Ottobre 2011 - Volume XIV - numero 8
M&B Pagine Elettroniche
Ricerca
L'alimentazione
complementare nelle popolazioni immigrate: indagine su tre gruppi
linguistici della provincia di Reggio Emilia
1Salute
Donna e Infanzia, Dipartimento di Cure Primarie
2Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione, Dipartimento di Sanità Pubblica
3Staff Ricerca e Innovazione, Direzione Generale4Servizio di Epidemiologia, Dipartimento di Sanità Pubblica
Azienda USL di Reggio Emilia
2Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione, Dipartimento di Sanità Pubblica
3Staff Ricerca e Innovazione, Direzione Generale4Servizio di Epidemiologia, Dipartimento di Sanità Pubblica
Azienda USL di Reggio Emilia
Indirizzo
per corrispondenza: alessandro.volta@ausl.re.it
Complementary
food in immigrant populations: a survey on three linguistic
groups in the province of Reggio Emilia Key
words Complementary
food, Immigrant populations, Breastfeeding
Abstract
Objectives.
The linguistic groups most represented in the province of Reggio
Emilia are North African, Chinese and Indian. In 2008, the
authors started a survey to examine eating habits during the
first year of life among the three groups, in order to customise
our nutritional information even further.
Materials
and methods. The interviews with the parents were conducted
at an outpatient clinic during the vaccination sessions at 10 and
14 months. Three young interviewers belonging to the three
linguistic groups were trained to submit a semi-structured
questionnaire. A total of 218 mothers were interviewed: 50
Chinese, 45 North African, 45 Indian and 78 Italian as control
group.
Results.
The period of introduction of complementary food in the different
groups was examined by assessing the level of compliance with the
indications of the paediatrician and identifying any
“traditional” food managed independently by the family. The
rate of breastfeeding was also obtained and the ratio with
complementary food. The diet which proved to be most similar to
the Italian one was the North African; the Indian parents
interviewed proved to be highly sensitive to the indications of
the paediatrician, although they apply a very careful balance
with their own traditional food; the Chinese group proved to pay
little attention to the indications of the paediatrician, with
early introduction of complementary food and a particularly short
period of breastfeeding.
Conclusions.
In sum, family paediatricians, in providing indications on
complementary feeding to parents, should have a transcultural
approach, consistent with both the nutritional recommendations
and the principles and values of the family concerned. |
|
Riassunto
Obiettivi.
Nella nostra provincia i gruppi linguistici più rappresentati
sono quelli magrebino, cinese e indiano. Nel 2008 abbiamo attivato
un'indagine per conoscere, nelle tre popolazioni citate, le
abitudini alimentari nel primo anno di vita, al fine di
personalizzare maggiormente le nostre indicazioni alimentari.
Materiali
e metodi. Le interviste ai genitori si sono svolte in consultorio
nel corso delle sedute vaccinali previste a 10 e a 14 mesi. Sono
state addestrate tre mediatrici culturali che hanno utilizzato un
questionario predefinito. Complessivamente sono state intervistate
218 mamme: 50 cinesi, 45 magrebine, 45 indiane e 78 italiane (come
gruppo di controllo).
Risultati.
Abbiamo esaminato il periodo di introduzione dei cibi complementari
nei tre gruppi, valutando il livello di adesione alle indicazioni del
pediatra e individuando gli eventuali alimenti ‘tradizionali'
gestiti in autonomia dalla famiglia. È stato inoltre rilevato
la frequenza di allattamento al seno e il rapporto con
l'alimentazione complementare. L'alimentazione più simile
alla nostra è risultata quella magrebina; gli indiani
intervistati sono risultati molto sensibili alle indicazioni del
pediatra, pur praticando un'attenta mediazione con le proprie
tradizioni alimentari; il gruppo cinese ha mostrato di seguire poco
le indicazioni del pediatra, attuando un'introduzione precoce di
alimenti complementari e un allattamento al seno particolarmente
breve.
Conclusioni.
Riteniamo che il pediatra di famiglia, nel fornire indicazioni per
l'alimentazione complementare alle famiglie immigrate, possa
procedere con un approccio transculturale, nel rispetto sia delle
indicazioni nutrizionali sia dei principi culturali delle popolazioni
interessate.
