Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
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1Clinica
Pediatrica, IRCCS “Burlo Garofolo”, Trieste
2Redazione
di Medico e Bambino
Indirizzo
per corrispondenza: valentina_aba@yahoo.it;
brunoi@burlo.trieste.it;
alessandra.perco@gmail.com
![]() |
Il
cibo spazzatura non solo è accusato della epidemia di
obesità tra bambini e ragazzi, ma ora anche di causare una
pubertà troppo precoce
A
causa della diffusione del cibo cosiddetto spazzatura tra i
bambini, ora gli esperti lanciano anche l’allarme pubertà
precoce che nelle femmine può in alcuni casi arrivare già
all’età di 6 o 7 anni.
![]() Se
dunque nel 1860 l’età media della prima mestruazione
era di 16,6 anni, si è passati da 13,1 nel 1950 per
arrivare a 10,5 nel 2010. Oggi, secondo gli esperti, in certi
casi si è arrivati addirittura a 6 o 7 anni. Una
situazione che ha fatto scattare l’allarme dei pediatri e
degli scienziati che vedono in questo fenomeno non solo un
fattore di rischio per la salute, ma anche il rischio che aumenti
il numero di gravidanze indesiderate tra le adolescenti o, come
in questo caso, tra le bambine.
A
essere considerato un fattore predisponente non è solo la
maggiore fruizione di contenuti a sfondo sessuale che la società
moderna pone a troppo facile portata di mano delle nuove
generazioni – che ne usufruisce senza le limitazioni di un
tempo – ma anche un fattore che all’apparenza a poco
a che spartire: l’alimentazione e, nella fattispecie, il
cibo spazzatura.
A
mettere sull’avviso genitori e autorità sanitarie è
un nuovo studio condotto dalla dottoressa Marcia Herman-Giddens e
colleghi della University of North Carolina (Usa).
L’obesità
conseguente l’assunzione di cibo spazzatura che, al pari di
un’epidemia a livello globale sta mietendo sempre più
vittime tra i giovanissimi è l’imputato di primo
piano in quanto in grado di alterare gli ormoni del corpo che
sottendono alle funzioni sessuali. Il risultato che è i
ritmi e i tempi previsti dalla “natura” ne escono
sconvolti, e ci si ritrova così con bambine che hanno il
loro menarca a un’età troppo precoce.
Sebbene
l’età media sia ancora attestata tra i 9 e i 10
anni, ci sono già stati diversi inquietanti casi di
pubertà all’età di 6-7 anni e questo, secondo
gli esperti, è un fatto anormale perché se il corpo
mostra, per così dire, una maturità, è
chiaro che il cervello non va di pari passo. Il primo passo,
secondo gli scienziati, è quello di sensibilizzare i
cittadini sul problema e sulla necessità di seguire una
dieta bilanciata e corretta fin dall’infanzia. L’obesità,
il sovrappeso, possono essere l’anticamera di numerose e
serie malattie e, come scoperto, anche di una pubertà che
può arrivare davvero troppo presto.
La
ricerca del dialogo e dell'ascolto si confermano i principali
pilastri sui quali i genitori costruiscono il loro rapporto
educativo con i figli – rispettivamente per il 50% e per il
35% di essi. Tuttavia più di un quarto dei genitori
italiani ricorre allo schiaffo: lo fa o qualche volta al mese
(22%) – o quasi tutti i giorni (5%). A questi si aggiunge
un 49% che lo utilizza eccezionalmente.
In
generale un quarto di madri e padri italiani vede nel ceffone un
gesto con una valenza educativa. A fronte di ciò circa il
25% del totale dei genitori si rifiuta categoricamente di
ricorrere alle punizioni fisiche dei propri figli.
Sono
alcuni dei dati della nuova ricerca di Save the Children su “I
metodi educativi e il ricorso a punizioni fisiche”, della
nuova campagna “A mani ferme - Per dire ‘no’
alle punizioni fisiche nei confronti dei bambini". La
campagna si inserisce nell’ambito del progetto europeo
coordinato da Save the Children Italia "Educate, do not
punish" , ed è in collaborazione con la Società
italiana di pediatria (Sip) e l’Associazione nazionale dei
pedagogisti italiani (Anpe).
Educano
“alzando le mani” – seppure qualche volta nel
mese – il 22% dei genitori di bambini da 3 a 16 anni. Un
dato che, paragonato alla precedente ricerca di Save the
Children, mostra un aumento del ricorso allo schiaffo fra i
genitori con figli tra 6 e 10 anni (27% a fronte del 22% del
2009) e fra 11 e 16 anni (18% contro l’8%), mentre in
decremento l’uso del ceffone verso i bambini più
piccoli tra 3-5 anni (passato dal 38% del 2009 al 22% del 2012).
