgono inabilità gravi nell'interazione sociale, comunicazione, capacità immaginative e comportamenti ripetitivi. Attualmente si preferisce parlare di disturbi dello spettro autistico (asd), che registrano una prevalenza di 1 su 88 bambini e nella maggior parte dei casi è dimostrabile una causa genetica.

"La diagnosi e l'avvio di un intervento precoce - spiega la struttura - può migliorare notevolmente la prognosi di questi bambini e la qualità di vita delle loro famiglie. Cruciale è quindi individuare le migliori pratiche per lo screening e la diagnosi già nelle prime fasi dello sviluppo". A tal fine l'unità di Neuropsichiatria infantile del Burlo sta lavorando a programmi che permettano l'individuazione e il trattamento precoce (secondo il modello Early Start Denver Model), lavorando in accordo con gli operatori sanitari sul territorio delle AUSL, e con progetti di ricerca dedicati ai bambini molto piccoli dai 12-18 mesi. Due i progetti di ricerca avviati: uno sullo screening e diagnosi molto precoce dei disturbi dello spettro autistico per mettere in evidenza fra i 12-18 mesi la presenza di segnali di rischio; il secondo per mettere a punto e implementare un protocollo diagnostico terapeutico condiviso e integrato per la diagnosi e presa in carico precoce dei bambini, con una scala di valutazione basata sull'osservazione di alcuni comportamenti del bambino.


Pubertà in ragazze arriva un anno prima
Colpa dell'obesità, studio su più di 1.200 bambine

Le ragazze raggiungono la pubertà sempre prima, un fenomeno deleterio per la salute associato soprattutto a obesità e sovrappeso. Lo afferma uno studio pubblicato dalla rivista Pediatrics del Cincinnati Children's Hospital Medical Center, secondo cui sarebbe arrivato il momento di ridefinire i parametri con cui si giudica una pubertà precoce o in ritardo.
Lo studio si basa su più di 1200 bambine tra i sei e gli otto anni all'inizio della ricerca seguite tra il 2004 e il 2011.





Troppe diagnosi sindrome iperattività bimbi, boom farmaci
Sono una piccola parte di chi ne soffre dovrebbe usarli

La sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) viene diagnosticata con troppa facilità, e questo sta facendo crescere in maniera ingiustificata le prescrizioni di farmaci potenzialmente pericolosi per la salute di bambini e ragazzi. Lo afferma uno studio dell'australiana Bond University pubblicato dal British Medical Journal.

Circa un bambino su 11 e un adulto su 25 è affetto dalla malattia, ma secondo gli Autori solo i casi più gravi, circa il 14%, devono essere trattati con i farmaci. Negli Usa invece, ha scoperto lo studio, l'87% dei bambini diagnosticati riceve una prescrizione per un farmaco. Le vendite del Ritalin e delle altre molecole che si usano in questi casi sono aumentate del 72% in Australia negli ultimi 10 anni, e sono raddoppiate tra il 2008 e il 2011 in Gran Bretagna e Olanda. "Questi farmaci provocano perdita di peso, problemi al fegato e tendenze suicide - spiegano gli Autori - e le loro conseguenze a lungo termine non sono ancora note, anche se studi sui topi sembrano confermare che l'assunzione prolungata provochi dipendenza".

Secondo gli Autori prima di fare la diagnosi i medici dovrebbero aspettare e osservare il paziente per almeno dieci settimane. "C'è la tendenza a usare il termine ADHD e 'medicalizzare' subito le condizioni del bambino - spiegano - che invece potrebbero dipendere da altri fattori come i problemi familiari".


Cambiano malattie bimbi, in corsia boom di quelle genetiche
Pediatri ospedalieri, necessaria nuova organizzazione reparti

Cambia la 'cartella clinica' nelle corsie di pediatria degli ospedali italiani: 'nuove' malattie sono infatti in aumento tra i più piccoli, prendendo il posto delle patologie acute e delle infezioni 'tradizionali'. Un aumento esponenziale si sta infatti registrando, negli ultimi anni, per le malattie rare, quelle genetiche, oncologiche e psichiatriche. Un cambiamento questo che impone, affermano i medici, una riorganizzazione ai reparti pediatrici ospedalieri.

