Giugno 2009 - Volume XXVIII - numero 6

Medico e Bambino


Oltre lo specchio

Cos'è cambiato

Franco Panizon

Professore Emerito, Dipartimento di Scienze della Riproduzione e dello Sviluppo, Università di Trieste

Indirizzo per corrispondenza: franco@panizon.it

Key words: F. Panizon

Vuoi citare questo contributo?

F. Panizon
Cos'è cambiato
Medico e Bambino 2009;28(6):401-404 https://www.medicoebambino.com/?id=0906_401.pdf


leggi l'articolo in formato PDF

Cos'è cambiato
Caro Franco,
ho letto, era da tanto che non lo facevo, un pezzo di “Medico e Bambino” (anzi due), parlo di “Cos’è cambiato”, la tua autobiografia pediatrica (2009;28:332-7 e 2009;28:401-5), e mi salgono alcune riflessioni che voglio passarti.
1. Una storia utile oltre che edificante. Serve a farci riflettere, invita e aiuta a farci vedere tutto il buono che ci è attorno e che noi evitiamo di cogliere. Proprio così, evitiamo, e con rabbia sbagliata. Un’analisi della pediatria vista con realismo e saggezza, di cui condivido spirito e storia. Scritta poi in un italiano godibile; più bella, letteraria la prima parte: la sarda, la ferrarese, la pavese; com’è giusto che sia: all’eroismo si addice l’epos i (buoni) risultati non ne hanno bisogno.
2. Manca però alla storia, secondo me, una parola importante, non compare mai: la parola "protocollo". Il concetto di protocollo ha cambiato un po’ la medicina, il modo di pensare la medicina; ha costituito un miglioramento effettivo a saperlo maneggiare. Non si poteva più ignorarlo (non si doveva); certo non bisognava restarne incatenati, ma si poteva superarlo solo con consapevolezze e motivazioni adeguate.
3. Questi specializzandi di ora, tu scrivi, sono "nu babbà": (passami il gergo, sono di origine napoletana); ma, di questo non scrivi, non so se c’è abbastanza cura a formarli in maniera che non siano solo dei formidabili tecnici. Che l’imparare a essere dei buoni cittadini, cittadini del mondo intendo, non è tempo sprecato, non è distrazione ma aggiunge un tot di professionalità al loro buon operare. Ho sempre pensato (certo questo non vale per l’otite acuta) che per curare un bambino con una debilitante e annosa artrite reumatoide l’aver letto e apprezzato “I promessi sposi” possa costituire vantaggio.

Pasquale Alcaro
Soverato (Catanzaro)
marted�, 12 Gennaio 2010, ore 09:52

Le riflessioni dei vegliardi trovano eco immediata nei coetanei
“Cos’è cambiato” di Franco Panizon mi ha suscitato, oltre ad una ondata si simpatia, una folla di pensieri insieme all’immagine del giornale che ha registrato puntualmente i tanti cambiamenti della Pediatria, organo ufficiale di informazione di un vero e proprio Movimento che rivendicava il diritto-dovere dei Pediatri di occuparsi dei bambini a tutto tondo, in controcanto alla “Accademia Pediatrica” occupata prevalentemente in temi rigorosamente scientifici. Movimento nato al Nord che ha trovato al Sud una grossa risonanza (Nord chiama Sud). Ho vivo dentro di me il ricordo di uno dei bellissimi Congressi della ACP a Matera e dell’affettuosa accoglienza di quella gente in risposta alle nostre proposte rivolte alla salute dei loro figli. E mi viene in mente Gigi Capotorti, il pediatra salernitano che lasciò la Università di Roma e andò primario in un ospedale a Crotone prima a Tarquinia poi e fu pediatra attento alla salute del bambino, lavorando in Ospedale e nel territorio e comunicando ai tanti giovani che gli erano intorno la cultura di una Pediatria nuova, conscia della propria responsabilità, aperta ai tanti problemi che affliggono la nostra Società, desiderosa di promuovere lo sviluppo, la salute e il benessere bambini, ivi compreso il gusto della vita. E ricordo il Convegno a Benevento dove, sempre nell’atmosfera suggestiva di antiche vestigia, si accese una disputa appassionata sull’etica di certa pediatria: Capotorti presentava l’adattamento in Italia di un metodo americano che valutava il rapporto tra ambiente familiare e sviluppo a distanza del bambino e si scatenò.
Un’accesa disputa: giovani pediatri napoletani confutavano il diritto dei pediatri di entrare nella intimità della famiglia, e ne nacque una vivacissima discussione sulla parola “consigli”.
Fu duro dimostrare che non si aveva la pretesa di diffondere il Verbo, ma si sosteneva il dovere di comunicare informazione. E tutti sentimmo che si stava parlando dell’aspetto più interessante del nostro lavoro, ed anche della nostra filosofia di vita. Poi qualcuno (Tamburlini) altrove introdusse il tema “ Il bambino e la città” e quello ancora più scottante dei bambini figli di immigrati. E sempre sentimmo che questi temi ci appartenevano. L’orizzonte si allargava, andava fuori casa e incontrava l’Africa, l’America Latina. E poi ancora più universale il tema del bambino e i libri, del bambino e la musica.
Qualcuno tornava a riflettere sul proprio lavoro di routine e di come si poteva migliorare e ci fu l’incontro con gli psicologi, i neuropsichiatri, i neuropsicofisiologi. Si parlò di bisogno di counselling e se ne fece esperienza. Si organizzarono congressi di Neuropsichiatria Infantile rivolta ai pediatri. I disabili fu un argomento speciale e sorsero Associazioni di genitori che promossero ricerche interessanti (Luchino) ma soprattutto garantirono ai bambini il diritto alla vita.
E per ultimo la genialità della Rubrica “Oltre lo specchio” che ammonisce: “ricordati che sei un uomo anche se fai il pediatra… Che il bambino è un bambino anche se lo chiami paziente… che la mamma è una mamma anche se la chiami utente… che c’è qualcosa di là dei tuoi sensi… che niente finisce dove sembra che finisca… che niente è proprio uguale a quello che sembra”.

Fernanda Di Tullio
Pediatra, Roma
luned�, 5 Luglio 2010, ore 15:10