Settembre 2013 - Volume XXXII - numero 7

Medico e Bambino


Editoriali

Nido, miracoloso nido

Giorgio Tamburlini

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G. Tamburlini
Nido, miracoloso nido
Medico e Bambino 2013;32(7):415-417 https://www.medicoebambino.com/?id=1307_415.pdf


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Perplessità
L’editoriale di Giorgio Tamburlini intitolato “Nido, miracoloso nido” mi lascia perplesso nella parte riguardante il rapporto nido-relazione e comportamento. Non mi pare che uno studio effettuato in Norvegia (considerata l’alta qualità delle strutture dedicate ai bambini in questa nazione) possa dire una parola definitiva su tale rapporto. Così come paragonare il nido a un vaccino quando si tratta di aspetti comportamentali, emotivi, psicologici dei bambini futuri adolescenti e futuri adulti mi pare azzardato. Come si fa a non considerare le differenze rimarchevoli che ci sono tra la cultura americana e norvegese in tema di assistenza ai bambini?
È opinione condivisa da parecchi colleghi pediatri di base del mio territorio che bambini precocemente inseriti in comunità infantile (in taluni casi a partire dai 5 mesi di vita!) abbiano ad esempio maggiori problemi di iperattività e difficoltà di relazione col genitore (in particolare la madre): si tratta di osservazioni sul campo, non verificate (per ora) scientificamente, ma che cozzano in maniera chiara con il titolo dell’editoriale. Il dott. Tamburlini non si è posto una semplice domanda: come mai l’allontanamento precoce del piccolo dalla madre, dalla famiglia e dal proprio “nido” (la casa, la cameretta, i suoi giochi) porterebbe ad un effetto positivo “sullo sviluppo cognitivo e sociale complessivo”? Si potrebbe allora ipotizzare un influsso negativo (negli USA, in Norvegia e magari anche in Italia) della madre sullo sviluppo comportamentale del bambino?
Grazie.

Andrea Rolla
Pediatra di libera scelta
mercoled�, 30 Ottobre 2013, ore 09:42

Chiarificazioni
Caro collega Rolla,
rispondo alle tue obiezioni che sembrano condivise da altri pediatri che ho incontrato nel frattempo. Devo in primo luogo ricordare che l’editoriale è di fatto un commento a quanto riportato in modo molto più approfondito nel Digest. Leggendo questo, e forse con maggiore attenzione l’editoriale stesso, emerge come l’apparente associazione tra frequenza al nido e problemi comportamentali sia in gran parte dei casi, come Il lavoro norvegese su oltre 70.000 bambini ha messo in evidenza, dovuta in realtà alla situazione famigliare di base. Questa osservazione deve allertarci e non indurci ad una troppo facile attribuzione “sulla base dell’esperienza” al nido della responsabilità di alcuni comportamenti del bambino.
Ribadisco inoltre quanto affermato nell’editoriale, e cioè che il nido non va proposto ad ogni costo: la scelta va effettuata tenendo conto sia delle possibilità che la famiglia ha di offrire un ambiente affettivamente e cognitivamente ricco sia della qualità dell’offerta del nido, che in gran parte dipende dalla formazione delle educatrici. Tenendo conto che, riguardo ai vantaggi socio-cognitivi di una frequenza di strutture, analoghe ai nostri nidi, di day care, c’è una vastissima e qualificata letteratura, che sottolinea come i vantaggi siano legati alla qualità della early education. In base a queste evidenze la Germania ha appena varato una legge che assicura il nido a tutti i bambini tedeschi. Se lo facessimo anche noi, avremmo un capitale umano più preparato e, probabilmente, anche più sano.
Infine, ho forse peccato nel dare per scontato quel tanto di ironia necessario per apprezzare la metafora nido = vaccino e l’attributo di “miracoloso”.


Giorgio Tamburlini

mercoled�, 30 Ottobre 2013, ore 09:47