A puntare i riflettori sul fenomeno sono gli esperti riuniti per il VI Congresso Nazionale della Società Italiana di Pediatria Ospedaliera (SIPO) in corso a Roma. Cambiano, dunque, le necessità di cura non solo degli adulti, ma anche dei bambini che vengono assistiti in ospedale. Se le malattie acute predominavano fino ad alcuni decenni fa, oggi, avvertono i pediatri, si assiste a un costante aumento di quelle croniche, con tutto quello che ciò comporta anche in termini di sostenibilità economica. "Negli anni - spiega Francesco Paravati, Presidente SIPO - è mutata l'epidemiologia delle malattie pediatriche: quelle infettive impattano meno rispetto al passato sulle risorse per l'assistenza. Tali patologie, tra le principali cause di morte infantile nella prima metà del secolo scorso, sono in calo vertiginoso, anche grazie alle strategie preventive vaccinali e alle migliori terapie". Al contrario, ad esempio, stanno cominciando a fare capolino le malattie "da importazione": tubercolosi (particolarmente presente nell'Est Europa e con 500 nuovi casi in Italia tra il 2010 e il 2012), malaria (che ogni giorno fa circa 3.000 vittime tra i bambini africani), meningite (che presenta circa 800 casi l'anno nel nostro Paese che possono essere contrastati da un'efficace strategia preventiva quale la vaccinazione). Il dato 'nuovo', però, sottolinea Paravati, è che "in questi anni abbiamo assistito a un aumento esponenziale delle malattie legate alla cronicità e ai bisogni complessi, come ad esempio le malattie genetiche e quelle rare che interessano circa 50.000 pazienti in età pediatrica". Ne deriva che anche i reparti di pediatria degli ospedali italiani dovranno essere riorganizzati, è il monito degli specialisti, soprattutto alla luce dei bisogni di salute emergenti, per dare risposte adeguate ai pazienti con malattie 'complesse'.


Clown in corsia, meno dolore e giornate in ospedale
Ricerca italiana, del San Camillo di Roma, premiata in Svezia

La clownterapia riduce il dolore, rende più brevi i ricoveri e le complicanze, rivelandosi quindi utile persino per la diminuzione dei costi della sanità. È quanto dimostra una ricerca svolta dalla dottoressa Lucia Angrisani, del reparto di chirurgia pediatrica dell'ospedale San Camillo di Roma, che ha ricevuto dalla Swedish Behavioral Medicine Society il riconoscimento di "Best oral presentation abstract in Behavioral Medicine" lo scorso luglio durante il congresso Europeo di Psicologia. La dottoressa Angrisani, coadiuvata dalla collega Maura Benedetti, ha esaminato, a partire dalla direttiva dell'OMS sull' "Ospedale senza dolore"), ben 92 bambini operati nella chirurgia pediatrica dell'ospedale San Camillo di Roma, dimostrando, tra l'altro, che la visita dei clown dottori è in grado di diminuire significativamente (42,4% dei casi, rispetto al 26,1% dei bambini che non hanno visto il clown dottore) le complicazioni post operatorie e di ridurre di un intero giorno il periodo di degenza. Questo significa un quantitativo molto inferiore di analgesici assunti. Molti altri sono i parametri positivi dello studio, non solo nei bambini ma anche nei genitori. Già qualche anno fa la psicoterapeuta Elena Isola ha dimostrato - sempre al San Camillo di Roma - in uno studio pilota su di un campione più ridotto (42 bambini) come il passaggio dei clown dottori modifichi in senso fortemente positivo i parametri fisiologici dei piccoli degenti (temperatura, pressione, respirazione) e, di conseguenza e abbrevi il tempo di degenza. Ciò porta un risparmio netto di almeno 810 euro in media per ogni bambino.