Parole
chiave
Alimentazione
complementare, Popolazioni immigrate, Allattamento, Alimentazione
tradizionale
Per le
popolazioni immigrate, nel faticoso adattamento al nuovo contesto di
vita, l'alimentazione rappresenta uno dei principali fattori in
grado di favorire o di ostacolare un processo difficile e delicato1.
Il cibo contiene infatti importanti valenze culturali e identitarie,
permette il legame (anche affettivo) con le tradizioni del paese di
origine e mantiene il gruppo nel nuovo contesto di vita unito e
solidale. Come osserva Massimo Montanari: ‘il gusto è
anche sapere, è valutazione sensoriale di ciò che è
buono o cattivo, piace o dispiace: e questa valutazione viene dal
cervello prima che dalla lingua. Da questo punto di vista il gusto
non è affatto una realtà soggettiva e incomunicabile,
bensì collettiva e comunicata. È un'esperienza di
cultura che ci viene trasmessa fin dalla nascita, assieme alle altre
variabili che concorrono a definire i valori di una società2.
Per molti
gruppi di immigrati, almeno nelle grandi città, è oggi
possibile reperire numerosi alimenti tradizionali e limitare così
l'inevitabile ‘contaminazione' con cibi estranei alla cultura
di origine; ciononostante una forma di melting pot alimentare è
inevitabile e per certi versi utile. Anche la popolazione del paese
ospitante può ricevere apporti culturali derivati dalla cucina
delle popolazioni immigrate, arricchendo le proprie conoscenze e
allargando la propria competenza verso sapori e gusti nuovi: “le
identità culturali non sono realtà metafisiche e
neppure sono iscritte nel patrimonio genetico di una società,
ma si modificano e si ridefiniscono incessantemente, adattandosi a
situazioni sempre nuove determinate dal contatto con culture
diverse”2.
In
provincia di Reggio Emilia è presente un alto tasso di
immigrazione a causa delle elevate opportunità lavorative; nel
2009 i nati da genitori immigrati hanno raggiunto il 30%, con punte
del 42% a Guastalla. I gruppi più rappresentati provengono dal
Nord Africa, dalla Cina e dall'India3. La situazione
demografica complessa ha prodotto criticità per i servizi
dedicati all'infanzia a partire dai consultori famigliari fino ai
punti nascita e alla pediatria di libera scelta.
Nel 2004
abbiamo iniziato ad approfondire la problematica dell'alimentazione
complementare nel primo anno di vita, rilevando la difficoltà
nel gestire la relazione con le popolazioni straniere rispetto alle
raccomandazioni nutrizionali ritenute utili per una sana e corretta
alimentazione4. L'indagine sviluppata in quel periodo
mostrava la volontà e l'interesse della maggior parte dei
pediatri a personalizzare le indicazioni alimentari tenendo conto
della cultura e dei cibi tradizionali delle famiglie, ma nel contempo
si evidenziava la scarsa conoscenza dei cibi tradizionali delle
diverse culture.
Lo scopo
del presente studio è conoscere come avviene l'introduzione
dei cibi complementari nelle famiglie immigrate: quali difficoltà
e quali eventuali modifiche la famiglia apporta ai suggerimenti del
pediatra, quali cibi sarebbero stati utilizzati se la famiglia fosse
rimasta nel paese di origine, quali possibili errori alimentari
collegati a cibi inadatti alla prima infanzia.
L'indagine
è stata attivata nel 2008 e rivolta a madri magrebine, cinesi
e indiane. Le madri sono state contattate in occasione della terza
vaccinazione esavalente o della trivalente (10 e 14 mesi),
utilizzando il tempo di attesa successivo alla prestazione. La
somministrazione del questionario semi-strutturato è stata
effettuata da tre intervistatrici appartenenti al gruppo linguistico
da indagare, competenti per lingua e cultura; a un gruppo di
controllo italiano è stato proposto un questionario modificato
da autocompilare.
Nell'elaborazione
dei questionari le variabili continue sono state sintetizzate
attraverso medie, mediane, minimi e massimi, mentre per le variabili
categoriche sono state calcolate frequenza assolute e relative. Sono
inoltre state confrontate le età di somministrazione dei nuovi
alimenti in Italia con le età di somministrazione nei paesi di
origine.
