Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.

M&B Pagine Elettroniche

Striscia... la notizia

a cura di Valentina Abate1, Irene Bruno1 e Alessandra Perco2
1Clinica Pediatrica, IRCCS pediatrico “Burlo Garofolo”, Trieste
2Redazione di Medico e Bambino




Indice di massa corporea (BMI) superato. Arriva il nuovo conto
Sbaglia a calcolare il grasso di persone alte e basse

I ricercatori della Oxford University hanno aggiornato il calcolo del BMI, l’indice di massa corporea usato per calcolare lo stato di “peso forma”, con una nuova formula più accurata che identifica la quantità di grasso effettiva del proprio corpo. Il calcolo classico (peso/altezza al quadrato) è una semplice operazione matematica che risale al 1830, ideata dallo scienziato belga Adolphe Quetelet. ‘‘Si tratta di una stima approssimativa che non tiene conto delle persone basse e di quelle molto alte’’ spiega Nick Trefethen docente di analisi numerica all’università di Oxford e autore del nuovo calcolo ‘‘Il nostro algoritmo è invece preciso perché’ bilancia più accuratamente il peso con l’altezza’’. Il nuovo calcolo, più complesso rispetto al precedente si realizza così: 1,3 moltiplicato per il peso; il risultato deve essere diviso per l’altezza elevato a 2,5.
‘‘Con il calcolo classico i bassi pensano di essere più magri del reale e i molto alti credono di essere più grassi di quanto non siano in realtà. Si tratta di un conto che andava bene in tempi in cui non esistevano i calcolatori. Col nuovo calcolo’’, precisa il matematico, ‘‘chi misura meno di 1 metro e 52 guadagna 1 punto di BMI (e risulterà quindi più grasso) chi si avvicina ai 2 metri di altezza perde 1 punto (risultando quindi al calcolo con meno grasso)’’. (ANSA).


Con divieto fumo in luoghi pubblici -3% parti prematuri
Studio belga su 600mila nascite
 
MILANO- L’entrata in vigore del divieto di fumare in luoghi pubblici ha ridotto almeno del 3% il numero di bambini nati prematuramente. E’ quanto ha rilevato uno studio pubblicato sul British Medical Journal.
La ricerca, condotta in Belgio e che ha preso in esame i dati su 600mila nascite, ha individuato tre cali successivi nelle nascite pretermine, ognuno dei quali si è verificato dopo l’introduzione di un bando rispetto alle sigarette. In Belgio, i luoghi pubblici e di lavoro sono stati infatti i primi a introdurre nel 2006 aree senza fumo, seguiti dai ristoranti nel 2007 e i bar che servono cibo nel 2010. Così si è visto che le nascite premature sono calate ogni volta, soprattutto dopo il bando di ristoranti e bar. Dopo il 2007 e 2010 la riduzione ogni volta è stata del 3%. Che complessivamente corrisponde a un calo di 6 bambini prematuri ogni 1000 nascite. Prima dell’entrata in vigore del bando, invece, non è stato riscontrato un fenomeno simile. Un effetto che non può essere spiegato da altri fattori, come l’età materna, lo status socioeconomico o l’inquinamento dell’aria.
‘‘Poiché i divieti sono entrati in vigore in tre diversi momenti - spiega Tim Nawrot, coordinatore dello studio - possiamo dimostrare uno schema di riduzione del rischio di nascite pretermine, oltre al fatto che il divieto di fumo ha benefici sulla salute fin dall’inizio della vita’’.
 