Sempre più mamme in rete alla ricerca notizie salute figli
Indagine Società italiana pediatria, web è miniera da filtrare

Mamme italiane sempre di più sul web, connesse in rete alla ricerca di notizie sulla salute dei figli e di siti specializzati e accreditati. Che la rete fosse femminile era noto da tempo, ma un'indagine condotta dalla Società Italiana di Pediatria (Sip) e diffusa in occasione della presentazione del canale Salute&Benessere Bambini dell'ANSA, mostra un nuovo volto delle navigatrici.

In tutto sono 135 milioni le donne europee che usano abitualmente la rete, il tempo medio trascorso online è pari a 11,2 ore a settimana, ma mentre le norvegesi sono in testa alla classifica delle più connesse (83%) le italiane sono quelle con il più alto tasso di crescita di utilizzo della rete (+25% dal 2008 al 2010). Fra i motivi che le portano a fermarsi davanti allo schermo di un pc c'è un comune denominatore: la salute dei bambini, al primo posto delle ricerche per il 56% del campione. In Italia, in particolare, è un boom di donne connesse: su 23 milioni di navigatori 11 sono donne, tra queste tante mamme alla ricerca di informazioni e consigli online, come testimonia un approfondimento della ricerca sul campione italiano costituito da circa 2.770 donne.

Ben il 72% ha fatto ricorso ai media per cercare risposte, e la salute dei bambini (40%) e la gravidanza (24%) totalizzano il primo posto tra le voci più ricercate. Negli ultimi 10 anni, poi, si è assistito a una proliferazione di canali informativi. Ma come si orientano le mamme di fronte a questa mole di informazioni? Il loro atteggiamento è collegato all'età del figlio: durante la gravidanza ricercano notizie in tutti i formati (testo, audio, video) per prepararsi al meglio. L'attenzione si mantiene alta nei primi mesi di vita del bambino e tocca la punta massima al momento dello svezzamento. Dopo i due anni invece le mamme acquisiscono la consapevolezza che essere molto informata è diverso da essere bene informata. Prevale quindi la consultazione di fonti attendibili, note o imparziali, che non sempre è facile reperire sul web.

"I bisogni di informazione sui temi della salute e in particolare della salute dei propri figli sono in aumento in tutti i Paesi occidentali compresa l'Italia", commenta il Presidente della Sip Giovanni Corsello. "Si impone oggi una nuova relazione tra genitori, media e società scientifiche all'insegna della qualità dei messaggi in termini di sicurezza e di evidenza scientifica. Internet è infatti una vera e propria miniera di dati e di notizie che vanno filtrati con estrema cura. La salute dei bambini è un bene primario per la società, anche in vista della salute della popolazione futura e la sua tutela passa anche attraverso un buon uso degli strumenti di comunicazione più attuali''. Tematiche quali la nutrizione, le vaccinazioni, gli stili di vita, l'ambiente e la sua interazione con le malattie dei bambini, conclude, ''hanno un grande impatto nella vita delle nostre famiglie e meritano una risposta adeguata anche attraverso il Web''


XIXI Congresso neonatologia. I "quattro" pericoli per il neonato e i "quattro" colori che li identificano

Blu, bianco, grigio e giallo ad indicare cardiopatie congenite, encefalopatie, la sepsi e l’ittero, quattro “pericoli” per il neonato, che si presentano già nei primi momenti di vita e ai quali bisogna porre particolare attenzione da subito. Al via a Firenze il 19° Congresso della Società Italiana di Neonatologia.

La mortalità neonatale in Italia è a livelli minimi, tra le migliori in Europa, 2,72 per 1000 nati (Rapporto Cedap – Ministero della Salute 2013), con oltre 500.000 neonati all’anno. Tutto merito dei progressi in neonatologia, e dall'aver preso atto che i piccoli pazienti hanno necessità e specificità in medicina. Ecco perché lo slogan del XIX Congresso della SIN, la Società Italiana di Neonatologia, che si svolge a Firenze dal 28 al 30 ottobre 2013, è “Il neonato è un individuo speciale”.
 
