L'infanzia
dovrebbe essere senza alcol
I
giovani non dovrebbero bere alcol almeno fino all'età di 15
anni, dice la nuova guida del Chief Medical Officer per
l'Inghilterra. Se i giovani dai 15 ai 17 anni bevono alcol, lo
dovrebbero fare per un giorno solo a settimana e soltanto in
presenza di un genitore o di un tutore in un ambiente controllato.
Scoperto
l'interruttore dell'obesità
E’
stato scoperto dai ricercatori di 4 atenei americani
l'interruttore dell'obesità. Si tratta di un
meccanismo molecolare che controlla il dispendio energetico nei
muscoli e aiuta a limitare l'eccesso di peso.
Secondo
gli scienziati della Mayo Clinic, che hanno lavorato insieme a
colleghi dell'Università dell'Iowa, del Connecticut e della
New York University, questo studio potrebbe portare a un nuovo
approccio nel trattamento dell'obesità. Il meccanismo
'salva-energia', spiegano gli studiosi su 'Cell Metabolism', è
controllato dai canali del potassio Atp-sensibili (canali K-Atp).
L'Atp (adenosintrifosfato) è l'energia circolante utilizzata
dalle cellule nell'organismo. Questi particolari canali possono
percepire il livelli di Atp e regolare di conseguenza la
performance di cuore e scheletro. Negli esseri umani l'eccesso di
energia derivato dai cibi viene conservato sotto forma di grassi,
che possono essere trasformati in Atp in base alle necessità.
Gli
scienziati hanno spiegato che eliminando i canali Katp si
costringe il corpo a usare l'energia in modo meno efficiente, in
pratica consumandone di più e conservandone di meno. Così si
riduce l'accumulo di chili di troppo anche in chi segue una dieta
iper-carlorica. Per verificare la fondatezza della loro ipotesi,
gli scienziati americani hanno studiato le reazioni di alcuni
topolini transgenici, in cui i canali Katp erano stati disattivati
nell'intero organismo o a livello muscolare. Gli studiosi hanno
confrontato questi animali con un gruppo di coetanei normali,
scoprendo che a 5 mesi di vita i topi Ogm erano più magri degli
altri, e conservavano la loro linea invidiabile per tutta la vita.
Secondo
i ricercatori l'interruttore molecolare è dunque un bersaglio
promettente per combattere l'accumulo di chili di troppo negli
obesi.
Bevande
energetiche per bambini ed adolescenti
Le
bevande energetiche sono diventate popolari tra i giovani
consumatori. La chiave è stata un marketing intelligente,
con le aziende che giocavano sulle associazioni con il pericolo,
la potenza e la cultura giovanile. L'affare dell'"energia
liquida" è cresciuto esponenzialmente, con circa 200
marche di bevande energetiche disponibili in più di 140
paesi. Le bevande energetiche rappresentano un segmento in rapida
espansione dell'industria delle bevande ed il 31% dei giovani tra
12 e 17 anni hanno detto di consumare regolarmente questo tipo di
bevanda
Screening
del portatore, incidenza della fibrosi cistica e decisioni
difficili
Gli
esperimenti non pianificati, non controllati e non in cieco
pongono delle tremende sfide analitiche quando sono trattati come
studi retrospettivi, ma in quelle occasioni in cui i bias sono
controllati con successo, i risultati possono essere informativi.
In questo numero di JAMA, Castellani et al. presentano la loro
analisi di un esperimento così naturale, mettendo a
paragone l'incidenza della fibrosi cistica da regioni adiacenti
nel Nord Italia che hanno utilizzato diversi approcci per la
scoperta dei portatori.
Effetto
protettivo dell'allattamento al seno nel tasso di recidiva
post-parto in madri con sclerosi multipla
L'articolo
recente di Langer-Gould et al. ha analizzato il rischio di
recidiva di 29 madri con sclerosi multipla (SM) che hanno
allattato esclusivametne al seno per almeno 2 mesi (gruppi, 8, 5,
4 e 0-13 mesi) vs. quelle che non hanno allattato esclusivamente
al seno. È stata descritta una riduzione statisticamente
significativa del rischio di recidiva nel gruppo dell'allattamento
al seno. Gli Autori affermano che il campione troppo piccolo è
stato la limitazione principale dello studio.
Lo
sport contrasta l’invecchiamento: ora c'è la prova a
livello cellulare
L’esercizio
fisico praticato con costanza inibisce l'accorciamento dei
«telomeri».
