Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.

Settembre 2008 - Volume XI - numero 7

M&B Pagine Elettroniche

Il commento

È passata anche questa estate
a cura di Franco Panizon
Professore Emerito, Dipartimento di Scienze della Riproduzione e dello Sviluppo, Università di Trieste
Indirizzo per corrispondenza: f.panizon@libero.it


È passata l’estate e M&B torna al lavoro e vi saluta tutti. Un’estate calda, come è sempre l’estate; ma forse più piena di eventi che ogni altra estate recente. Di fatti e di contraddizioni, in un mondo in crisi sussultoria, alla ricerca di una sua strada.

Le Olimpiadi
Difficile dire che si sia trattato dell’evento di maggior peso di questa estate, ma forse anche sì. Ci ha fatto vedere la Cina del miracolo: il miracolo delle medaglie, il miracolo dei grattacieli, il miracolo del consenso di un popolo sfruttato fino allo schiavismo ed esaltato fino all’entusiasmo, no, fino alla felicità; il miracolo dell’efficienza, il miracolo dell’autoritarismo: dove anche lo smog obbedisce all’ordine di scomparire. Uno sforzo economico e organizzativo che è durato quattro anni per far vedere al mondo, e a se stessa, di cosa la Cina sia capace; per darsi orgoglio e consenso interno. Settantacinquemila volontari di prima linea; un milione di volontari di rincalzo. E anche il sogno di un mondo in pace. One world, one dream.
In questa impresa olimpica della Cina, la parte forse più patetica e pediatrica è stata l’uso delle atlete-bambine: prima reclutate, costruite, allenate (da quando? da quanti anni? da quale loro età? e quante ne avranno così irregimentate e recluse per selezionare il manipolo delle eccellenti?) e contrabbandate alla fine come sedicenni, quelle che i sedici anni non li avevano ancora compiuti.
C’è stata anche la impresa olimpica dell’Italia. Niente male; e per tutti noi l’occasione di sentire di voler bene al nostro Paese, che pure ogni altro giorno ci delude e ci fa soffrire, di fare il conto delle medaglie, di esser contenti di ogni vittoria e delusi di ogni eliminazione. Perfino Bossi, e lo confessa, ha cantato l’elmo di Scipio.

Lo spettro della disunità d’Italia
Intanto, però, ci si promette per questo autunno che l’Italia verrà, finalmente, divisa, e che il federalismo, chissà mai perché individuato come uno dei bisogni primari del nostro Paese, diventerà finalmente realtà compiuta. E fiscale. Tutte le parti politiche sono d’accordo: non sorprende, il federalismo moltiplica il numero dei politici in carica, o meglio con una carica, o con una consulenza, e con una paga, e con un potere; e con un potere vicino al luogo dove questo potere può essere mercificato e tradotto in clientela. Lo si è già visto in questi anni di quel pre-federalismo che si è chiamato regionalizzazione, in cui ogni Regione voleva avere, e aveva, la sua scuola e la sua sanità, oltre che la sua propria politica dei rifiuti, e la loro trasformazione in ricchezza; e pretendeva, magari, di insegnare, a scuola, il friulano e in friulano; e, magari, di non accettare i docenti di altre regioni, e magari, di fare una propria politica vaccinale e universitaria; e, magari, di fare buchi neri di bilancio in sanità che altri, chi?, avrebbe dovuto ripianare. Tutto vero.

Lo scadimento del “patrimonio sociale”
Questa disunità, questo ripiegarsi su di sé, dei singoli, delle famiglie, dei gruppi di interesse, delle micro-comunità, provinciali e regionali, è solo una parte e un aspetto della perdita di quel “patrimonio sociale”, di cui fino a pochissimi anni fa ci ritenevamo possessori. Scrive Aldo Schiavone: La rivoluzione produttiva e la fine degli apparati ideologici… hanno indebolito i legami sociali e la cultura della solidarietà, divorati dai nuovi modi di lavorare, di organizzare gli spazi urbani e i tempi di vita. E più oltre: Non abbiamo - per ora - perduto la sfida dei mercati globali, ma il prezzo che rischiamo di pagare è la perdita della nostra anima, il dissolvimento del tessuto storico delle nostre coscienze: la crisi in cui versa la scuola italiana ne è un segno drammatico. E così pure, aggiungo io, la flessione numerica e qualitativa (massima nei giovani, registrata e dichiarata proprio in questi mesi) di quella terza forza, il volontariato, di cui ancora, pochissimo tempo fa, ci vantavamo.

Le guerre
La guerra in Afghanistan, la guerra in Iraq, la guerra in Georgia. Guerre, tutte, come tutte le guerre, volute dai grandi, l’amico Vladimir o l’amico George e dai loro compagnucci, e sofferte dai piccoli; guerre dove si contano e si piangono solo i pochi soldati caduti, ma dove muoiono invece soltanto, o quasi, i civili, donne, e ancora, e specialmente, bambini: vittime, da una parte, di un terrorismo cieco fino alla incomprensibilità e, dall’altra, dei “danni collaterali” prodotti dagli eserciti: errori di mira, negligenza, paura, oppure, ancora, terrorismo volontario e fin troppo comprensibile. È il contraltare del sogno dei giochi olimpici.