In altre parole, il Congresso ha focalizzato l’attenzione sui neonati cosiddetti “normali”, molto spesso trascurati, sebbene il giudizio di normalità espresso alla nascita possa essere ingannevole: il neonato può essere “bugiardo”. La nuova sfida, secondo i neonatologi italiani, è la prevenzione delle malattie neonatali più diffuse: cardiopatie congenite, encefalopatie, la sepsi e l’ittero. Quattro “pericoli” per il neonato che la SIN, la Società Italiana di Neonatologia, ha identificato con quattro colori differenti che saranno sempre più caratterizzanti il linguaggio degli screening neonatali: blu, bianco, grigio e giallo.

Gli eventi legati alla transizione dalla vita intrauterina a quella extrauterina, se considerati nella loro globalità, si realizzano in un esteso arco temporale. Ne deriva che eventuali disordini dell’adattamento hanno diversificati periodi di latenza prima di raggiungere l’espressività clinica. Il giudizio clinico di normalità che è possibile formulare alla nascita è, pertanto, necessariamente provvisorio e va confermato da successive osservazioni. In altri termini il neonato “apparentemente” sano alla nascita presenta, almeno teoricamente, tutta una serie di rischi potenziali del processo di adattamento alla vita extrauterina, che vanno sistematicamente escluse mediante una procedura di follow-up clinico ben definita.
Quello della SIN è un tentativo di sistematizzare i rischi potenziali, “i pericoli”, che interessano il neonato nelle prime ore della vita; dal pericolo “bianco” delle encefalopatie neonatali e degli errori congeniti del metabolismo a quello “blu” delle cardiopatie congenite; dal pericolo “grigio” causato dalle sepsi neonatali, a quello “giallo” dell’ittero che è conosciuto e studiato ma ancora fonte di rischi. La capacità di intercettare questi “pericoli” si fonda su tre cardini: l’identificazione dei fattori di rischio anamnestici della famiglia e della gravidanza; la sorveglianza del neonato e il ricorso agli esami “screening”.
 
Il programma di sorveglianza cui va sottoposto il neonato fin dai primi momenti di vita è fondamentale. Così com’è fondamentale il primo esame della sua vita a cui viene sottoposto: l'indice di Apgar, uno score inventato da Virginia Apgar, che prende in considerazione il colorito, lo stato respiratorio, il tono muscolare, la reattività e l'attività cardiaca ad 1 , 5 e 10 minuti dalla nascita. È un parametro molto utile per giudicare la transizione cardio-respiratoria nell’immediato ed il grado di risposta ad eventuali misure di rianimazione. Il neonato che supera questo primo esame è un neonato apparentemente normale che deve ora affrontare il periodo di osservazione transazionale, perché sono attese rapide variazioni dei parametri vitali e dello stato clinico, quale risposta di adattamento alla vita extrauterina.
Qualsiasi deviazione dalla sequenza e dalla qualità degli eventi precedentemente descritti rappresenta un campanello d’allarme che il sistema assistenziale deve essere in grado di cogliere fin dal suo primo apparire.

Completano la sorveglianza del neonato “apparentemente“ sano gli screening neonatali. La sorveglianza dello stato di salute del nuovo nato va sistematicamente attuata con controlli ravvicinati per tutto il primo mese di vita, un processo che coinvolge il neonatologo ed il pediatria di famiglia e di cui vanno, attraverso idonee raccomandazioni, fissate le modalità e la tempistica .
Tra gli altri argomenti in programma, l’evento parto nel terzo millennio, il neonato da gravidanza complicata, il rooming-in, il neonato tra normalità e imprevisti dalla nascita alla dimissione, il futuro degli screening neonatali, il neonato a rischio ematologico, chirurgico, infettivo e neurologico.