MILANO
- Un’attività fisica vigorosa e di lungo termine
contrasta l’invecchiamento a livello cellulare. Un effetto
reso possibile dall’azione esercitata sui telomeri, le
sequenze di Dna che proteggono come dei cappucci le estremità
dei cromosomi.
I
TELOMERI - Lo hanno scoperto i ricercatori della Saarland
University di Homburg (Germania), secondo i quali un esercizio
intenso può prevenire l’accorciamento dei telomeri,
che invecchiando si restringono provocando la morte delle cellule.
Paragonati alle punte di plastica che tengono assieme le estremità
delle stringhe nelle scarpe, i telomeri hanno infatti un ruolo
chiave nei meccanismi dell’invecchiamento e proprio
quest’anno sono stati portati alla ribalta dal Nobel per la
medicina, assegnato a Elizabeth Blackburn, Carol Greider e Jack
Szostak.
LA
RICERCA - Ora la ricerca tedesca – pubblicata sulla rivista
Circulation – scopre che esiste un modo naturale per
mantenere la lunghezza dei telomeri, producendo un effetto
anti-età: lo sport praticato per anni. In sintesi, il team
di studiosi ha misurato l’estensione di questi «cappucci»
nei campioni di sangue prelevati a un gruppo di sportivi
professionisti, comparandoli a quelli di persone della stessa età
e in buona salute, non fumatori.
EFFETTO
ANTI-ETÀ - Il risultato è che il training di lungo
termine attiva la telomerasi, un enzima che frena l’accorciamento
dei telomeri nelle cellule esaminate (leucociti o globuli
bianchi). Nello studio la perdita di telomero era particolarmente
ridotta negli atleti più anziani, che avevano fatto
esercizio per molti anni. «È la prova diretta
dell’effetto anti-invecchiamento dell’esercizio
fisico», ha dichiarato Ulrich Laufs, uno degli autori dello
studio.
«Ragazzi
a letto alle dieci per vivere felici»
La
generazione dei «super-gufi» e l’allarme
depressione lanciato negli Usa.
il
debito di sonno rende più irritabili e fa calare il
rendimento scolastico»
Per
mandare a letto presto i figli di YouTube e Facebook, forse, è
sempre meglio affidarsi a Jim Morrison convinto che, per merito
dei sogni, nel sonno è possibile trovare quello che il
giorno non può dare. I genitori più coraggiosi,
però, d’ora in avanti possono appellarsi anche a
mister James E. Gangwisch, psichiatra del Columbia University
Medical Center di New York, sicuro che ritardare troppo l’ora
di coricarsi può portare alla depressione. Lo dimostrano i
risultati del suo studio appena pubblicato dalla r i v i s t a sc
i e n t i f i c a Sleep. Vecchi (e bei!) tempi quelli del
Carosello che, con gli sketch comici tra le 20.50 e le 21, faceva
scattare il coprifuoco per i più piccoli di casa. «Oggi
gli adolescenti hanno già perso in media un’ora e
mezzo di sonno rispetto a mamma e papà - ricorda Claudio
Mencacci, ai vertici della Società italiana di psichiatria
-. Sotto la spinta degli stimoli di Internet & Co., i
giovanissimi ingaggiano una lotta continua con l’orologio
biologico per chiudere gli occhi il più tardi possibile».
IL
SONNO PERDUTO - È il sonno perduto dei ragazzi che
adesso gli esperti mettono più che mai sotto accusa. Per
gli studiosi del Columbia University Medical Center i
super-gufi, come vengono definiti i figli della generazione
sveglia di notte e assonnata di giorno, corrono il 24% in più
di rischi di soffrire di disturbi depressivi e hanno perfino il
20% in più di probabilità di covare pensieri
suicidi. Il termine di paragone è con i coetanei che vanno
a letto non più tardi delle 10 di sera. L’indagine è
stata condotta su 15.659 adolescenti tra i 7 e i 12 anni. A letto
presto, insomma, contro la depressione. Ma non solo: «Il
debito di sonno rende più irritabili, fa diminuire il
rendimento scolastico, favorisce l’uso di stimolanti e di
comportamenti aggressivi», sottolinea Luca Bernardo,
primario di Pediatria al Fatebenefratelli di Milano e coordinatore
della Commissione per la prevenzione del disagio e del bullismo
voluta dal ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini.
Per scongiurare i guai con la salute psicofisica ci vogliono 8
(meglio ancora 9) ore di sonno. Un numero difficile, però,
da trovare nella pratica quotidiana. I giovanissimi sono stressati
per il poco riposo soprattutto per colpa di tv, computer e
cellulari accesi fino a tardi: è quanto ribadito lo scorso
luglio dai ricercatori della Drexel University di Philadelphia.