Capita invece quasi tutti i giorni di dare uno scapaccione ai
propri bambini rispettivamente al 5% dei genitori di figli fra 6
e 16 anni e al 3% di quelli con bambini tra 3 e 5 anni. Avviene
poi in casi eccezionali al 49% dei genitori di bambini da 3 a 10
anni e per il 51% di quelli con figli da 11 e 16 anni.
In
generale, i tre quarti dei genitori sono conviti che lo schiaffo
di per sé sia un gesto prevalentemente violento e non un
metodo da utilizzare sistematicamente nell’educazione dei
figli. Quando vi ricorrono è in situazioni eccezionali,
come extrema ratio laddove avendo già utilizzato altri
espedienti, non sanno più come comportarsi. Infatti tra le
principali motivazioni che spingono allo schiaffo, c’è
per quasi il 45% “l’esasperazione, lo spavento, la
reazione di un momento”, seguita da “il voler
segnalare in modo inequivocabile che si è superato un
limite estremo” per il 38% .
Per
quanto riguarda le conseguenze dello schiaffo sui bambini, non
sono considerate necessariamente negative: per quasi il 57% dei
genitori, dare uno schiaffo una volta ogni tanto non ha mai fatto
male a nessuno e per il 26% di essi addirittura può avere
un effetto benefico per renderli adulti educati.
Patologia
diffusa tra adottati da paesi est Europa
![]() Un
fenomeno, spiega Mauro Ceccanti, presidente della società
italiana Fasd (Fetal Alchol Spectrum Disorders),
importante anche per il numero crescente di adozioni dall'Est
Europa di bambini spesso figli di donne alcol-dipendenti.
L'associazione fra consumo di alcol in gravidanza e la sindrome
feto alcolica (Fas) è relativamente recente, risale a metà
del secolo scorso, ma le prime evidenze in letteratura medica,
risalgono solo al 1973.
Molto,
dunque, c'è ancora da fare, sottolinea Ceccanti, in
particolare sulla prevenzione, specialmente in un Paese come
l'Italia in cui la cultura del bere è radicata. Per questo
il 19 e il 20 novembre a Roma si sono riuniti, in Campidoglio, i
maggiori esperti della Fas per il primo congresso nazionale
organizzato da Sifasd (Società italiana sindrome Feto
alcolica). Tra i temi affrontati: la prevenzione e la diagnosi
precoce della Fas, le malattie congenite che ne derivano del
fegato e del cuore, il trattamento ma anche i differenti effetti
sul bimbo dalle differenti bevande alcoliche assunte dalla madre
in gravidanza.
A
Roma convegno europeo dei “nasi rossi”
![]() Presente
il ''papà'' dei clown in corsia, l'americano Michael
Christensen, che nel 1986 ha iniziato a far divertire con bolle
di sapone e altri giochi i bimbi del Babies Hospital di New York,
mentre in Italia uno tra i primi ad adottare la clownterapia, 15
anni fa, è stato l'ospedale pediatrico Meyer di Firenze.
Quello del clown ospedaliero è un vero e proprio mestiere,
ha spiegato Maria Baiada del Meyer: bisogna essere professionisti
dello spettacolo e poi avere un forte desiderio di aiutare gli
altri. Queste figure , ha aggiunto Carla Maria Carlevaris,
responsabile della ludoteca dell'ospedale '”Bambin Gesù”
di Roma, sono diventate sempre più importanti come
supporto non farmacologico alle terapie del dolore, soprattutto
''perché i piccoli ricoverati si sentono fragili, invasi
nel corpo e nello spazio vitale''.
Una
carenza di vitamina C in gravidanza può essere molto
pericolosa per il feto e causare danni irreversibili al cervello,
secondo uno studio
Una
carenza di vitamina C in gravidanza può danneggiare
seriamente lo sviluppo del cervello nel bambino. Un danno
irreversibile che non può essere corretto neanche se dopo
la nascita si integra la carenza di questa vitamina.
Tutte
le vitamine sono importanti per il buon funzionamento
dell’organismo, ognuna ha il suo ruolo e il suo peso
nell’equilibrio generale delle funzioni vitali e del corpo.
Tuttavia, ci sono vitamine la cui presenza, o mancanza, possono
avere effetti più o meno marcati: è il caso
della vitamina C che, se carente durante la gravidanza, può
danneggiare seriamente e in modo irreversibile il cervello del
bambino.