Il sonno in sicurezza, bastano sei mosse
Nuova campagna Usa con un video per insegnare ai genitori

Bastano sei semplici mosse per un sonno sicuro dei neonati, la più importante delle quali è metterli a dormire di schiena. Lo ricorda il National Institute of Health statunitense, che ha appena lanciato una nuova campagna per ricordare le regole che diminuiscono la Sindrome della morte improvvisa (Sids) e le altre cause di morte infantile legate al sonno. La prima campagna sul tema lanciata dall'agenzia risale al 1994, e ha contribuito a diminuire le morti infantili nel paese da 4mila l'anno alle attuali 2mila. ''Questi numeri però non raccontano tutta la storia, e c'è bisogno di una nuova campagna - sottolinea il comunicato di presentazione -. Intanto il calo è arrivato a un plateau, e in anni recenti il numero si è stabilizzato. Inoltre, se le morti improvvise sono stabili, sono in aumento quelle per altre cause, sempre legate al sonno, come gli strangolamenti o i soffocamenti accidentali''.
Oltre alla regola fondamentale del mettere i bambini a dormire sulla schiena, gli esperti raccomandano di togliere tutti gli oggetti dal lettino, usare materassi rigidi, non vestire troppo il bebè e non alzare troppo la temperatura e dormire separati dal bambino, una pratica fortemente sconsigliata ma che le ultime ricerche segnalano in aumento.


Arriva una app per misurare il dolore nel bambino
Monitorare dolore piccoli spesso molto complesso

Si chiama Kids Pain Scale, è una nuova app gratuita per misurare il dolore nel bambino ed è compatibile con dispositivi Android, iPhone, iPad, di uso intuitivo e di grande aiuto per gli addetti ai lavori. La nuova app è stata presentata in occasione del 67/mo Congresso nazionale della Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (Siaarti). La nuova tecnologia è dunque di supporto ad una maggiore applicazione della legge 38 del 2010 che tutela il diritto del cittadino ad accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore anche per i bambini. La Legge 38, sottolinea Fabio Borrometi, past president della Società italiana di anestesia e rianimazione neonatale e pediatrica (Sarnepi) nonché responsabile della Terapia del Dolore e Cure Palliative presso l'Azienda Ospedaliera Pediatrica Santobono-Pausilipon di Napoli, 'ha conosciuto un'applicazione piuttosto irregolare sul territorio nazionale anche in ambito pediatrico.

Dai dati raccolti dal ministero della Salute si osserva però una maggiore attenzione, rispetto al passato, ai problemi relativi al dolore e alle cure palliative nel bambino, soprattutto nei reparti dove vengono prestate cure ai pazienti oncologici, ma occorre continuare con le campagne di sensibilizzazione dei cittadini e promuovere una incisiva informazione e formazione rivolta ai medici e agli infermieri".
Monitorare il dolore nel bambino, spiega l'esperto, può essere molto complesso ed in alcuni pazienti, ad esempio quelli di età preverbale, presenta numerose difficoltà. La nuova app è di uso facile e intuitivo, consente di misurare l'intensità del dolore in modo semplice per l'operatore ed accattivante per il bambino.
Vengono proposte diverse scale, tra cui una di auto-valutazione con una faccina ad espressione variabile''. La nuova App è scaricabile dal sito www.sarnepi.it.


Nas, il decalogo per i giocattoli sicuri
I consigli per evitare di incappare in oggetti pericolosi per i bambini

Preferire gli acquisti nei negozi specializzati evitando 'venditori estemporanei', diffidare dei prezzi troppo bassi e accertarsi che ci sia il marchio Ce.
Questi alcuni dei consigli dei Nas dei Carabinieri per evitare di incappare in giocattoli e altri oggetti pericolosi per la salute dei bambini.
I rischi, hanno spiegato gli esperti durante la presentazione del portale 'Salute Bambini' dell'Ansa, possono andare dalla presenza di batteri o sostanze pericolose al malfunzionamento che causa surriscaldamento o esplosioni. Per questo è importante anche verificare la presenza di istruzioni in italiano, soprattutto sulle precauzioni e la modalità di impiego, preferire i giocattoli venduti all'interno di confezioni, senza manomissione, ma anche adeguare la scelta del giocattolo all'età del bambino. "I giocattoli con componenti elettronici o di piccole dimensioni - avvertono gli esperti - possono determinare maggiori problemi, specie se di provenienza sospetta". In caso di non conformità l'invito dei Nas è a riferire al negoziante per allertare la filiera di distribuzione, mentre in caso di incidente è opportuno segnalarlo ai Carabinieri degli stessi Nas o della Stazione, portando il giocattolo, la confezione e i riferimenti del negozio.