Del resto, dall’indagine- pubblicata su Pediatrics,
la rivista ufficiale dell’American Academy of Pediatrics
- emerge che ormai il 66% dei teenagers ha la televisione in
camera da letto. «È un circolo vizioso pericoloso -
spiega il neurologo Lino Nobili alla guida del Centro per la cura
dei disturbi del sonno dell’ospedale milanese Niguarda.
DEPRESSIONE
- Andare a letto tardi favorisce la depressione, ma nello
stesso tempo chi è già portato a soffrirne tende a
non addormentarsi mai». Ma i metodi brutali servono a poco.
L’avvertimento arriva dalla psicologa infantile Silvia
Vegetti Finzi: «I genitori sono chiamati a dare soprattutto
il buon esempio. È importante, per dire, che l’orario
della cena non sia troppo posticipato, anche se spesso si torna a
casa tardi per motivi di lavoro. Le abitudini corrette, poi, vanno
insegnate con pazienza quando i bimbi sono ancora piccoli».
Insiste Mencacci: «La voglia di vivere tutto e subito è
tipica dell’adolescenza. Il vero insegnamento da tramandare
ai figli, allora, è di non avere paura del futuro e di non
bruciare la gioventù. Così magari si convincono
anche a riposare di più». Godersi momento per
momento, sembra il segreto suggerito dagli esperti, anche con la
testa sul cuscino e gli occhi chiusi. Buonanotte, dunque, anche ai
babycibernauti.
Simona
Ravizza
Allergie:
curare la pelle per prevenire quelle respiratorie
La
dermatite atopica durante l'infanzia può essere «la
porta» per gli agenti sensibilizzanti
La
causa delle allergie? Potrebbe essere nella pelle: le sue
alterazioni strutturali favorirebbero la penetrazione
nell’organismo di molecole sensibilizzanti che
provocherebbero la allergie. L'idea, nuova, è quindi che
chi è allergico nasce in realtà con una
predisposizione alla dermatite atopica e alle varie allergie ma è
a causa della dermatite che le persone predisposte si
sensibilizzano e iniziano a produrre gli anticorpi IgE in eccesso,
caratteristici delle reazioni allergiche. Curare adeguatamente la
dermatite quindi potrebbe in teoria evitare l’insorgenza
delle allergie. La tesi è espressa in una sintesi delle più
recenti ricerche in proposito, pubblicata sull’autorevole
«The New England Journal of Medicine».
LA
PELLE «PORTA» DEGLI ALLERGENI -
«Il meccanismo con cui si diventa allergici ai pollini o
agli acari della polvere coinvolge direttamente la nostra pelle –
ha spiegato Carlo Mazzatenta, consigliere ADOI - U.O. Dermatologia
Ospedale di Lucca- in occasione del 48° Congresso
dell’Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani
(ADOI), che si è recentemente Venezia. «Nei pazienti
con dermatite atopica, che si manifesta con cute arrossata e
pruriginosa, si può infatti osservare una alterazione
ereditaria delle cellule epidermiche cui consegue una parziale
destrutturazione della pelle, che perde la sua naturale integrità
e si presenta secca e desquamante». Ciò favorisce
infiammazione e prurito anche dopo stimoli leggeri, come indossare
indumenti di lana, esporsi a vento o freddo, oppure lavarsi con
detergenti aggressivi. «La conseguenza più importante
di questa alterazione strutturale –prosegue Mazzatenta- è
che può favorire la penetrazione nell’organismo degli
allergeni, cioè di quelle molecole che, in pazienti
predisposti, inducono il sistema immunitario a produrre un eccesso
di anticorpi di un particolare tipo (IgE) che sono poi
responsabili della comparsa di manifestazioni allergiche come la
rinite o l’asma allergica». «La dermatite
atopica colpisce soprattutto nelle aree industrializzate
–sottolinea Patrizio Mulas, Presidente Emerito ADOI –
Nelle città si riscontra il triplo dei casi, con una
prevalenza dal 15 al 30% tra i giovani e fino a un adulto su
dieci. Di solito la malattia inizia nella prima infanzia: il 45%
nei primi sei mesi di vita, il 60% nel primo anno e l’85%
prima dei 5 anni di età. In genere ha una spontanea
remissione prima della adolescenza in oltre il 70 % dei casi. In
molti casi la presenza della dermatite anticipa però la
comparsa delle allergie respiratorie.
