Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
M&B Pagine Elettroniche
Striscia... la notizia
1Clinica
Pediatrica, IRRCS “Burlo Garofolo”, Trieste
2Redazione
di Medico e Bambino
Indirizzo
per corrispondenza: valentina_aba@yahoo.it;
brunoi@burlo.trieste.it;
alessandra.perco@gmail.com
![]() |
![]() I cibi
grassi sono per il nostro organismo come una droga. Non è
un semplice modo di dire, ma il risultato di uno studio condotto
da ricercatori del dipartimento Drug Discovery and Development
dell'Istituto Italiano di Tecnologia e pubblicato oggi sui
Proceedings of the National Academy of Sciences. Il team ha
identificato infatti il meccanismo biologico che rende così
piacevoli, per il palato e per il cervello, i cibi grassi e che
vede coinvolti gli endocannabinoidi, sostanze prodotte
naturalmente dal corpo umano, ma che devono il proprio nome al
fatto che il THC, il principio attivo della Cannabis, ne mima gli
effetti. È in questo modo che nasce la sensazione di
desiderio per i cibi che sono all'origine dell'epidemia di
obesità.
Dallo studio, tuttavia, arriva una buona notizia di quasi immediata applicazione clinica: i ricercatori hanno osservato che un antagonista del recettore CB-1 (rimonabant) fa sì che il bisogno di ingestione dei grassi diminuisca. Si
chiama binge drinking la sbornia di ultima generazione tra i
ragazzi e consiste nel bere una grande quantità di alcol
molto velocemente per ubriacarsi il prima possibile. Già da
sola sarebbe sufficiente a fare danni gravissimi nell'organismo
dei più giovani. Tuttavia, se la cattiva abitudine viene
perseguita in presenza di obesità o di altri disturbi
tipici della sindrome metabolica che comportano il problema del
fegato grasso, la pratica diventa una vera e propria bomba a
orologeria in grado di accorciare sensibilmente l'aspettativa di
vita.
È quanto emerge da uno studio condotto dall'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e pubblicato sulla rivista Alcohol and Alcoholism, che ha preso in esame l'associazione e l'amplificazione dei danni al fegato generati da alcool e obesità insieme. Secondo le ultime statistiche dell'Istituto superiore di sanità, in Italia, a darsi alla bottiglia sin dalla tenera età è il 42% dei ragazzi e il 21% delle ragazze minorenni. L'alcool seduce anche i bambini: 18 su 100 tra i minori di 16 anni hanno adottato almeno un comportamento a rischio alcool-correlato. ![]() La SIPPS rassicura tutti i genitori, precisando che il ceppo batterico che sta preoccupando l'Europa ha finora colpito, nel 90% dei casi, adulti in età superiore ai 20 anni. La terribile complicanza rappresentata dalla Sindrome Uremico-Emolitica ha coinvolto soltanto eccezionalmente soggetti in età infantile, contrariamente a tutta la casistica riportata nella letteratura, dove si dimostra come i più colpiti da patologie analoghe siano generalmente i bambini di età inferiori ai 5 anni. A tutt'oggi è stato registrato un solo caso letale, che ha riguardato un bambino di 2 anni d'età. Il
sonno dei più piccoli sembrerebbe essere messo a dura prova
dall'abitudine di guardare la tv, giocare ai videogames e navigare
in rete prima di dormire. A sostenerlo, i ricercatori
del Seattle Children's Research Institute (Stai Uniti) in uno
studio pubblicato su Pediatrics. La ricerca ha coinvolto seicento
bambini tra i tre e i cinque anni e ha dimostrato come i bambini
che assistono a programmi violenti durante il corso della giornata
o che prima di dormire guardano la tv, navigano in rete o giocano
ai videogames, siano più inclini a sviluppare disturbi del
sonno. Michelle Garrison, coordinatore dello studio, consiglia ai
genitori di preferire per i più piccoli contenuti
multimediali non violenti ed evitare «che i piccoli
assistano a qualsiasi spettacolo a partire da un'ora prima di
andare dormire».