Sono
stati intervistati 50 genitori cinesi, 45 indiani, 45 magrebini
(Marocco, Tunisia, Egitto) e 78 italiani (Tabella
I).
Nella
Tabella II sono riportati i risultati
relativamente alla durata dell'allattamento esclusivo al seno, del
periodo di introduzione degli alimenti, della figura che ha fornito
il consiglio alimentare e di chi lo avrebbe fornito nel paese di
origine, del livello di adesione alle indicazioni del pediatra.
La
Tabella III riporta il periodo di inizio
della alimentazione complementare in relazione al periodo di
allattamento, la Tabella IV il periodo di
introduzione di alcuni gruppi di alimenti.
Italiani
(n=78) |
Cinesi
(n=50) |
Indiani
(n=45) |
Magrebini
(n= 45) | |
Anni
di permanenza in Italia della madre,
media
(ds) |
nr |
5
(2,40) |
4
(2,18) |
5
(4,59) |
Eccesso
ponderale materno (BMI > 25) [n(%)] |
20
(26%) |
2
(4%) |
8
(18%) |
27
(60%) |
Istruzione
materna (diploma/laurea) [n(%)] |
56
(78%) |
4
(8%) |
17
(38%) |
19
(42%) |
Casa
di proprietà [n(%)] |
nr |
1
(2%) |
11
(24%) |
9
(20%) |
Madre
casalinga [n(%)] |
nr |
27
(54%) |
42
(93%) |
36
(80%) |
Componenti
in famiglia > 3 [n(%)] |
nr |
32
(64%) |
36
(80%) |
31
(70%) |
Conoscenza
della lingua italiana insuff/scarsa [n(%)] |
nr |
48
(96%) |
10
(22%) |
17
(38%) |
Peso
alla nascita del bambino, kg [media (ds)] |
3,3
(0,42) |
3,4
(0,30) |
3,4
(0,43) |
3,2
(0,57) |
nr
= non rilevato.
Italiani |
Cinesi |
Indiani |
Magrebini | |
Allattamento
esclusivo al seno a 5 mesi |
43% |
10% |
68% |
53% |
Periodo
(mese) di introduzione degli alimenti
(mediana,
min e max) |
6
(4-10) |
4
(2-6) |
5
(2-11) |
5
(3-12) |
Consigli
alimentari ricevuti dal pediatra |
80% |
40% |
60% |
70% |
‘Non
so' alla domanda: “chi avrebbe fornito consigli nel paese di
origine” |
--- |
68% |
22% |
21% |
Ha
seguito le indicazioni del pediatra completamente
Parzialmente |
68%
29% |
24%
48% |
51%
49% |
33%
53% |
Tabella
III. Periodo (mese) di inizio dell'alimentazione
complementare in relazione al tipo di allattamento.
Seno
esclusivo
N
media (ds)
min
- max |
Misto
N
media (ds)
min
- max |
Artificiale
N
media (ds)
min
- max |
p-value* | |
Italiani |
32
6,2
(1,10)
5-10 |
28
5,7
(1,18)
4-10 |
13
5,8
(0,69)
5-7 |
0,0348 |
Magrebini |
23
5,9
(1,83)
4-12 |
20
4,4
(0,82)
3-6 |
2
5,5
(0,71)
(5-6) |
0,0029 |
Indiani |
33
5,3
(1,74)
2-11 |
10
5,3
(1,16)
4-8 |
2
5
(1,41)
4-6 |
0,9679 |
Cinesi |
4
3,7
(0,96)
3-5 |
39
4,2
(0,75)
2-6 |
7
4,4
(0,53)
4-5 |
0,3232 |
*p-value
calcolato con il test di Kruskal-Wallis.
Considerando
un errore di significatività α=0,05 il test risulta
significativo (p-value< α) per i gli italiani (p-value=0,0348) e
per i magrebini (p-value=0,0029).