CURARE
LA PELLE PER PREVENIRE PROBLEMI RESPIRATORI - Alla luce di questa
nuova visione del problema allergie, «logica conseguenza è
che il prendersi cura della pelle fin dal primo manifestarsi della
dermatite, migliorandola e "ristrutturandola" con
adeguate terapie, oltre a eliminare il rossore e il prurito, può
essere un atto di prevenzione della insorgenza di allergie
–conclude Mazzatenta- Peraltro queste ricerche spiegano
anche perché non sempre la dermatite atopica si associa
alle allergie; infatti, mentre la dermatite dipenderebbe
direttamente dalle alterazioni di struttura della epidermide la
comparsa delle allergie sarebbe conseguenza di una ulteriore
predisposizione a produrre anticorpi in eccesso presente solo in
alcuni pazienti».
Frutta
bio a scuola. Stanziati i fondi per il progetto “Scuola e
cibo”
[Bioagricultura
Notizie] Anno VII, Numero 44, 18 dicembre 2009
Frutta
fresca a merenda. La frutta a scuola è peraltro un modo per
formare futuri e nuovi consumatori di prodotti freschi e di
territorio" con queste parole il Ministro della Pubblica
Istruzione Mariastella Gelmini ha annunciato lo stanziamento dei
fondi per il progetto "Scuola e Cibo". "Scuola e
Cibo" è una prospettiva nata in collaborazione con
Coldiretti e un comitato di esperti guidato dal medico dietologo
Giorgio Calabrese che ha lo scopo di far entrare in modo sempre
più persuadente il concetto di poter (e dover) scegliere un
frutto come merenda. Le risorse stanziate e ammortizzate mediante
un finanziamento europeo, sono pari a 1,5 milioni di euro che
verranno impiegati anche per installare capillarmente i
distributori di frutta biologica all'interno delle strutture
scolastiche con lo scopo di sostituire, quasi completamente, le
vecchi macchinette di snack e dolciumi vari. L'obiettivo - come
affermato dalla Coldiretti - è "fermare la vendita
delle merendine e dei dolci nelle scuole a favore di alimenti
locali, freschi e sani come spremute, frutta e verdura di stagione
anche da sgranocchiare e in grado di assicurare senso di sazietà
e garantire un adeguato apporto idrico può contribuire a
sconfiggere i problemi di eccesso di peso e obesità" e
forse l'introduzione di macchine vendi - frutta non sembra affatto
una cattiva idea. Il problema della cattiva alimentazione è
proprio più marcato nella fascia di età che va dai 6
agli 13 anni, quella cioè legata specificatamente al
periodo della scuola elementare. Uno studio dell'Ististuto
Superiore di Sanità, a tal proposito, mette in luce dati
davvero poco rassicuranti: la percentuale di obesità
infantile nel nostro Paese è passata in meno di 10 anni dal
9% al 12,5% e, nell'età che va dai 6 ai 13 anni, i bambini
in sovrappeso sono addirittura il 24%. La regione che detiene il
primato è la Campania - in particolare Napoli - dove un
bimbo su cinque è obeso. Per questo motivo "Scuola e
Cibo" rappresenta una speranza di riuscire a far cambiare
rotta ad un paese emblema della dieta mediterranea e della
corretta alimentazione che, però, ultimamente sembra aver
smarrito la giusta rotta. Un sistema nutrizionale, quello
italiano, che è arrivato alla "frutta" e ora -
paradossalmente - con la frutta cerca di tornare a norma. Siamo la
nazione nel mondo nella quale per antonomasia si mangia meglio. A
quanto pare ce lo stiamo scordando. (greenme.it)
Fnomceo:
siamo medici di tutti
"Il
medico è deve essere il segno e il simbolo concreto di
accoglienza, solidarietà, vicinanza e risposta ai bisogni".
Per gli immigrati, come per tutti gli altri cittadini. "Deve
essere questo, altrimenti si creano cortocircuiti che mettono a
rischio la vita delle persone e non fanno onore ai grandi valori
su cui si basa la professione". A dirlo è il
presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo)
Amedeo Bianco commentando la vicenda della donna di origine
marocchina, morta a Mantova e vegliata dalla figlia di 5 anni, che
non si era rivolta al medico per paura di perdere il lavoro. La
vicenda della donna, che ha continuato a lavorare nonostante
malesseri accusati, anche se non si conoscono i motivi per i quali
ha rinunciato a curarsi, "deve far riflettere sulla necessità
di evitare che i medici e le strutture sanitarie abbiano un ruolo
fiscale o addirittura repressivo. Abbiamo sempre visto la
diffusione di idee del genere come un pericolo perché
possono portare a evitare le cure con un rischio sia per la salute
individuale che collettiva". Bisogna evitare, quindi, tutte
quelle norme e normative che vorrebbero fare del medico un
burocrate sotto l'aspetto fiscale e repressivo. E "serve
anche una giusta comunicazione su quale deve essere il ruolo del
medico", aggiunge Bianco. Comunicazione che probabilmente ha
funzionato per quanto riguarda la non obbligatorietà di
denuncia da parte dei sanitari del reato di clandestinità.