![]() ![]() MILANO
- Il sessanta per cento dei bambini italiani viaggia in automobile
senza essere stato messo sul seggiolino. Forse i genitori al
volante non sanno che gli incidenti stradali sono la prima causa
di morte nella fascia d'età fra i 5 e i 14 anni. Solo nel
2009, secondo gli ultimi dati Aci/Istat, in media è morto
un bimbo di quell'età ogni cinque giorni. Per questo il
nuovo Codice della strada (articolo 172) impone l'obbligo di
utilizzarli ed è severo con gli indisciplinati. La multa,
infatti, arriva sino a 306 euro e la sottrazione di cinque punti
dalla patente. Non conviene fare i «pirati». Se si
ricommette l'infrazione, entro due anni dalla prima, scatta la
sospensione del permesso di guida fino a 2 mesi.
Le
autorità della salute e ambientali canadesi stilano la top
5 dei possibili pericoli casalinghi e danno i consigli da seguire
per rendere più sicuro l'ambiente domestico. A partire da
polvere, plastica, detersivi, vernici e, in cucina, il pesce
L'ultima campagna di sensibilizzazione arriva dalle autorità della salute ed ambientali canadesi, la Canadian Partnership for Children's Health and Environment , che indicano una "top five" dei fattori di rischio inquinamento chimico in casa, raccomandando le buone norme da seguire per proteggere i più piccoli nel loro habitat quotidiano.
Una
percentuale ormai largamente maggioritaria degli adolescenti di
tutto il mondo non utilizza mai (o addirittura non sa utilizzare)
la scrittura in corsivo. Si tratta di una normale evoluzione della
comunicazione umana oppure di un imbarbarimento? Quello che è
certo è che il fenomeno è sempre più
evidente: Jimmy Bryant, docente alla Central Arkansas University,
racconta che quando chiede in aula di alzare la mano a chi scrive
abitualmente in corsivo, nessuno studente ‒ ormai da anni ‒
risponde. Colpa del minor tempo dedicato dai docenti delle scuole
primarie a insegnare la scrittura in corsivo: questa è
l'accusa. La grafologa di Tucson Heidi H. Harralson ha notato un
trend evidentissimo: la qualità della scrittura in corsivo
della gente sta calando vistosamente e inesorabilmente. “Mi
capita sempre più spesso di analizzare scritture in corsivo
inconsistenti e poco comprensibili. Per fare un esempio, tutti
firmiamo in corsivo: ebbene, le firme tendono a essere sempre più
spesso astratte, semplicistiche, illeggibili”. “La grafia
corsiva è un linguaggio dell'anima, diversifica, rende
unici. Ed è invece proprio di questo che i giovani sembrano
avere paura, preferendo nascondersi dietro l' omologazione dello
stampatello”, spiegava qualche anno fa al quotidiano La
Repubblica la pedagogista clinica Giuliana Ammannati.
Dovremo
allora dire addio alla calligrafia, alla bellezza struggente di
certi corsivi? Sarà pure il progresso, ma non è
anche la fine di un'arte?” si domanda Richard S. Christen
dell'University of Portland
Fonte:
Zezima K. The case for cursive. The New York Times 27/04/2011.
|
Questa
rubrica si propone di fornire notizie di interesse sanitario generale
e brevi aggiornamenti dalla letteratura pediatrica “maggiore".
Lo scopo è che il lettore abbia la sensazione di sfogliare un
giornale scegliendo i titoli che più lo interessano: nessuna
pretesa pertanto di sistematicità e di commento che va oltre
il breve riassunto di quelli che sono i principali risultati e le
possibili implicazioni pratiche o di ricerca. Si parla di opinioni di
giornalisti, novità dalla letteratura, e come tali vanno
lette: la storia ci insegna che ogni commento, ogni ultima novità,
non va considerata una verità assoluta né applicata
l'indomani, ma va presa come un aggiornamento da far maturare nel
cassetto attendendo le conferme e i cambiamenti di opinione che solo
il tempo e l'esperienza possono fornire. Questa premessa è
anche un invito ai lettori a essere parte attiva della rubrica. Vi
chiediamo di suggerirci articoli/news/pubblicazioni che avete avuto
modo di leggere e che ritenete meritevoli di segnalazione (scrivete a
valentina_aba@yahoo.it;
brunoi@burlo.trieste.it;
alessandra.perco@gmail.com.
Vuoi citare questo contributo?