A
mettere sull’avviso tutte le future mamme è uno
studio pubblicato sulla rivista scientifica PLoS ONE, e condotto
dai ricercatori danesi dell’Università di
Copenaghen, che suggerisce come un inadeguato apporto di vitamina
C durante la gestazione metta in serio pericolo lo sviluppo
cerebrale nel feto.
La
carenza vitaminica è un male moderno. Così, dai
dati in possesso dei ricercatori, si scopre che almeno il 10-20%
degli adulti che vivono nei Paesi industrializzati presenta una
preoccupante carenza di vitamina C.
«Anche
una marginale carenza di vitamina C nella madre arresta lo
sviluppo dell’ippocampo fetale, l’importante centro
della memoria, del 10-15%, impedendo al cervello uno sviluppo
ottimale. Eravamo soliti pensare che la madre potesse proteggere
il bambino. Normalmente vi è un trasporto selettivo dalla
madre al feto delle sostanze di cui il bambino ha bisogno durante
la gravidanza. Tuttavia, ora sembra che il trasporto non è
sufficiente nel caso di carenza di vitamina C. Pertanto è
estremamente importante richiamare l’attenzione su questo
problema, che potenzialmente può avere gravi conseguenze
per i bambini colpiti».
Il
danno al cervello del neonato causato da un insufficiente apporto
di vitamina C, poi, non può essere rimediato, neanche se
al bambino viene somministrata la vitamina dopo la nascita,
scrivono gli autori dello studio.
Una
sigaretta in più, proprio mentre siamo al volante: niente
di più sbagliato, soprattutto se in macchina non siamo
soli. E non solo perché rischiamo di distrarci oltre il
dovuto: i nostri passeggeri, a causa del nostro vizio, rischiano
infatti di respirare inquinanti nocivi fino a dieci volte
superiori agli standard stabiliti dall'Organizzazione Mondiale
della Sanità per la qualità dell'aria, anche se i
finestrini sono aperti o l'aria condizionata accesa. E a
rimetterci in salute sono soprattutto i bambini, spiegano i
ricercatori scozzesi dell'Università di Aberdeen dalle
pagine della rivista Tobacco Control del Gruppo Bmj, «a
causa dei loro tassi di respirazione più veloce, il
sistema immunitario meno sviluppato e la loro incapacità
di allontanarsi dalla sorgente del fumo».
Diversi
sono i disturbi a cui il fumo passivo può dar vita nei
bambini, spiegano i ricercatori: tra i principali, morte
improvvisa del lattante, malattie dell'orecchio medio, sibili e
asma.
Potrebbero
andare in soffitta le iniezioni di insulina ed essere sostituite
da uno spray nasale. Il condizionale è d’obbligo
perché pur essendo stato realizzato, si è
dimostrato efficace nei test sulle cavie da laboratorio, ma non
ancora sull’uomo, per cui il percorso dell’innovazione
prima di arrivare ad essere utilizzata anche in campo umano,
potrebbe essere ancora lungo. Ma il primo passo è stato
fatto, grazie ai ricercatori inglesi della Sunderland University
che hanno realizzato questo spray che promette di essere ancor
più efficace rispetto al metodo tradizionale.
I
pazienti diabetici di tipo 1 sono costretti a fare una serie di
iniezioni durante il corso della giornata, anche 8 per la
precisione, che si riducono sensibilmente fino a dimezzarsi
utilizzando il microinfusore, per mantenere sotto controllo
i livelli di glucosio nel sangue che, se troppo alti, potrebbero
causare una serie di danni anche irreversibili ad altri organi
interni, e tra questi il cuore. Le iniezioni che, come
detto, sono frequenti, è possono essere decisamente
fastidiose per i soggetti diabetici, senza contare la qualità
della vita che viene ad essere decisamente compromessa, in quanto
si deve andare in giro portando sempre con se il necessario per
l’iniezione, oltre che l’apparecchio per le
necessarie misurazioni.
Lo
spray in questione, invece, almeno nella sua prima fase di
sperimentazione animale, sembra essere attivo per 24 ore, per cui
il suo utilizzo si ridurrebbe ad una volta nell’arco della
giornata, con notevole sollievo per i pazienti, non più a
fare la parte dei puntaspilli.
Vi è
solo da appurare , e certamente non è cosa di poco conto,
se una terapia del genere è compatibile con l’uomo,
anche in considerazione del fatto che una volta nebulizzato nelle
narici, il farmaco si trasforma in un gel che riscaldatosi a
contatto con la mucosa nasale, vi aderisce e rilascia i suoi
principi attivi che vengono assorbiti direttamente dalla mucosa
stessa e immessi nel circolo sanguigno.