 
Antibiotici possono salvare decine migliaia bimbi malnutriti
 
(ANSA) Se ai bambini malnutriti viene dato oltre al cibo anche un antibiotico la loro mortalità si riduce quasi alla metà. Lo ha scoperto uno studio pubblicato dal New England Journal of Medicine, secondo cui con una spesa di pochi dollari si potrebbero salvare decine di migliaia di persone. Lo studio della Washington University di St. Louis è stato fatto in Malawi, dove circa 2800 bambini malnutriti sono stati divisi in tre gruppi, due con due diversi antibiotici e uno con un placebo in aggiunta alle razioni di cibo ‘terapeutico’ a base di burro di arachidi. Il tasso di mortalita’ nel gruppo con il placebo è risultato essere del 7,4%, mentre l’antibiotico cefdinir è riuscito a portarlo al 4,1, con una riduzione del 40%.
A determinare il fallimento dei trattamenti di alcune forme di malnutrizione, afferma un altro articolo dello stesso gruppo pubblicato da Science, potrebbe essere un cambiamento della flora batterica dei bimbi che non sono alimentati a sufficienza: "I microbi nell’intestino di questi bambini non sono quelli che contraddistinguono una sana maturazione - spiega Jeffrey Gordon, uno degli autori - il cibo ‘terapeutico’ da’ un certo miglioramento, che però sparisce al termine della terapia".
 
 
A rischio depressione figli genitori iperprotettivi
Studio su 297 ragazzi in Usa, fenomeno in crescita

Essere iperprotettivi nei confronti dei figli, anche se cresciuti, mette a rischio i ragazzi esponendoli alla depressione. Lo rivela una ricerca pubblicata sul Journal of Child and Family Studies.
In America i genitori troppo ansiosi vengono definiti ‘genitori elicottero’ perché’, come elicotteri, supervisionano ogni passo dei figli. Ma l’aumento dei genitori iperprotettivi è andato di pari passo con l’insorgenza di un’ansia diffusa tra i bambini. Il fenomeno sta diventando così diffuso e preoccupante che Holly Schiffrin della University of Mary Washington in Virginia ha deciso di studiarlo perché’, spiega, ‘‘questo eccesso di coinvolgimento dei genitori alla fine può creare una generazione di giovani deboli e privi di autonomia, completamente incapaci di sopravvivere in un mondo sempre più competitivo’’. L’esperta ha studiato i comportamenti di 297 ragazzi che si preparavano ad entrare all’università, chiedendo a ciascuno che stile genitoriale avesse la madre. Il campione è stato poi valutato da un punto di vista psicologico ed è emerso che coloro i cui genitori erano super-protettivi sono più inclini alla depressione e ad essere insoddisfatti della propria vita.
 

A Roma fisioterapia per fibrosi cistica con la Xbox

(ANSA) Arriva anche nel Lazio il progetto ‘Vivi Wireless’, per far fare ai pazienti malati di fibrosi cistica esercizio con la console XBox. Lo hanno annunciato i due centri di Roma, il Dipartimento di Pediatria dell’Azienda Ospedaliera Policlinico Umberto I e l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, che accoglieranno l’iniziativa.
La fibrosi cistica, la più comune tra le malattie genetiche che in Italia colpisce circa 5mila persone, richiede almeno due ore al giorno di fisioterapia, ginnastica respiratoria e altri esercizi. Grazie al progetto, nato dalla collaborazione fra la Lega Italiana Fibrosi Cistica e Novartis, i pazienti avranno a disposizione la console e alcuni dei giochi per l’attività fisica già in commercio, che secondo alcune ricerche sono equivalenti, ma più graditi, rispetto a quelli ‘classici’: ‘‘Questo dono - spiega Vincenzina Lucidi del Bambino Gesù - si inserisce in una strategia di terapia preventiva e riabilitativa che, associata alle tecniche di disostruzione bronchiale, ha dimostrato di essere utile nel rallentare l’evoluzione dell’insufficienza respiratoria di questi pazienti’’.
Il progetto potrebbe avere anche un risvolto ‘di ricerca’: ‘‘Uno degli obiettivi del prossimo futuro - spiega Giuseppe Cimino dell’Umberto I - è monitorare nel tempo i pazienti affetti da FC non solo continuando il follow up tradizionale, ma aggiungendo un controllo nel tempo delle prestazioni psico fisiche’’.
 

Bambini ammalati, ma non abbandonati.
 