CINESI |
INDIANI |
MAGREBINI | |
N
media (ds)
min
- max |
N
media (ds)
min
- max |
N
media (ds)
min
- max | |
legumi |
26
7,3
(1,18)
5-10 |
33
7,4
(1,89)
4-12 |
38
7,8
(2,23)
5-12 |
carne
e pesce |
48
5.8
(1,19)
4-10 |
30
8,3
(1,34)
6-12 |
45
6,7
(1,57)
4-11 |
uovo
(albume) |
31
8,3
(2,07)
4-12 |
18
10,6
(2,28)
5-14 |
26
6,7
(2,40)
3-12 |
uovo
(tuorlo) |
41
7,8
(2,11)
4-12 |
21
10,0
(2,21)
5-14 |
29
7,6
(2,32)
3-12 |
latte
mucca |
31
6,3
(1,33)
4-10 |
31
6,8
(1,93)
4-11 |
18
8,8
(3,39)
2-12 |
latticini |
35
6,9
(1,63)
4-10 |
44
7,2
(2,04)
4-12 |
43
5,5
(1,22)
3-9 |
frutta
secca |
9
9.1
(1,36)
7-11 |
9
9.4
(5,92)
3-24 |
31
8.1
(2,87)
1-12 |
cereali
senza glutine |
43
5,7
(1,47)
4-10 |
42
7,0
(1,92)
4-13 |
43
6,3
(1,92)
3-12 |
cereali
con glutine |
33
5,5
(1,32)
4-9 |
43
6,7
(1,81)
4-13 |
43
6,4
(2,18)
4-12 |
spezie |
38
8,3
(2,10)
4-10 |
37
7,9
(2,83)
1-12 |
38
7,7
(2,58)
4-12 |
Il
gruppo cinese ha mostrato un'introduzione precoce di
alimenti complementari (mediana 4 mesi, ma in due casi al 2°
mese); l'allattamento al seno esclusivo è risultato infatti
particolarmente basso e l'uso di latte artificiale elevato.
Le
indicazioni per la corretta alimentazione del bambino giungono
prevalentemente dai consigli dei parenti, solo una minima parte segue
le indicazioni del pediatra. È comunque molto bassa la quota
di cinesi che iniziano cibi complementari seguendo le tradizioni del
proprio paese (4%), di cui per altro il 68% conosce poco o nulla;
diventa pertanto difficile valutare le differenze nel timing di
introduzione degli alimenti tra Italia e paese di origine. Un
genitore cinese su quattro ritiene che l'alimentazione del bambino
non abbia effetti sulla salute a lungo termine (mentre tra i
magrebini lo ha dichiarato il 10% e tra gli indiani il 4%).
L'alimentazione non viene considerata particolarmente importante,
infatti anche per il bambino piccolo viene utilizzato poco cibo
fresco e molto cibo congelato e inscatolato (nel 26% dei casi si
tratta di cibo di produzione cinese).
Al gruppo
indiano le indicazioni per la corretta alimentazione del
bambino giungono prevalentemente dal medico, a differenza di quanto
avviene nel paese di origine. I soggetti da noi intervistati sono
risultati molto sensibili alle indicazioni del pediatra, ma per
mantenere un legame con le tradizioni del proprio paese attuano
un'attenta mediazione tra le indicazioni del medico e le proprie
abitudini. La chiara identità culturale emerge dalla
percentuale molto bassa, rispetto agli altri gruppi linguistici, di
“non so” (22%) alla domanda su chi avrebbe fornito loro consigli
alimentari nel proprio paese di origine. Gli indiani intervistati
sanno meglio degli altri gruppi intervistati con quali alimenti nel
proprio paese avviene l'introduzione di alimenti complementari (la
percentuale di non responders è del 24%). Viene dichiarato un
elevato consumo di frutta e verdura fresca, farinacei e latte
(vaccino); rispetto al paese di origine non si osservano differenze
significative nell'età di introduzione dei cereali, dove
domina come alimento il miglio; differenze emergono invece
sull'utilizzo delle spezie (soprattutto pepe e peperoncino) e del
sale, che in Italia avviene più tardivamente. Il 26% delle
famiglie intervistate non utilizza per l'alimentazione
complementare carne, sostituendola con creme di legumi (in
ottemperanza ai propri convincimenti religiosi); molto precoce
risulta l'introduzione di acidi grassi saturi (burro e ghè
fin dal 4° mese). Quasi una famiglia su cinque utilizza cibo
proveniente dal proprio paese (17%); diversi genitori (36%) hanno
dichiarato difficoltà di comprensione nello scegliere alimenti
italiani.
