Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.

Marzo 2010 - Volume XIII - numero 3

M&B Pagine Elettroniche

Casi indimenticabili

Germania
Maria Giuseppina Gregorio
Dirigente Medico di Pediatria, ASL8, Cagliari

Germania ha 16 anni, Nishoara un’età indefinibile, i due bambini, Raoul e Gita, una settimana di differenza.
Raoul è biondo, roseo, gli occhi azzurri, ancora i segni di un’emorragia sottocongiuntivale (era grande sa, ho fatto molta fatica a tirarlo fuori, cerca di farmi capire…).
Gita è piccolo, pallido, itterico.

Germania nel suo stentato italiano mi dice che sono madre e figlia, la madre ha 33 anni, lei 16. Entrambe sono orgogliose del proprio piccolo e, secondo la loro tradizione, per farli crescere bene devono mangiare molto cibo (per due), condito con abbondante aglio e cipolla, e devono bere molta birra per fare molto latte.
Ma Germania latte non ne ha, e il piccolo non cresce, anzi da quando è stato dimesso dal punto nascita continua a calare. Mentre Raoul ignaro di tutto e felice, dorme, Gita comincia a piangere in mia presenza, un pianto che è un lamento sino a quando Nishoara gli porge il suo seno che succhia voracemente. Dopo un attimo di stupore, cosa dire? Integrazione con latte artificiale, peraltro già prescritto in ospedale, igiene e norme…? Mi sento inadeguata nelle mie certezze e nelle mie regole.

Tornano dopo una settimana, anche il piccolo Gita è cresciuto, merito del latte della nonna. Ma anche di quello della mamma che finalmente ha cominciato ad arrivare, perché lei ha insistito nell’allattamento al seno, nella certezza e serenità che tanto se non bastava il suo c’era quello della sua mamma. Oggi Raoul, sempre bellissimo, ha un piccolo sfogo, la nonna dice che gli è venuto da quando l’allatta anche Germania…
Giusto, sbagliato?

Mia madre mi raccontava sempre che tra lei e sua zia piccola c’erano tre mesi di differenza, e nella Sardegna tradizionale la solidarietà femminile dava sempre una “mamma di latte” a chi per ragioni fisiche o biologiche ne era sprovvisto.
Ho visto diverse altre volte questo nucleo familiare, i bambini stanno crescendo, le mamme sono serene nei loro piccoli battibecchi, e io come operatrice sanitaria, ma anche come donna penso sempre di più che noi non dobbiamo giudicare, ma sostenere e comprendere.

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M.G. Gregorio. Germania. Medico e Bambino pagine elettroniche 2010;13(3) https://www.medicoebambino.com/?id=IND1003_10.html