15% ictus avviene in età giovanile
Incidenza in progressivo aumento nell'ultimo ventennio

Contrariamente a quel che ci si aspetterebbe, l'ictus ischemico colpisce anche i giovani. In particolare, circa il 10-15% di tutti gli ictus ischemici avviene tra persone tra i 18 e 45 anni, con una prevalenza pari al doppio di quella della sclerosi multipla, e un'incidenza in aumento nell'ultimo ventennio. È quanto ha spiegato Alessandro Pezzini, coordinatore del Progetto Ipsys (Italian Project on Stroke in Young adults), al 44/o congresso della Societa' italiana di neurologia a Milano.




Diabete giovanile. Pronto piano strategico per inserimento bambini a scuola

L’Italia è il primo paese in Europa ad avere realizzato un documento strategico di intervento integrato per l'inserimento dell’adolescente diabetico in contesti scolastici e formativi al fine di migliorarne la qualità della vita. Il testo, sviluppato in collaborazione con la Salute e l’Istruzione, è stato presentato oggi. 

Garantire il pieno godimento del diritto alla salute psico-fisica, all’accesso protetto dei percorsi scolastici e alla rimozione di ogni ostacolo per la piena integrazione sociale del bambino, adolescente e ragazzo con diabete. Questo l’obiettivo del documento strategico di intervento integrato per l'inserimento dell’adolescente a scuola promosso dal Coordinamento tra le Associazioni Italiane Giovani con Diabete Italia in condivisione con il ministero della Salute e dell'Istruzione, Università e Ricerca presentato oggi in Senato.
Il testo, primo in Europa, apre nuove prospettive nella quotidianità delle famiglie dei bambini con diabete. Il documento strategico è la sintesi di un lavoro collegiale promosso da Agd Italia (Coordinamento tra associazioni italiane di aiuto a bambini e giovani con diabete) per garantire al bambino e all’adolescente una vita scolastica, sportiva, relazionale e sociale identica ai propri coetanei senza diabete e per sostenere i familiari nella gestione del bambino e dell’adolescente con diabete nel percorso d’inserimento a scuola a seguito diagnosi di diabete mellito.
Le strategie in esso rappresentate sono il risultato finale del comune lavoro di riflessione e di confronto fra associazione di volontario (AgdItalia), istituzione ministeriale (Salute e Scuola), referenti regionali, della scuola, diabetologia pediatrica, pediatria di libera scelta e richiamano tutti gli interlocutori sulla necessità di definire un piano condiviso di accoglienza per garantire le migliori condizioni il più vicino possibile alla normalità e una permanenza, in ambito scolastico, in condizione di sicurezza.
Il documento, nel fornire informazioni utili a diffondere una migliore e corretta cultura diabetologia pediatrica, vuole essere un aiuto perché la scuola possa svolgere al meglio il suo ruolo, sia nell’assistenza e vigilanza che nella promozione della crescita fisica e psicologica del giovane.
“Quello della scuola è spesso il primo ambito sociale da quello famigliare in cui il bambino è costretto a trovare inserimento; quando c’è il diabete il distacco è vissuto con ansia e stress non solo dai genitori ma dal bambino stesso, soprattutto quando non è raggiunto un adeguato livello di autonomia nella gestione terapeutica” afferma Cipolli di Agd Italia, promotore del Board che ha elaborato il documento. “Le associazioni ricevono sollecitazioni sul problema delle famiglie per criticità che continuamente si presentano nella frequenza scolastica dei loro bambini con diabete, problematiche che non è giusto rimangano unicamente a carico della famiglia e che potrebbero essere risolte, anche facilmente, con disponibilità e attenzione e minime nozioni di conoscenza del diabete”. 


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15% ictus avviene in età giovanile; Diabete giovanile. Pronto piano strategico per inserimento bambini a scuola. Medico e Bambino pagine elettroniche 2013;16(9) https://www.medicoebambino.com/?id=NEWS1309_10.html