In ospedale hanno diritto a giocare, riposare, leggere libri e ricevere istruzione. Così prevede il Codice del diritto del minore alla salute e ai servizi sanitari presentato al ministero della Salute, redatto da un gruppo di lavoro che si è costituito nel 2008 per iniziativa dell’Istituto Nazionale per i Diritti dei Minori in collaborazione con pediatri, infermieri e Ospedali pediatrici. L’assistenza ai più piccoli, senza discriminazioni fondate su razza, colore, lingua e religione - prevede il Codice - dev’essere mirata e affidata a medici e infermieri con specializzazioni in pediatria o medicina dell’adolescenza. I bambini hanno anche diritto all’ascolto e alla partecipazione e quando sono ricoverati devono poter continuare a vedere il più possibile mamma e papà. Sono previsti anche altri principi come l’accesso dei bimbi alla terapia del dolore e alle cure palliative. ‘‘Il codice è un passo avanti significativo perché’ definisce i diritti irrinunciabili di salute per tutti i piccoli degenti-precisa Paolo Siano, presidente dell’associazione culturale pediatri- il testo dev’essere recepito in tutto il territorio del nostro Paese’’.

 
Adolescenti sempre più dipendenti da Rete, spopola ‘sindrome Hikikomori’

Cresce in Italia la web-dipendenza negli studenti tra gli 11 e 16 anni. Secondo le ultime rilevazioni, 240mila ragazzini e adolescenti italiani passano mediamente più di tre ore al giorno dinanzi al pc, e ormai sono sempre più diffusi disturbi gravi come la sindrome di Hikikomori (una sorta di isolamento sociale), prima presente solo in Giappone. A segnalare il fenomeno è la Fnomceo (Federazione italiana degli ordini dei medici) dal suo sito.
La sindrome di Hikikomori è una dipendenza che riguarda diversi adolescenti e si traduce in un isolamento sociale, caratterizzato dalla costante presenza sul computer dall’uscita di scuola fino a tarda notte. Presente in Giappone dalla seconda metà degli anni ottanta, dagli anni duemila si è diffuso anche in Usa e Europa. Questi bambini e adolescenti frequentano la scuola con un profitto sufficiente e poi vengono completamente assorbiti dalla realtà parallela, non hanno amici se non la playstation o il computer, e trascorrono 10-12 ore quotidianamente in una dimensione virtuale.
 
‘‘Purtroppo di questo le istituzioni italiane - rileva la Fnomceo - non sembrano preoccuparsi ed è un limite evidente, giacche’ la realtà sociale è fatta anche e soprattutto di queste problematiche’’. Questi adolescenti non sono autistici, ne’ soffrono di fobia scolare, secondo i medici: ‘‘il più delle volte riescono a raggiungere la sufficienza nelle materie scolastiche, confermando che frequentano l’ambiente didattico come una sorta di obbligo, e poi si ritirano dal mondo reale per calarsi completamente in quello virtuale’’. ‘‘E’ una delle forme emergenti di dipendenza che deve essere  affrontata e prevenuta innanzitutto attraverso la conoscenza del fenomeno che è ancora sottaciuto’’.


Sindrome di Down. Dal tè verde una molecola che potrebbe ridurre il deficit cognitivo

Uno studio italiano ha rilevato miglioramenti nella funzionalità bioenergetica mitocondriale, compromessa nella sindrome di Down, grazie ad una sostanza estratta dalla pianta. La molecola potrà essere utile nell’attenuare l’insorgenza di alcune gravi manifestazioni cliniche della sindrome.
Il tè verde, o meglio una molecola da esso estratto, potrebbe essere utile per migliorare il deficit cognitivo associato alla sindrome di Down: si tratta dell’epigallocatechina-3-gallato (Egcg), una molecola di origine naturale della famiglia dei polifenoli, che secondo uno studio condotto da ricercatori dell’Istituto di biomembrane e bioenergetica del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibbe-Cnr) di Bari potrebbe svolgere un’azione cellulare utile per ridurre alcuni fattori che concorrono ai sintomi della malattia. I risultati della ricerca sono pubblicati su ‘Biochimica et Biophysica Acta-Molecular Basis of Disease’.