Il vertici e la crisi economica
Il mondo non riesce a darsi una regolata. Il fallimento del vertice del TWO a Davos, come i ripetuti fallimenti delle riproposizioni del vertice di Kyoto mostrano le difficoltà degli Stati (come delle persone) di anteporre il bene comune all’egoismo individuale. Il recentissimo vertice della FED di Jackson Hole sancisce la gravità della crisi economica innestata dai mutui troppo facili. Ma vi sembra proprio tutto male? O non potrebbe essere l’inizio di un ravvedimento necessario, di una ri-conversione, dall’insostenibile etica del compra-oggi-e-paga-domani, e del PIL che va fatto salire a tutti i costi, stimolando i consumi (e magari le spese di guerra), per tornare all’antica, e forse indispensabile, etica del risparmio e della condivisione dell’essenziale? It’s a long way to Tipperary. But it’s a way.

La fame del mondo, e l’avarizia dei ricchi
In Africa, malgrado l’inattesa, quasi incredibile impennata del PIL del continente, i bambini morti per malnutrizione, quest’anno, sono aumentati. Nella piccola realtà angolana che conosciamo direttamente, sono raddoppiati. In India il boom economico è stato egualmente accompagnato da un aumento dei numeri di prevalenza della malnutrizione. Intanto, la crisi economica fa cadere la sua ombra sulle promesse di impegno dei G7 per raggiungere i favolosi MDG, i Millennium Developmental Goal. Figurarsi l’Italia, da sempre la più avara tra gli avari, che deve pensare a ripianare i 600 milioni di euro bruciati da Alitalia dal principio dell’anno. Se volete, trovate molto su queste cose sulle pagine elettroniche di M&B, nel numero speciale dell’estate dedicato al Congresso Cuamm di Aosta.

I morti della strada, i morti delle vacanze, i morti del divertimento
Qui i protagonisti, quelli che uccidono e muoiono, sono i giovani. No, i protagonisti sono la vacanza, la coca, l’alcol, lo sballo, la corsa, la notte. Ma il vero grande Protagonista è il vuoto esistenziale che sembra aver colpito, palam et paulatim, apertamente e a poco a poco, le generazioni ultime, disorientate forse dalla crisi della scuola, dall’eccesso e dalla ostentazione della ricchezza e del “cafonal”, dalle differenze astronomiche dei livelli di vita, dalla precarietà del loro proprio futuro. La risposta dello Stato è quella dei test antidroga sulle strade.

Le misure di sicurezza, e il giro paradossale della violenza
Il bisogno asserito di sicurezza, la difesa nei riguardi degli altri, di chi vive diverso o appare diverso e dunque pericoloso, è stata una carta giocata da entrambe le parti politiche nella battaglia elettorale, e poi battuta sul tavolo, forse con eccesso di energia, dal governo in carica. Ma nei fatti la violenza si è rigirata poi contro i più deboli e indifesi, i bambini dei campi, i rom, i migranti, i mendicanti. Ordine e pulizia. L’Italia ha da essere un Paese ordinato.
Da leggere, su questo argomento e in questo numero, il documento UNICEF per correggere le norme anti-bambino; e, nel numero elettronico di agosto, già citato, la relazione-shock di un volontario di Médecins sans Frontières destinato, con sua iniziale sorpresa, anziché ad andare in Africa a fare il samaritano, a rimanere a fare il samaritano in Italia, difendendo i diritti dei lavoratori africani: diritti sindacali, diritti civili, diritti umani, diritti elementari, che vi ha trovato continuamente negati e violati. Sì, in Italia.

I giochi del potere
M&B di giugno, sulle pagine elettroniche, racconta e commenta l’improvviso cambio di vertice di una miracolosamente efficiente istituzione medica italiana, l’AIFA. Quasi contemporaneamente se ne sono occupati l’Espresso e Il Sole 24 Ore. Dopo qualche settimana la cosa è arrivata fino a Nature e al British Medical Journal. Anche questo merita, ci sembra, la vostra attenzione, e una rilettura dell’editoriale di giugno e del più largo testo relativo alla faccenda, sempre sulla parte elettronica.

Tutto questo ci riguarda
E niente di tutto questo è necessariamente male. Fa parte di un cammino. Il cammino dell’uomo è per prove ed errori. Il mondo troverà la sua strada e noi non perderemo la nostra anima. Se non vorremo perderla.

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F. Panizon. È passata anche questa estate. Medico e Bambino pagine elettroniche 2008;11(7) https://www.medicoebambino.com/?id=CM0807_10.html