Nel
gruppo magrebino le indicazioni per la corretta alimentazione
del bambino giungono alle mamme prevalentemente dal pediatra, a
differenza di quanto avviene nel paese di origine; tuttavia solo 1/3
di loro segue completamente le indicazioni del medico. Abbiamo
rilevato introduzioni di alimenti complementare precoci (al secondo
mese in 2 casi) e tardive (dopo i dieci mesi in altri 2 casi)
rispetto alle principali raccomandazioni internazionali.
Dalle
interviste non risulta siano stati eliminati cibi tra quelli
consigliati dal pediatra (a parte ovviamente la carne di maiale che,
di fronte a dichiarate scelte religiose, non dovrebbe neppure essere
proposta). L'età media di introduzione dei vari alimenti è
risultata più alta in Italia rispetto a quanto avviene nel
paese d'origine: soprattutto per quanto riguarda i cerali
(cous-cous, farina di grano), il tuorlo d'uovo e i legumi; si
evidenzia che il 42% ha introdotto la farina di grano prima dei 6
mesi di età e il 25% ha somministrato il latte vaccino prima
dei 12 mesi. Alla domanda su come si alimentano i bambini nel proprio
paese di origine, prevale la consapevolezza che nei due paesi si
utilizza sostanzialmente lo stesso cibo (frutta, verdura, carne,
minestrina, yogurt): l'alimentazione complementare pare legata a
quella che è la tradizione mediterranea indipendentemente dai
consigli della rete parenterale. Pochi hanno dichiarato di aver
trovato difficoltà nel capire le indicazioni del pediatra.
Nel
gruppo di controllo italiano 1/3 degli intervistati ha
dichiarato di seguire solo parzialmente le indicazioni ricevute dal
pediatra. È stato rilevato un alto utilizzo di cibo fresco e
di prodotti per l'infanzia; è risultato invece limitato
l'impiego di alimenti biologici, molto scarso quello di cibo
surgelato o inscatolato.
Il
processo migratorio tra i cambiamenti più evidenti vede quello
alimentare: la cucina tradizionale costituisce un'eredità
culturale che da una parte accresce il ricordo e attutisce
l'inesorabile cambiamento in atto, dall'altro si scontra con le
consuetudini e le disponibilità presenti nel paese
ospitante5,6. Osserva Massimo Montanari2: ‘i
modelli e le pratiche alimentari sono il punto di incontro fra
culture diverse, frutto della circolazione di uomini, merci,
tecniche, gusti da una parte all'altra del mondo. Diciamo di più:
le culture alimentari (ma le culture in genere) sono tanto più
ricche e interessanti quanto più gli incontri e gli scambi
sono stati vivaci e frequenti'. Il cibo diventa spesso un parametro
importante per calcolare la distanza dalla terra d'origine e può
rappresentare un ponte verso i propri affetti e i luoghi
dell'identità7.
Nell'arco
di un paio d'anni i bambini immigrati arrivano a uniformarsi
all'alimentazione della famiglia, per cui diventa evidente
l'inutilità, o la non opportunità, di ‘prescrivere'
schemi di alimentazione complementare troppo lontani dalle abitudini
alimentare tradizionali, con il rischio di modificare o di orientare
negativamente l'educazione al gusto di questi lattanti8,9
(che, ricordiamo, conoscono già attraverso il liquido
amniotico e il latte materno buona parte dei sapori dei cibi
famigliari)10. Il pediatra di famiglia, nel rispetto delle
conoscenze e delle raccomandazioni scientifiche, può valutare
con le famiglie immigrate i cibi più appropriati tra quelli
appartenenti alla loro cultura di provenienza, vigilando su eventuali
significativi errori collegati a cibi inadatti o a preparazioni
inadeguate alla prima infanzia11,12.
Abbiamo
in programma il coinvolgimento dei pediatri di famiglia della nostra
provincia per rendere più fruibili e concrete le informazioni
ricavate da questo studio, approfondendo anche gli aspetti relativi
al tipo di cottura e di preparazione dei cibi.
- Mazzetti M. Il dialogo transculturale. Manuale per operatori sanitari e altre professioni di aiuto. Carocci, 2003.
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Montanari M. Il cibo come cultura. Laterza, 2004.
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Gli
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