Sono trascorsi più di 50 anni dall’individuazione della causa genetica della sindrome di Down (Ds), ovvero la presenza di una terza copia del cromosoma 21, ma i meccanismi molecolari mediante i quali tale alterazione genetica produce il quadro clinico della malattia sono ancora poco chiari. Di certo, nei pazienti aumenta lo stress ossidativo ed è fortemente compromessa la funzionalità mitocondriale, fattori importanti del deficit cognitivo associato a questa sindrome. Lo studio italiano compie oggi un avanzamento importante nella comprensione di tale processo: "Trattando con Egcg cellule della pelle (fibroblasti) e del sangue (linfoblastoidi, derivati dei linfociti), ottenute da soggetti Down in diverse fasi di sviluppo abbiamo osservato una riattivazione funzionale dei complessi respiratori mitocondriali, un incremento della produzione da parte dei mitocondri di adenosina trifosfato (Atp), cioè la principale fonte di energia cellulare, una diminuzione dei livelli di specie reattive dell’ossigeno (Ros) e un aumento del numero dei mitocondri.
L’alterata funzionalità mitocondriale nei pazienti sembrerebbe essere proprio una delle cause determinanti del deficit intellettivo e della neuro-degenerazione precoce che caratterizzano la malattia. Lo studio su questa molecola naturale "potrà essere utile nell’attenuare l’insorgenza di alcune gravi manifestazioni cliniche della sindrome, aiutando a migliorare le condizioni di vita dei pazienti", ha continuato Rosa Anna Vacca ricercatrice dello stesso Istituto. Tra l’altro, l’Egcg è disponibile in commercio, nota per le sue proprietà antitumorali e antinfiammatorie ed è già testata sull’uomo".
"In questo studio abbiamo inoltre individuato che tale molecola migliora notevolmente la funzionalità bioenergetica mitocondriale con un’azione selettiva su vie di segnalazione cellulare che abbiamo dimostrato essere compromesse nella sindrome di Down", ha poi concluso Vacca. "Questi risultati costituiscono pertanto una valida piattaforma sperimentale e teorica per applicazioni cliniche e propongono l’Egcg come possibile candidato per il trattamento di questa patologia. Nel prosieguo dello studio ci proponiamo di analizzare le performance bioenergetiche su modello animale per poi passare alla fase clinica".

 
Come curare il mal di testa ai piccoli?
Uno studio rivela che i farmaci “finti” hanno spesso la stessa efficacia di quelli veri

I prodotti placebo hanno la stessa efficacia, per le emicranie dei bambini, della maggior parte dei farmaci. Lo ha scoperta una ricerca condotta dalla Cleveland Clinic che è stata pubblicata sulla rivista JAMA Pediatrics. Lo studio conferma anche indirettamente una sensazione che quasi tutte le mamme hanno: i bambini stanno bene se sono sereni e felici. In caso contrario sono spesso sopraffatti dal mal di pancia, o dal mal di testa: se si tranquillizzano, con le coccole, con l’eliminazione della fonte di angoscia o anche grazie al placebo, il male passa.  Gli scienziati hanno scoperto che sono due farmaci per adulti contro l’emicrania riuscivano a ridurre effettivamente la frequenza delle emicranie meglio di un placebo nei bambini. E anche in questi casi l’effetto era molto piccolo.  In realtà in ogni caso nessun farmaco è stato ancora rigorosamente testato e approvato per prevenire l’emicrania nei bambini, così spesso i dottori prescrivono farmaci usati egli adulti. «Tutti i farmaci nella nostra analisi si sono mostrati efficaci nelle emicranie degli adulti ma hanno dato pochi benefici ai bambini» ha spiegato Jeffrey Jackson, che ha condotto lo studio. Nella ricerca, gli studiosi hanno esaminato 21 trial che confrontavano farmaci con placebo. Solo il topiramato e il trazodone mostravano di ridurre la frequenza delle emicranie nei bambini: gli altri medicinali preventivi, come la flunarizina, il propanolo e il valproato, non era di nessun aiuto.