"Non si sono registrati infatti cali di richieste a medici e
pronto soccorso da parte di irregolari", dice Bianco, ma la
vicenda di Mantova mette l'accento sulla necessità di fare
molta attenzione a temi che potrebbero incrinare la fiducia verso
il sistema sanitario e i suoi rappresentanti. "È terribile
che in un Paese civile come il nostro, nel 2010 ci siano ancora
persone che non si rivolgono a un medico o a una struttura
sanitaria per paura. Se così è, abbiamo molti passi
avanti, in termini di civiltà, da fare. È inconcepibile",
conclude Bianco.
Scuola:
dal 2011 tetto di presenze per gli alunni stranieri
Dal
ministero dell'Istruzione una nota a tutte le scuole d'Italia:
"Limite del 30% per gli studenti immigrati". Il
provvedimento sarà graduale a partire dal prossimo anno.
Porre
un freno alle aule 'ghetto', quasi
interamente
composte da bambini che non parlano l'italiano, per far
riappropriare la scuola della sua valenza di luogo dove far
convivere e interagire le differenze. È tutta in questo
assunto la motivazione alla base della nota inviata dal ministero
dell’Istruzione agli istituti scolastici italiani,
contenente "indicazioni e raccomandazioni per l'integrazione
degli alunni con cittadinanza non italiana".
Il
provvedimento, che entrerà in vigore
gradualmente
dal 2011, prevede infatti che gli studenti stranieri potranno
essere al massimo il 30% in ciascuna aula. "Stabilire un
tetto - ha precisato la titolare del dicastero Mariastella Gelmini
- è un modo utile per favorire l'integrazione, perché
grazie a questo limite si evita la formazione di 'classi ghetto'
con soli alunni stranieri". La novità, scondo quanto
precisato, verrà introdotta iniziando dalle classi prime
sia della scuola primaria che dela scuola secondaria di I e II
grado.
La
nota del Ministero, che ha ribadito anche come i minori stranieri
siano soggetti all'obbligo d'istruzione e le modalità di
iscrizione siano le stesse previste per i minori italiani, ha
posto l'accento sulle modalità specifiche di attuazione del
provvedimento: per evitare concentrazioni di iscrizioni di alunni
stranieri si dovranno in primis realizzare accordi di rete tra le
scuole e gli enti locali. Tuttavia, gli uffici scolastici
regionali, di intesa con gli enti territoriali, potranno
autonomamente definire quanti bambini stranieri per classe si
potranno iscrivere alle scuole del proprio territorio, non prima
di aver comunque accertato le competenze e i livelli di
preparazione dell'alunno per assegnarlo, di conseguenza, alla
classe definitiva che potrà essere anche inferiore alla
classe corrispondente all'età anagrafica.
Il
limite del 30%, inoltre, potrà essere innalzato a fronte
della presenza di alunni stranieri (come può frequentemente
accadere nel caso di quelli nati in Italia) già in possesso
delle adeguate competenze linguistiche. Lo stesso limite potrà,
invece, essere ridotto in conseguenza della presenza di alunni
stranieri che dimostrino all'atto dell'iscrizione una padronanza
della lingua italiana ancora inadeguata a una compiuta
partecipazione all'attività didattica, e comunque a fronte
di particolari e documentate complessità.
Da non
tralasciare comunque, per il dicastero, il potenziamento della
lingua italiana. Un capitolo, ha ricordato il ministero, già
previsto dal regolamento di riordino del primo ciclo, che prevede
che nella scuola media una quota di ore di insegnamento della
seconda lingua comunitaria possa essere utilizzata per potenziare
l'italiano per gli alunni stranieri. Dal canto loro le scuole
potranno anche prevedere che l'inserimento in una classe di un
alunno straniero sia preceduto o accompagnato da una prima fase di
approfondimento della conoscenza linguistica. Previsti infine, per
l'affinamento della lingua italiana corsi di potenziamento tenuti,
dove possibile, dagli insegnanti dell'istituto stesso.
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