Uno
studio italiano identifica ammine, ftalati, piombo e formaldeide
Bocciati
dai dermatologi gli slip femminili destinati alla pelle
sensibile, i pigiamini per bebè di età inferiore ai
37 mesi e le tute da ginnastica per bambini. Un nuova indagine a
campione condotta dalla Associazione internazionale di
ecodermatologia (Skineco) e presentata all'87esimo congresso
della Società italiana di dermatologia (Sidemast) in corso
a Roma fino al 24 novembre, attesta la presenza di ammine
aromatiche cancerogene, ftalati, nichel, piombo e formaldeide in
tessuti destinati ad andare a contatto con pelli particolarmente
sensibili come quelle dei bambini e le zone intime femminili.
''Abbiamo
condotto l'analisi con il laboratorio Chelab di Treviso,
riconosciuto dal Ministero della salute per la valutazione dei
farmaci e dei dispositivi medici e con il centro COT, un
laboratorio specializzato in analisi di tessuti e i risultati
sono evidenti. I campioni, acquistati nelle farmacie, nelle
sanitarie e nei negozi specializzati in modo random hanno
rivelato la presenza di inquinanti ambientali fuori norma e, con
una ulteriore indagine condotta in vitro, anche una attività
citotossica per le cellule cutanee'' spiega Maria Concetta Pucci
Romano, dermatologa, vicepresidente Skineco e direttrice dello
studio che sarà pubblicato su Archives of Dermatology.
Al
congresso di Roma i dermatologi denunciano anche un aumento delle
patologie croniche della pelle che oggi hanno una incidenza di
oltre il 10 % sulla popolazione italiana, dalla psoriasi alla
dermatite atopica alla vitiligine a causa dell'ambiente e dello
stile di vita. ''Oltre al substrato genetico che è rimasto
costante negli anni e non è responsabile quindi
dell'evidente incremento dei problemi della pelle vanno
considerati fattori esogeni ed epigenetici, legati cioè
allo stile di vita ed all'inquinamento'' sottolinea Mauro
Picardo, direttore del laboratorio di fisiopatologia cutanea e
del centro di metabolomica al San Gallicano di Roma.
Studio
svedese su oltre un milione di giovani
Più
forti sono i muscoli quando si è adolescenti, maggiore è
l'aspettativa di vita di un individuo. Lo rivela uno studio
svedese su oltre un milione di adolescenti condotto da Finn
Rasmussen del Karolinska Institutet di Stoccolma, pubblicato sul
British Medical Journal. La forza dei muscoli, dunque, pesa molto
sul rischio di morte prematura (prima dei 55 anni), quanto
fattori di rischio quali ipertensione e obesità.
Il
suicidio è risultato la prima causa di morte (22,3%), a
seguire figurano il cancro (14,9%) e le malattie cardiovascolari
(7,8%). All'inizio dello studio i ricercatori hanno misurato la
forza muscolare dei giovani con tre test standard e hanno
rilevato che maggiore essa risultava, minore era il rischio
individuale di morte prematura. Una notevole forza muscolare è
associata a un rischio di morte per ogni causa ridotto del
20-35%.
Gli
adolescenti più forti hanno anche un rischio ridotto del
20-30% di morte per suicidio, segno che la forza fisica rende
meno vulnerabile anche la salute mentale. Lo studio è
importante perché indica una strada percorribile per
prevenire la mortalità: al pari della lotta a obesità
e ipertensione, concludono gli esperti, anche incentivare gli
adolescenti alla pratica regolare dello sport può
allungare la vita. |
Questa
rubrica si propone di fornire notizie di interesse sanitario generale
e brevi aggiornamenti dalla letteratura pediatrica “maggiore".
Lo scopo è che il lettore abbia la sensazione di sfogliare un
giornale scegliendo i titoli che più lo interessano: nessuna
pretesa pertanto di sistematicità e di commento che va oltre
il breve riassunto di quelli che sono i principali risultati e le
possibili implicazioni pratiche o di ricerca. Si parla di opinioni di
giornalisti, novità dalla letteratura, e come tali vanno
lette: la storia ci insegna che ogni commento, ogni ultima novità,
non va considerata una verità assoluta né applicata
l’indomani, ma va presa come un aggiornamento da far maturare
nel cassetto attendendo le conferme e i cambiamenti di opinione che
solo il tempo e l’esperienza possono fornire. Questa premessa è
anche un invito ai lettori a essere parte attiva della rubrica. Vi
chiediamo di suggerirci articoli/news/pubblicazioni che avete avuto
modo di leggere e che ritenete meritevoli di segnalazione (scrivete a
valentina_aba@yahoo.it;
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