Bimbi sottopeso, aumentano ma preoccupano meno degli obesi
 
(ANSA)  Il sottopeso nei bambini, in particolare quello legato a disturbi alimentari, viene difficilmente identificato dai pediatri inglesi, che non conoscono a fondo neppure le complicanze cliniche legate alla malnutrizione e alla rialimentamentazione di questo tipo di pazienti. Secondo un’indagine telefonica svolta dallo University College of London in 177 ospedali, infatti, solo la metà dei pediatri ha affermato di utilizzare l’indice di massa corporea (che prende in esame il rapporto tra peso e altezza) per valutare se un bambino o un adolescente sono sottopeso, come invece raccomanderebbero le linee guida internazionali, e in pochi hanno dimostrato di essere a conoscenza delle pericolose complicazioni legate alla malnutrizione ed all’eventuale rialimentazione. Un problema che ha fatto nascere tra i medici l’esigenza di richiedere un maggiore training su queste problematiche, sempre più diffuse e che per questo meritano maggiore attenzione. In Italia, come spiega il professor Mario De Curtis, Ordinario di Pediatria all’Universita’ La Sapienza di Roma, l’incidenza dei disturbi alimentari, primo fra tutti l’anoressia, che portano a problemi di sottopeso è in aumento, si presenta in età sempre più precoce e ha un’origine multifattoriale. Oggi l’attenzione verso questi problemi è maggiore anche grazie al ruolo dei pediatri di famiglia che indirizzano i ragazzi con disturbi alimentari dagli specialisti. "Fondamentale per la diagnosi precoce di sottopeso nei bambini e adolescenti con disturbi alimentari è da una parte il ruolo della famiglia, dall’altra, dal punto di vista medico, l’uso dei percentili e non quello dei valori assoluti di Bmi, come nell’adulto. "Se sovrappeso e l’obesità infantile sono problemi a cui si fa più frequentemente riferimento- conclude- quella del sottopeso derivato da disturbi alimentari è invece una problematica poco valutata e da approfondire. All’origine possono ad esempio esserci problemi psicologici, cattivi comportamenti alimentari familiari, usi distorti del cibo, che assumono a volte la forma di ricatti: ad esempio mangia e ti darò un’altra cosa in cambio".



Questa rubrica si propone di fornire notizie di interesse sanitario generale e brevi aggiornamenti dalla letteratura pediatrica “maggiore". Lo scopo è che il lettore abbia la sensazione di sfogliare un giornale scegliendo i titoli che più lo interessano: nessuna pretesa pertanto di sistematicità e di commento che va oltre il breve riassunto di quelli che sono i principali risultati e le possibili implicazioni pratiche o di ricerca. Si parla di opinioni di giornalisti, novità dalla letteratura, e come tali vanno lette: la storia ci insegna che ogni commento, ogni ultima novità, non va considerata una verità assoluta né applicata l’indomani, ma va presa come un aggiornamento da far maturare nel cassetto attendendo le conferme e i cambiamenti di opinione che solo il tempo e l’esperienza possono fornire. Questa premessa è anche un invito ai lettori a essere parte attiva della rubrica. Vi chiediamo di suggerirci articoli/news/pubblicazioni che avete avuto modo di leggere e che ritenete meritevoli di segnalazione (scrivete a valentina_aba@yahoo.it; brunoi@burlo.trieste.it; alessandra.perco@gmail.com.

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Bambini ammalati, ma non abbandonati.
Adolescenti sempre più dipendenti da Rete, spopola ‘sindrome Hikikomori’
Sindrome di Down. Dal tè verde una molecola che potrebbe ridurre il deficit cognitivo
Come curare il mal di testa ai piccoli?
Bimbi sottopeso, aumentano ma preoccupano meno degli obesi. Medico e Bambino pagine elettroniche 2013;16(2) https://www.medicoebambino.com/?id=NEWS1302_10.html